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Avvocati Liberi, stamane la protesta riparte da Catania, start alle 8,45: "Stiamo morendo, lotteremo dappertutto"

"L´Avvocatura libera sta morendo colpita da una Cassa Forense iniqua e non trasparente , da un aggiornamento professionale che passa attraverso quell´abomino denominato crediti formativi, da adempimenti inutili ai quali gli Avvocati sono sottoposti, dai regali che sono costretti a fare all´assicurazione.
Noi difendiamo la nostra funzione Costituzionale dicendo no a tutto questo.
Gli Avvocati devono essere Liberi".

Sono questi i temi della protesta, così come lanciati da Goffredo D´Antona, che, questa mattina, 8 giugno, alle 8,45 in punto, andrà in scena all´ingresso del Tribunale di Catania, in piazza Giovanni Verga.
Qui gli Avvocati "in silenzio e stretti nella loro toga" daranno vita ad una breve manifestazione "ricordando" - ha detto ancora D´Antona (nella foto, insieme a Monica Foti) - "il loro ruolo, la loro funzione".


Non si tratta, però, di un appuntamento flash, ma di una iniziativa che va ad inserirsi in una agitazione piu a largo raggio e di respiro nazionale.

Gli Avvocati Liberi, movimento nato, all´indomani del 21 aprile, dalle ceneri di RID, ha infatti calendarizzato una serie di petizioni e manifestazioni di disobbedienza civile perchè, come affermano i suoi rappresentanti, ´Rrvogliamo la nostra libertà, non vogliamo morire stretti da un sistema machiavellico a favore di pochi".

Dopo Catania, quindi, sarà il turno di Genova, Reggio Calabria, Pescara e Roma, è a protestare saranno certamente in tanti, soprattutto quei giovani avvocati che, appena affacciatisi alla professione, ne hanno compreso la insostenibilità e che, in mancanza di riforme, potrebbero essere decimati da qui a breve, complice anche la situazione di crisi che riguarda le libere professioni.

Ma i giovani avvocati sono solo la punta dell´iceberg perchè ad essere coinvolti dalla drammaticità della situazione attuale sono anche Avvocati iscritti agli Albi (e a Cassa) da 10, 20, perfino 30 anni.

Si protesterà, quindi, anche per ottenere dalle istituzioni interventi immediati che consentano la fuoriuscita da quel processo di "proletarizzazione" che sta riguardando l´Avvocatura, e che, appena due giorni fa, è stata riconosciuta dal ministro della Giustizia Andrea Orlando.


"C´è una proletarizzazione dellaavvocatura che preoccupa", ha detto, "e non possiamo consentire che tante giovani intelligenze, dopo anni di studio, debbano soggiacere ai prezzi fissati da banche e assicurazioni, spesso offensivi per la loro professionalità. Anche per questo ho deciso di promuovere una raccolta di firme perché entro la fine della legislatura si approvi una legge su equo compenso da riconoscere ai professionisti".

Parole che segnalano un problema reale, ma che hanno provocato, soprattutto nei social, le piccate reazioni di migliaia di avvocati che si sono chiesti perché mai un ministro, al fine di poter pervenire all´approvazione di un pacchetto di riforme o anche solo di una singola norma, debba promuovere una raccolta di firme. Ipotizzando, pertanto, una iniziativa spot, prevalentemente orientata alla ormai imminente campagna elettorale.

In ogni caso, il fatto che la questione della tenuta della Avvocatura sia stata espressamente richiamata anche dal ministro Guardasigilli, dimostra senza ombra di dubbio la centralità della questione, così come l´esigenza di interventi immediati, non limitati alla questione posta da Orlando, riguardante il cosiddetto equo compenso, ma estesa alle altre che sono state espressamente richiamate nella protesta indetta da Avvocati Liberi.
In primis, dunque, una riforma effettiva di Cassa forense, ma anche un alleggerimento rispetto ad obblighi e ad orpelli (macroscopico il caso dei crediti formativi, che rispondono ad una ratio condivisibile ma, così come concretamente attuati, sembrano obiettivamente, ai più, un ulteriore appesantimento, anche economico, di professionisti già oltremodo gravati.

 

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