Suicidi, celle bollenti, numeri in crescita. E poi ci sono le Commissioni di esperti per lavorare ai decreti attuativi della riforma dell´Ordinamento penitenziario. "Che piacciono poco al volontariato perché fatte solo di magistrati, avvocati, docenti". L´analisi a Redattore Sociale.it della presidente della Conferenza nazionale volontariato giustizia
"Ogni carcere è una triste repubblica a sé in cui spesso burocrazia batte umanità 10 a zero". A parlare è Ornella Favero, presidente della Conferenza nazionale volontariato giustizia, che analizza quella che definisce "l´estate del nostro scontento", una stagione torrida che ha visto numerosi suicidi nelle carceri italiane ma che, afferma, "è stata soprattutto l´estate della perdita della speranza". La speranza che, spiega, "era nata con le sentenze dell´Europa contro il sovraffollamento, che avevano messo il nostro Paese brutalmente di fronte alle sue responsabilità, e quindi con le misure per porre fine a quella tortura, e poi con gli Stati generali sull´esecuzione penale e l´idea che delle pene e del carcere si potesse parlare finalmente in modo nuovo o magari saggiamente vecchio, se vogliamo ricordarci che le pene, secondo la nostra Costituzione, devono tendere alla rieducazione, quella è la loro funzione, e non certo la funzione di attuare la vendetta sociale nei confronti di chi commette reati".
E poi c´è la legge delega per la riforma della giustizia e dell´Ordinamento penitenziario. "A tutt´oggi di quella delega non si sa se ce la farà a produrre qualcosa o se la politica spazzerà via tutto con lo spettro delle elezioni", dice Favero. In più le commissioni di esperti che saranno al lavoro sui decreti attuativi della legge delega sulla riforma dell´Ordinamento penitenziario non piacciono molto al volontariato: sia per i tempi che per la composizione.
Favero ricorda, infatti, che "il ministro Orlando a Radio Radicale lo scorso 19 giugno aveva detto che la riforma sarebbe stata pronta in poco tempo, massimo per agosto". Invece, i tempi per i decreti attuativi si sono allungati fino a dicembre.
"La Conferenza nazionale volontariato giustizia ritiene che in questo modo si corre il rischio di perdere questa opportunità e che sarebbe stato meno rischioso usare per i decreti attuativi gli elaborati prodotti dai tavoli degli Stati generali". Sulla composizione, poi, Favero fa notare come le Commissioni siano fatte "solo" di magistrati, avvocati, docenti universitari, "mentre le competenze del volontariato e del privato sociale sono considerate poco utili, come se per scrivere una buona legge bastasse essere degli stimati giuristi".
E precisa: "Si tratta di tecnici che la nosta stima ce l´hanno senz´altro, ma evidentemente non sono più i tempi in cui Mario Gozzini, parlamentare, e Alessandro Margara, magistrato, andavano a bere il caffè con i detenuti per discutere della riforma penitenziaria ´sfruttando´ la loro indiscutibile competenza".
Un´altra verità messa a nudo da questa estate, secondo Favero, è "che il Dipartimento per l´amministrazione penitenziaria non ha saputo cogliere l´occasione di una sensibile diminuzione dei numeri del sovraffollamento per cambiare quello che poteva essere positivamente cambiato senza necessità modifiche legislative". Questa estate, "non sarebbe stata così disastrosa se il Dap avesse avuto il coraggio di ammettere che i numeri delle presenze stanno di nuovo pericolosamente crescendo e intanto le condizioni di vita detentiva in molte carceri sono spesso desolanti, e si può e si deve agire subito".
Tra le prime cause di sofferenza c´è il caldo: celle bollenti, spesso fatiscenti e "con regolamenti che ancora non sanno permettere in modo inequivocabile neppure l´acquisto di un ventilatore da quattro soldi. Sì, ci sono circolari che aprono spiragli, ma le circolari non sono mai chiare e non parlano mai un linguaggio che non si presti a dubbi e interpretazioni restrittive".
Per prevenire i suicidi, Favero sottolinea l´importanza di "tendere al massimo l´Ordinamento per consentire più spazio ai legami affettivi". Una circolare firmata da Roberto Piscitello, direttore della Direzione generale detenuti e trattamento, ha colto le richieste arrivate da Padova, di dare più spazio agli affetti, come forma di contrasto ai suicidi. "Ma – chiede Favero – vorremmo capire quanti direttori hanno colto l´invito, e quanto in concreto è stato fatto e si intende fare nei circa 200 carceri del nostro Paese perché un detenuto non può affidare il suo destino alla fortuna di essere in un carcere in cui questi inviti diventano iniziative precise, piuttosto che in un carcere, e ce ne sono troppi, in cui prevale la logica della chiusura e dell´immobilismo".
Favero vuole risposte perché "questa estate cominciata così male si chiuda con qualcosa in più di una timida speranza di cambiamento. Si chiuda, per lo meno, con la certezza che in tutte le careri l´invito ad ampliare al massimo gli spazi e i tempi per le relazioni affettive diventi un ineludibile imperativo categorico".