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"Capitana agì in stato di necessità". L'appello a Mattarella degli avvocati pugliesi: "Si rispetti il diritto"

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Una lettera-appello al Capo dello Stato Sergio Mattarella ad "intervenire in tutte le sedi opportune". Mentre si attende l'ordinanza del Tribunale di Agrigento, chiamato a pronunciarsi sulla convalida dell'arresto della comandante della Sea Watch, Carola Rackete, la Camera degli avvocati immigrazionisti pugliesi ha deciso di rivolgersi, con una lettera aperta, al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, richiedendo un suo autorevole intervento. La pubblichiamo per intero, riportandone in apertura i passaggi più significativi.

"Non possiamo prevedere la decisione della magistratura penale ma sentiamo il dovere giuridico e morale, di ribadire la sussistenza nella condotta contestata della scriminante dello stato di necessità (art.54 Codice penale) e dell'aver commesso il fatto in adempimento di un dovere (art. 51 C.p.), nell'intento di mettere in salvo le vite umane in osservanza anche dell'art 10 della Costituzione".

"Di fronte al silenzio dell'Europa e trovandosi 'in stato di necessita' - continua la lettera - il Capitano, in prossimità delle acque italiane si è diretta verso Lampedusa. Lo stato di necessita è ciò che ha reso indifferibile l'obbligo di soccorso". "Ci preme evidenziare che l'obbligo di salvare la vita in mare costituisce un preciso dovere degli Stati. Le scelte politiche insite nell'imposizione di Codici di condotta, o i mutevoli indirizzi impartiti a livello ministeriale o dalle autorità di coordinamento dei soccorsi, non possono ridurre la portata degli obblighi degli Stati che devono garantire nel modo più sollecito il soccorso e lo sbarco in un luogo sicuro".

Illustrissimo Signor Presidente, 

avvertiamo l'obbligo di rivolgerci a Lei, nella sua qualità di garante della Costituzione al fine dirappresentarle le nostre doverose considerazioni sulla vicenda "Sea Watch 3".

Abbiamo appreso, con sgomento, in queste ore, che Carola Rackete, capitana del naviglio che tanto in queste ore sta facendo discutere l'Europa, già iscritta nel registro degli Indagati, dalla Procura di Agrigento, è stata arrestata per violenza e resistenza contro nave da guerra.Ricordiamo che il 12 giugno 2019, l'equipaggio della Sea Watch 3 ha effettuato il soccorso di 52 persone da un gommone al largo della Libia: l'obbligo di soccorso in mare è previsto dal diritto internazionale consuetudinario che in base all'art. 10 Cost. ha valore di diritto costituzionale, dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (CNUDM) e dalla Convenzione di Amburgo sulla ricerca e il soccorso in mare (SAR), nonchè che le operazioni di soccorso si perfezionano solo con lo sbarco delle persone nel porto sicuro più vicino, ove non corrono più pericolo di vita e vi è garantito il rispetto dei diritti umani fondamentali.
Orbene, Carola Rackete, che com'è noto ha navigato per giorni con a bordo i naufraghi stremati dal caldo e dalle sofferenze, ha chiesto più volte ai Paesi competenti di indicare un porto sicuro. Di fronte al silenzio dell'Europa e trovandosi " in stato di necessità" il Capitano, in prossimità delle acque Italiane si è diretta verso Lampedusa. Il tragitto attestato da fonti ufficiali conferma che al momento della decisione presa da Carola Rackete, Malta era lontana.
Lo stato di necessit à, nelle sue molteplici declinazioni anche giuridiche, è immediatamente evidente nella situazione specifica a tutti nota, ed è ciò che ha reso indifferibile l'obbligo di soccorso. In particolare sussisteva il «pericolo attuale di un danno grave alla persona» - viste le condizioni dei migranti presenti sull'imbarcazione e il tempo trascorso in mare. Non era pertanto più procastinabile la decisione di condurre i migranti in un porto sicuro, definitivamente lontani dalle torture e violenze patite in Libia, nonché da ogni altra condizione disumana e degradante.
Non era dunque pensabile per Carola Rackete approdare a Tripoli, e riportare i naufraghi nell'inferno Libico né tanto meno virare per Tunisi; la Tunisia non può considerarsi un porto sicuro dal momento che in più occasioni i profughi ivi approdati sono stati riportati in Libia. D'altra parte nemmeno la Tunisia ha aderito alla Convenzione di Ginevra.
Non possiamo prevedere la decisone della magistratura penale, ma sentiamo il dovere giuridico e morale, di ribadire la sussistenza nella condotta contestata delle scriminante dello stato di necessit à (art. 54 c.p.) e dell'aver commesso il fatto in adempimento di un dovere (art. 51 c.p.), nell'intento di mettere in salvo le vite umane in osservanza anche dell'art 10 Cost.
Da ultimo ci preme evidenziare che l'obbligo di salvare la vita in mare costituisce un preciso dovere degli Stati e prevale su tutte le norme e gli accordi bilaterali finalizzati al contrasto dell'immigrazione irregolare. Le scelte politiche insite nell'imposizione di Codici di condotta, o i mutevoli indirizzi impartiti a livello ministeriale o dalle autorità di coordinamento dei soccorsi, non possono ridurre la portata degli obblighi degli Stati che devono garantire nel modo più sollecito il soccorso e lo sbarco in un luogo sicuro (place of safety). Eventuali intese operative tra le autorità di Stati diversi, o la paventata "chiusura" dei porti italiani, non possono consentire deroghe al principio di non respingimento in Paesi non sicuri affermato dall'art. 33 della Convenzione di Ginevra.
E' per questo, Illustrissimo Presidente, che le chiediamo di intervenire in tutte le sedi opportune al fine di richiedere l'osservanza e il rispetto dei principi sanciti nelle fonti di diritto dell'Unione europea e di diritto internazionale che, in base all'art. 117 della Costituzione italiana, assumono rilievo nell'ordinamento giuridico interno, che sempre dovrebbero ispirare le decisioni del Legislatore e di ogni azione dell'esecutivo.
CAMERA AVVOCATI IMMIGRAZIONISTI PUGLIESI

 La lettera, Comunque è destinata a non trovare riscontro, stando almeno alle dichiarazioni rilasciate dal capo dello Stato dell'Austria: «L'Italia ha una Costituzione cui per dovere e convinzione personale sono molto legato. La Costituzione prevede una assoluta divisione dei poteri, la nostra magistratura è di assoluta indipendenza e io ho in essa molto fiducia. La questione è nelle mani della magistratura e questa indipendenza assoluta è l'unico criterio che può guidare in questo momento il presidente della Repubblica italiana», ha aggiunto il presidente Sergio Mattarella rispondendo ad un'altra domanda sull'arresto della comandante della Sea Watch.

 

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