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Concorso Cancellieri, Ministero ha impugnato ordinanza, udienza martedì 6, ecco gli scenari possibili

Si complica la vicenda legata al concorso per cancelliere bandito dal ministero della Giustizia. Dopo la sospensione disposta dal tribunale di Firenze, in funzione di giudice del lavoro, il quale ha ordinato di ammettere alle prove i candidati comunitari e gli stranieri in regola col permesso di soggiorno che erano stati esclusi, si apprende che il Ministero ha impugnato l´ordinanza cautelare e che martedì 6 giugno si terrà la camera di consiglio innanzi il collegio fiorentino.
La notizia non è ancora ufficiale in quanto l´ultimo comunicato stampa del Dicastero di via Arenula risale ad ieri ma la si apprende da un lancio Ansa di pochi minuti fa.
Gli scenari possibili
La proposizione dell´appello da parte del Ministero della Giustizia per la riforma dell´ordinanza cautelare del Tribunale del Lavoro di Firenze all´effetto di rassicurare fortemente gli oltre 300.000 partecipanti al concorso, in quanto l´accoglimento
dell´impugnazione determinerebbe l´assoluta soluzione di continuità nel procedimento amministrativo in corso, mentre nel caso di rigetto dell´impugnazione gli effetti che ne conseguirebbero equivarrebbero a quelli eventualmente discendenti da una rivisitazione in via di autotutela anministrativa del bando che consenta ai cittadini stranieri menzionati nell´ordinanza di potervi partecipare, o sotto forma della loro ammissione, sia pure con riserva, in attesa del giudizio definitivo del merito, oppure, addirittura, con una riapertura dei termini che consenta anche a coloro che non hanno presentato domanda di partecipazione in quanto privi dei requisiti prescritti dal bando di poterlo fare, in nome dei principi richiamati dal giudice di Firenze.
In tali ipotesi, però, il concorso, oltre a vedere notevolmente allargata la già enorme platea degli aspiranti, rischierebbe una dilatazione sotto il profilo dei tempi.
La decisione del giudice di Firenze
Un mega concorso per soli 800 posti, diventato tuttavia il concorso con il più alto numero di partecipanti che la storia italiana recente possa ricordare.
In totale erano stati oltre 300.000 per la precisione poco più di 308 mila coloro che avevano inviato le domande di partecipazione al concorso, e una buona parte dei quali avevano poi tenuto le prove preselettive a Roma.
Ma ecco l´inghippo, dal bando erano stati esclusi i cittadini non italiani, nel senso che tra i requisiti di partecipazione figurava la cittadinanza italiana, con esclusione di qualsiasi altra, comprese le cittadinanze UE.
Una regola partecipativa fondata su una legge risalente, secondo la quale per ragioni di sicurezza interna per le figure identiche ed analoghe a quelle in questione la partecipazione fosse preclusa a cittadini non italiani.
Ma una cittadina albanese poco più che trentenne, Mehillaj Orkida, ha fatto ricorso contro il requisito della cittadinanza italiana previsto dal bando insieme a una onlus che si chiama L´Altro Diritto, il cui comitato scientifico è composto da giuristi di varie università.
La causa è finita al giudice del lavoro di Firenze, Stefania Carlucci, come riferisce Corsera,. che sabato 27 maggio ha dato loro in qualche modo ragione, intimando al ministero di Giustizia di riammettere al concorso (sia pure con riserva) Orkida, ma anche i candidati comunitari e quelli non comunitari in regola con i permessi. E ordinando pure la sospensione del concorso, testualmente, «sino alla conclusione del giudizio di merito in modo da permettere ai cittadini comunitari e agli stranieri rientranti in una delle categorie previste dall´articolo 38 del decreto legislativo 165/2001 di essere rimessi in termini per la presentazione della domanda e partecipare con riserva al concorso».
L´ordinanza del giudice di Firenze ripercorre le sentenze della Corte Europea che hanno ritenuto illegittimo il requisito della cittadinanza per l´accesso a posti di lavoro che, pur collegati all´esercizio di pubblici poteri, consistono però soltanto in attività ausiliarie o preparatorie, o che, pur in contatto anche regolare e organico con autorità amministrative o giudiziarie, ne lascino inalterati i poteri di valutazione e di decisione. Il giudice di Firenze afferma che occorra valutare in concreto se un posto all´interno della pubblica amministrazione costituisca o meno esercizio di pubblici poteri e ritiene di poterlo escludere per le mansioni di assistente giudiziario. Per questo ha giudicato discriminatoria, e come tale illegittima, la clausola del bando di concorso del ministero della Giustizia che lo riserva ai soli cittadini italiani.
Il giudice del lavoro di Firenze ha smontato anche l´ulteriore eccezione secondo la quale nei concorsi per assistenti giudiziari, così come in quelli per altre figure dell´ordinamento giudiziario italiano, una legge risalente nel tempo ne limiterebbe, per ragioni di sicurezza interna, la partecipazione ai soli cittadini italiani. argomentando che il vincolo della cittadinanza italiana stabilito nel 1994 e applicato ai cancellieri dei tribunali non pare compatibile con la giurisprudenza comunitaria e con la nozione restrittiva che presuppone l´esercizio di pubblici poteri».
L´Avvocatura dello Stato ha già presentato reclamo contro la sospensione della procedura concorsuale. Il ministero potrà decidere di resistere fino all´ultimo grado di giudizio o riaprire il bando, ma al momento non si è pronunciato.

 

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