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Ddl Pillon, tutti contro: le opinioni di Rimini, De Pace e Telefono Rosa: "Ritorna il passato"

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Tutti contro il ddl Pillon, dal nome del deputato proponente ed organizzatore del Family Day. Tra gli esperti del settore, giuristi e non solo, le stroncature sono totali. Parla il matrimonialista Cesare Rimini, secondo cui "ritenere di formalizzare a priori che il tempo è metà per uno è una follia" e il principio del doppio domicilio va bene solo per "le famiglie ricche". Secondo l'associazione Telefono Rosa "se la possibilità di continuare a vivere nella casa familiare, malgrado l'interesse dei figli è condizionata al pagamento di un canone di locazione di mercato", "se il contributo al mantenimento non esisterà più" e "se i figli minori saranno costretti a vivere erranti tra padri, madri e parentele varie, l'ingiustizia sarà totale"

Una stroncatura del ddl anche da Anna Maria Bernardini De Pace, una delle più note matrimonialiste italiane, che dichiara a La Repubblica: "Sono 35 anni che difendo i diritti dei bambini nelle separazioni. So quanta elasticità ci vuole per dare loro una situazione serena tra due genitori in conflitto". Un preambolo che apre ad un giudizio al vetriolo riguardo il disegno di legge Pillon che cancella l'assegno per i figli dei separati.

"È una legge maschilista, voluta dai padri separati. Come risposta, secondo loro, a una giurisprudenza che nelle separazioni e nei divorzi ha favorito le donne. Ma non è così, io incontro continuamente padri in fuga. Quei pochi che accettano di dividere in tutto e per tutto la vita dei loro figli dopo la separazione, trovano le porte spalancate nei tribunali. Come si può decidere per legge la dose minima di giorni che un figlio deve passare con uno o con l'altro genitore? Così si cancellano decenni di psicologia infantile".

Infine, a proposito del venir meno della figura del genitore "collocatario" e della consequenziale mancanza dell'assegno per i figli, dice: "La bigenitorialità di questa legge è rivolta a una fascia ricca e benestante dove mamma e papà hanno due redditi uguali, due case accoglienti e identiche dosi di tempo da dedicare ai figli. la realtà è drammaticamente diversa. Oggi il coniuge più debole è ancora la donna. E la conseguenza sarà che i figli vivranno in una condizione sociale più ricca nei giorni in cui saranno assegnati ai padri, rispetto a quella che trascorreranno con le madri. Vi sembra educativo?"

Il contenuto del Ddl Pillon

L'intento del proponente, il leghista Pillon, è quello di garantire una maggiore parità dei genitori a seguito di separazione o divorzio. Il ddl, così come spiegato nella relazione di accompagnamento, introdurrebbe alcune rilevanti modifiche volte a rimettere "al centro" delle decisioni per i figli "la famiglia e i genitori".

Ma se tra le due parti non c'è accordo sarà il giudice a decidere, e allora niente assegno di mantenimento al genitore "collocatario" (nella maggioranza dei casi la madre) a cui l'altro genitore – così come prevede oggi la legge – passa ogni mese una cifra stabilita per il mantenimento dei figli. Sia alla mamma che al papà spetterà metà del sostentamento della prole. Le statistiche dicono che nel nostro Paese l'occupazione femminile non supera il 49% con forti sbilanciamenti tra Nord e Sud e, quasi sempre, il ritiro o la perdita del lavoro di una donna coincide con la nascita del primo figlio.

L'assegno di mantenimento sparisce perché i figli avranno due case, doppio domicilio e tempo, equamente diviso, tra mamma e papà. Ciò significa che - a meno che i genitori non si accordino diversamente, e non ci sia nessun pericolo per la salute del bambino – i figli dovranno trascorrere non meno di 12 giorni al mese, compresi i pernottamenti, sia con la madre che con il padre. In questo modo si garantisce, secondo il ddl, un rapporto equilibrato e continuativo con entrambe le figure genitoriali.

Se da un lato i bambini, forse, non soffrirebbero la mancanza di nessuno dei genitori perché li vedrebbero in egual misura, dall'altro la proposta di legge non ha tenuto conto degli effetti, soprattutto sui minori, di una vita in continuo movimento, "sballottati" da un'abitazione all'altra.

I coniugi con figli minori per ottenere la separazione dovranno essere, per legge, seguiti da un mediatore familiare. La proposta normativa introduce e regolamenta questa figura stabilendo ruoli e competenze del mediatore che dovrà guidare gli ex coniugi a gestire, nel miglior modo possibile per i figli, la separazione. Il ddl fissa la durata massima della mediazione a sei mesi e stabilisce che gli incontri col mediatore saranno a pagamento (Sintesi TGCOM24)

 

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