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Dalla virtualità alla realtà in tempi di Covid-19

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Chiunque oggi voglia riflettere su tutto ciò, nel bene come nel male, che il cittadino si trova a vivere quotidianamente non si può non rimanere esterrefatti tra ciò che si dice di aver fatto, e ciò che ci si trova davanti agli occhi.

Uguaglianza, fratellanza, libertà, nate nel secolo dell'Illuminismo e della Ragione, sono state i vincoli che hanno cementato, dalla Rivoluzione francese fino al secolo scorso, le Costituzioni dei paesi liberali. Principi che non pochi hanno tentato, e continuano a tentare, di mettere in soffitta, in nome di altri principi che, a tutt'oggi, faticano non poco a prendere cittadinanza e consistenza.

Tanto per non andare lontano nel tempo, è sufficiente guardarsi attorno per registrare, per amor del cielo, senza interpretazioni ideologiche o di "tifoseria da bar", e prendiamo atto della trasformazione di interi "movimenti", quelli che promettevano di "aprire come una scatola di sardine", ricordate (?), il parlamento, abusando di slogan del tipo: "Uno vale uno"; un deputato o una senatore, dopo massimo due legislature, sarebbe dovuto andare a casa. Ora hanno cambiato idea! E che, comunque, non appena sarebbero andati al potere avrebbero cambiato il "mondo intero". E l'elettorato italiano ha creduto, che tutto quando era stato promesso, sarebbe stato mantenuto.

Poi c'è stato anche quel partito che, al grido di "Roma ladrona", non solo avrebbe fatto "piazza pulita, con "la scopa", qualche attento lettore ricorderà, quando il loro capo indiscusso ha fregato i soldi dello Stato, e quindi dei cittadini, è stato denunciato. I Maroni e i Salvini, ripresi dai mass media, con le ramazze in mano intenti a fare pulizia in ogni angolo delle loro sedi.

Poi è stato scoperto che i famosi "49 milioni" di euro non erano andati solo nelle tasche di Umberto Bossi, ma hanno lasciato tracce anche nel "nuovo che avanzava" di quel partito. Ma lasciamo lavorare la magistratura.

Anche, in questo caso non è mancato il premio del "cittadino elettore", stufo, e a giusta ragione, di vedersi depredato dalla vecchia politica e dai vecchi parlamentari. Li hanno votati a scatola chiusa.

A dirla tutta, "il nuovo che avanzava" aveva avuto dei buoni maestri e non sono mancati i tentativi di emulazione. 

E i cambiamenti? Promesse da marinai.

L'uguaglianza è stata sostituita con "prima gli italiani"; la fratellanza non riesce a superare i vincoli di parentela; la libertà viene ingessata da lacci e laccioli per cui, è sempre sotto i nostri occhi maggiormente evidente, qualcuno risulti più uguale di un altro. E il ricco, che diventa più ricco, fa il paio con il povero che diventa sempre più povero.

Ieri come oggi.

Un anno fa, qualcuno aveva gridato a gran voce al popolo italiano: datemi tutto il potere e metterò le cose a posto in Italia. Certo aveva dei precedenti illustri remoti, a cui riferirsi, e non solo in Italia.

Ma ne aveva anche qualcuno, più recente che, per sfuggire ai magistrati che lo inseguivano, aveva mandato in avanscoperta un suo senatore, facendogli preparare una legge che avrebbe preteso, in modo chiaramente pacchiano, che le cinque più alte cariche dello Stato venissero messe al riparo di ogni indagine giudiziaria, anche se non soprattutto, per fatti commessi al di fuori delle loro funzioni istituzionali.

Era l'ennesimo salvagente a salvaguardia del presidente del consiglio Silvio Berlusconi.

Ma ci pensò la Corte costituzionale che dichiara incostituzionale quella legge, il cosiddetto "lodo Schifani", grazie l'art. 3 della Costituzione che recita: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico, che limitano di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".

Un articolo che ripropone i sacri principi illuministi, ai quali abbiamo accennato all'inizio.

Non esistono statistiche in nostro possesso per valutare l'osservanza di questi principi e l'attendibilità degli amministratori, a tutti i livelli, quando affermano : "Noi saremo gli amministratori di tutti i cittadini". Frase emblematica, che ogni eletto rivolge nel classico comizio di ringraziamento dopo l'elezione.

E non solo l'art. 3 della nostra Costituzione è garanzia dell'uguaglianza, della fratellanza e della libertà di ogni cittadino, ma tutta la nostra Costituzione, salvo quegli articoli che risentano dei cambiamenti del tempo, è garanzia di tutti i cittadini. E' questa una realtà, che nessuno non può non riconoscere. 

Allora, come mai le cose non funzionano come dovrebbero? E' questa la domanda che i cittadini si pongono. E non solo per le questioni nazionali, ma soprattutto per le questioni più immediate che riguardano il funzionamento dei servizi nelle proprie città.

E' sufficiente far riferimento alla virtualità, complice l'informatica e la globalizzazione, che investe le nostre società? E' sufficiente arroccarsi alla teoria della "finanza creativa" per metterci la coscienza a posto e dire ad un artigiano che reclama, dopo mesi e mesi, le sue spettanze: "Il mandato di pagamento è stato deliberato": questa è la realtà; mentre si va in banca per riscuotere e i soldi non ci sono: questa è la virtualità!

Oggi solo un amministratore virtuale potrebbe affermare che "tutto funzioni per il meglio" e non prendere atto, con scienza e coscienza, del "caos", in un momento in cui i casi di infettati del Covid-19 aumentano: a gran velocità in moltissimi Paesi dell'Occidente. Mentre in Italia, anche se con ritmi minori, ci troviamo con un aumento di infettati, di ricoveri e di morti, che ha già allarmato le Istituzioni, che hanno cominciano a ricordare quelle norme di base per sfuggire al contagio: mascherina anche all'aperto, le mani vanno lavate frequentemente, evitare gli assembramenti.

Ricordate, lo scorso mese di aprile, dopo un mese di confinamento nelle nostre case, il grido corale: "Alla fine ne usciremo migliori"? E' così? Forse!

Intanto abbiamo gli energumeni che in gruppi pestano, fino a procuragli la morte, un giovane di 16 anni. Altri pestaggi sono sempre in corsa d'opera, mariti o conviventi che uccidono le proprie mogli e le proprie compagne, padri che, per colpevolizzare la moglie in uscita dalla famiglia, non trova di meglio che uccidere il proprio figlio e madri che, a volte, non sono da meno!

E i politici? Al solito: gridano a squarciagola. Memori di quel detto che circolava nelle aule parlamentari, all'inizio dell'Unità d'Italia: "In Italia chi grida più forte ha sempre ragione"! E dire che sono trascorsi 159 anni.

Allora che fare?

Un bell'esempio ci viene dal Portogallo. All'inizio della Pandemia, il capo dell'opposizione di centro destra, Rui Rio, si reca dal presidente in carica Antonio Costa e gli annuncia in Parlamento: "La minaccia che dobbiamo combattere esige unità, solidarietà, senso di responsabilità. Per me, in questo momento, il governo non è l'espressione di un partito avversario, ma la guida dell'intera nazione che tutti abbiamo il dovere di aiutare. Non parliamo più di opposizione, ma di collaborazione. Signor primo ministro Antonio Costa, conti sul nostro aiuto. Le auguriamo coraggio, nervi d'acciaio e buona fortuna perché la sua fortuna è la nostra fortuna".

Che bella lezione di comunanza politica! 


 

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