Tutti gli insegnanti, compresi i neo immessi in ruolo lo scorso settembre, potranno chiedere di essere trasferiti anche tra province diverse (viene sterilizzato, per un altro anno, il vincolo di permanenza triennale nella sede di titolarità). Si potrà passare liberamente da ambito a istituto (così come da scuola a scuola, da provincia a provincia); e in caso di assegnazione a plessi o sezioni distaccate (in comuni diversi) i criteri per gli spostamenti del personale (insegnanti e amministrativi, gli Ata) non saranno più automatici, ma dovranno essere stabiliti «in contrattazione d´istituto».
Chiamata diretta
Non solo. La "collegialità" rientra (dalla finestra) pure nella cosiddetta «chiamata diretta» dei docenti da parte dei presidi, uno dei punti cardine della riforma Renzi-Giannini. Che resta in vigore (non viene cioè cancellata, come chiedevano i sindacati), ma quest´anno sarà attuata con non poca fatica, e tanta burocrazia: all´interno di 18 "criteri", tra titoli ed esperienze professionali, indicati dal ministero dell´Istruzione, i dirigenti potranno sceglierne fino a un massimo di sei per individuare gli insegnanti più adatti, in coerenza con il piano triennale dell´offerta formativa. La proposta del preside passerà dal collegio docenti; tuttavia, una volta deliberata, sarà comunque il capo d´istituto a effettuare le procedure di "selezione" dei professori per la copertura dei posti vacanti (e il potenziamento, si spera, dell´offerta didattica).
L´accordo con i sindacati
Martedì notte, dopo settimane di trattative, è arrivato l´accordo tra Miur e sindacati (hanno firmato Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals Confsal - non ha siglato la Gilda) sulla mobilità 2017/2018 e, in via preliminare, il passaggio dei professori da ambito a scuola (la cosiddetta chiamata diretta).
Gli insegnanti potranno fare domanda di trasferimento da oggi fino al 6 maggio (attraverso la solita piattaforma ministeriale Sidi); per il personale amministrativo (Ata) i termini scatteranno dal 4 al 24 maggio. Secondo le stime iniziali, il 1° settembre potrebbero spostarsi tra i 100mila e i 150mila insegnanti (e se le operazioni non si concluderanno entro luglio/primi di agosto, il rischio, più che concreto, è un nuovo inizio anno complicato per famiglie e studenti con l´ennesimo valzer di cattedre scoperte).
Nell´istanza di trasferimento, i docenti potranno esprimere al massimo 15 preferenze (tra queste, fino a 5 scuole); viene garantito, ai soprannumerari, il trasferimento su scuola (e non su ambito) nel caso di movimento d´ufficio. E, ancora in deroga alla legge 107, il professore attualmente in esubero in provincia non potrà essere trasferito d´ufficio in altri ambiti della regione, ma solo all´interno della stessa provincia.
A cambiare sono, poi, le aliquote tra nomine in ruolo e mobilità: il 60% dei posti vacanti sarà destinato alle assunzioni dopo i trasferimenti provinciali, il 30% andrà invece ai trasferimenti interprovinciali, il restante 10% ai passaggi di cattedre e di ruolo.
Le reazioni
Per la ministra, Valeria Fedeli, l´intesa con i sindacati consentirà «un avvio positivo» del prossimo anno scolastico. Soddisfatto è pure Pino Turi (Uil Scuola): «L´accordo restituisce dignità professionale agli insegnanti».
Di diverso avviso l´Associazione nazionale presidi (Anp): «La sterilizzazione, per un altro anno, del vincolo di permanenza triennale dei docenti è un grave passo indietro, che continua a penalizzare famiglie e ragazzi - ha commentato il numero uno dell´Anp, Giorgio Rembado -. Sulla chiamata diretta, poi, è negativo il richiamo alla collegialità. Avremo di certo più oneri e lavoro da fare. Ma la scelta finale degli insegnanti resta una prerogativa dirigenziale, in tutta la sua discrezionalità».
pubblicato su Sole24ore, Claudio Tucci