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"Farcela è possibile, noi siamo qui". Teatro in visibilio per le guerriere che resistono al cancro

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 Una sfilata  anomala a Vercelli, con le protagoniste, tutte donne tra i 30 e gli 80 anni "resistenti" al cancro, in quel teatro per raccogliere fondi per i malati e per dire che vincere questa partita è difficile ma non impossibile. Un defilè insolito, con le protagoniste dall'espressione determinata, come quella di chi muove incontro ad un nemico potente, invincibile ma riesce a sconfiggerlo. Il pubblico, che assiepava tutti gli spazi disponibili di un teatro stracolmo, si è trovato di fronte una scena mai vista, e finita l'esibizione si è dilungato in una standing ovation interminabile così ringraziando la per la splendida Silvia Bisconti, fondatrice del marchio «Raptus&Rose» che in collaborazione a Lilt di Vercelli, ha organizzato una sfilata dove a indossare quegli splendidi abiti erano le ammalate impegnate in un percorso terapeutico.

 «L'obiettivo dell'evento – ha spiegato al Corsera la Bisconti – è diffondere il messaggio che la malattia non debba essere un ostacolo alla ricerca della bellezza: la sfilata diventa un'esperienza terapeutica che avvia un percorso di consapevolezza di ciò che si può essere e si può fare. È un'esperienza straordinaria, insegna che «L'amore» per se stessi deve essere tutelato soprattutto nella fragilità della malattia. L'idea di una sfilata di moda nasce dal desiderio di far vivere alle donne seguite dalle associazioni oncologiche un'esperienza per migliorare la loro qualità di vita. È un evento che diventa un gesto di cura, che coinvolge le pazienti ma anche il personale sanitario che quotidianamente è impegnato nella cura della patologia tumorale»

Ho visto queste donne molto più sorridenti, più contente, ha detto la dottoressa Caliman, una delle protagoniste dell'organizzazione. «Il giorno della sfilata una di loro era appena uscita dall'ospedale, ma aveva un desiderio talmente forte di poter partecipare, che, pur di vederla salire su quel palco, abbiamo fatto in modo che arrivasse il più tardi possibile perché non si stancasse troppo e pensavamo poi di riaccompagnarla subito a casa appena finita la sfilata. Invece, era talmente contenta e serena per quello che aveva fatto che si è fermata per tutto il buffet organizzato in loro onore.» 

 

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