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"Caro ministro, sono stata una sua tifosa, ora chieda scusa a tutti noi, del sud e del nord". Lettera di Laura

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"Caro Ministro Bussetti, sono, o meglio dire sono stata, una sua tifosa. Prima di tutto perché ho votato per il governo del cambiamento. Come tanti colleghi, penso che chi l'ha preceduta non abbia fatto nulla per la scuola pubblica, tranne confinare - utilizzo questo termine perché la mia scuola è proprio al confine - decine di migliaia di insegnanti, costretti ad accettare per non dovere portarsi a vita il rimorso di aver rinunciato ad un posto certo". 

Laura, insegnante calabrese per decenni precaria ed adesso stabilizzata in Lombardia, ci ha inviato una lettera aperta, che di seguito pubblichiamo.

Caro ministro Bussetti, lei non può conoscermi, per lei Io sono solo un numero, ed è giusto che sia così. Lei è il signor ministro dell'istruzione, io una insegnante meridionale, calabrese per l'esattezza, precaria per decenni e adesso stabilizzata, per così dire, in Lombardia.

Sono, o meglio dire sono stata, una sua tifosa. Prima di tutto perché ho votato per il governo del cambiamento. Come tanti colleghi, penso che chi l'ha preceduta non abbia fatto nulla per la scuola pubblica, tranne confinare - utilizzo questo termine perché la mia scuola è proprio al confine - decine di migliaia di insegnanti, costretti ad accettare per non dovere portarsi a vita il rimorso di aver rinunciato ad un posto certo, e necessario, anche se lei non comprenderà pienamente, per mantenere i propri familiari, perché uno stipendio solo, che nel mio caso neppure c'era, non basta. 

E poi, sa... ciò che mi ha colpito di lei, e che mi ha reso simpatica la sua persona, anche se lei caratterialmente un simpaticone non è, è che comunque era un addetto ai lavori, uno di noi vorrei dire se non fosse troppo! Più che ministro, se l'avessi incontrata l'avrei chiamata signor provveditore! Sa, abituati a ministri che non erano mai entrati nella scuola dai tempi delle superiori, alcuni nemmeno in aule universitarie, pensare di avere come ministro un provveditore ci lasciava sperare. In tanti abbiamo pensato che forse saremmo tornati a casa perché quel sud ci manca. Parlo per me. Le montagne sono belle, ma il mio mare è unico. Ed anche il calore della gente del sud è unico. Però, ciò che mi manca di più e la mia famiglia. Sono i miei affetti. Starei anche nel luogo più inospitale ma insieme a loro, ed è per loro che mi piacerebbe tornare a casa. Questo avevate detto ed è anche per questo che non ho avuto dubbi nel momento in cui si è trattato di scegliere!

Io questo non l'ho ancora visto, signor provveditore, anzi signor ministro Bussetti. Sono ancora qui, ma non è per questo che oggi le scrivo.

Oggi, invece, Le scrivo per le parole che lei ieri ha detto mentre era nei dintorni di Napoli, e che sono state riportate dalla stampa. Sa, se ne sta parlando molto.

Lei ha detto che per migliorare la scuola pubblica nel sud, non ci vogliono più soldi ma più impegno. Lei ha detto che gli insegnanti meridionali devono impegnarsi di più, devono sacrificarsi di più! Questo ha detto. 

Senta, io non l'ho mai considerata come il classico polentone. Uno di quelli della serie forza Etna o qualcosa del genere. Lei è un uomo di cultura, un intellettuale. Io l'ho sempre considerata come tale. Per questo, in tutta franchezza, le dico che le sue parole sono inaccettabili, che mi offendono, che lei ha il dovere di chiedere scusa, oppure di riprendere a fare il provveditore ma di lasciare subito l'incarico di ministro.

Lei, caro ministro, non è stato solo inopportuno e inelegante. Lei ha detto delle falsità. Io ho lavorato tanti anni come precaria al sud. Lei conosce le scuole del Sud signor ministro? Lei conosce quelle scuole attorno alle quali spesso non c'è nulla, nemmeno un giardino? Le conosce le scuole con le crepe, quelle che sono quasi sempre inagibili e si fa finta di niente, quelle che in caso di terremoto verrebbero giù? Le conosce, gliele hanno raccontate? Perché non fa un giro, meno microfoni e telecamere e più aule e incontri con i docenti? 

Ma lo sa lei, signor ministro, che in quasi tutte le scuole del Nord la funzione docente è assicurata grazie ad una maggioranza di insegnanti meridionali che si sono resi disponibili a lavorare a migliaia di chilometri di distanza dalle proprie case, per uno stipendio che, già misero di suo, è quasi del tutto tagliato dalle spese di affitto, dai consumi, da una persona che può prendersi cura di un bambino che dobbiamo portarci appresso quando ci sono i ricevimenti o i laboratori pomeridiani? Ma lo sa lei, signor provveditore e ministro, che in tutte, non quasi tutte ma proprio tutte, le scuole del Sud non sono gli insegnanti assicurano la funzione docente, ma anche si autotassano per acquistare la carta igienica o quella per le fotocopie, dato che il suo Ministero a questo non pensa? Lo sa lei che quando ci sono ragazzi difficili ce ne prendiamo cura gratuitamente senza chiedere nulla, sapendo che non possono permettersi un insegnante privato? Lo sa lei che questo facciamo noi, insegnanti del Sud?

Guardi, se non lo sapesse, se lo faccia spiegare. Si chiami dei colleghi al ministero, li scelga lei. La prego, anche a nome dei colleghi non solo del sud ma anche del nord, perché tra noi ci capiamo e siamo anche solidali. Non faccia più affermazioni del genere. Continui a fare il ministro, e si prenda più cura di noi. 

Ma la prego, chieda scusa pubblicamente per le sue parole. Corregga il tiro. Specifichi. Può capitare a tutti, anche ad un ministro, di dire una cavolata. Io la considero tale. Altrimenti dovrei chiederle le dimissioni.

Un caro saluto. Sua Laura

 

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