La lettura delle conversazioni in chat di un proprio figlio, anche quando dall´altra parte del filo virtuale ci fosse la moglie separata non costituisce reato e neppure violazione della privacy, ma estrinsecazione di quel controllo parentale che ogni genitore ha il diritto ad esercitare. Lo ha dichiarato, al termine di un processo, un giudice. Spagnolo, ma si tratta di una delle prime pronunce sul tema.
Controllare le conversazioni Whatsapp dei propri figli non è un reato e non è nemmeno violazione della privacy. Rientra infatti nel controllo parentale che ogni genitore ha il dovere di esercitare sui propri figli.
Lo ha deciso un giudice spagnolo chiamato a stabilire se un padre, denunciato dalla ex moglie, avesse violato la privacy dei figli controllando le chat dei ragazzi e facendosi dare la password dei cellulari.
La madre di due ragazzini ha presentato il caso al tribunale provinciale della città spagnola di Pontevedra, sostenendo che l´imputato aveva violato i diritti alla privacy di sua figlia leggendo le sue conversazioni su Whatsapp, comprese quelle con la querelante stessa. Ma nonostante le affermazioni della donna secondo cui le azioni del suo ex marito erano una violazione delle leggi sulla privacy della Spagna, il giudice ha stabilito che c´era uno scontro legale con l´articolo 154 del codice civile del paese, relativo alle responsabilità genitoriali. Secondo il magistrato Maria del Rosario Cimadevila Cea, Whatsapp e altri usi dei social media da parte dei minori "richiede attenzione e vigilanza da parte dei genitori o degli assistenti".
Durante il dibattimento è stato accertato che l´uomo aveva ricevuto il permesso da sua figlia di leggere insieme le sue chat di Whatsapp, dimostrando che non c´era alcun tentativo di "scoprire segreti o violazioni sulla privacy della persona senza permesso", un crimine che secondo l´articolo 197 del codice penale spagnolo può portare una pena detentiva di quattro anni.
Fonte: Rainews.it 28 dec
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