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Avvocati in sciopero fame, interventi pronto soccorso. Stamane da presidente Ordine ma questione è nazionale

"Sciopero della fame ad oltranza. Non mangeremo fino a quando i signori del Consiglio Nazionale e della Cassa Forense non rinunceranno ai gettoni di presenza e alle indennità". Continua la protesta degli avvocati che da tre giorni presidiano il Tribunale di Napoli, cominciando lo sciopero della fame. Che adesso ha conosciuti alcuni sviluppi.
Che la nostra redazione, che sostiene le ragioni ideali di questa protesta, che coincide con quella partita con la petizione da Catania e che ormai si sta diffondendo alla intera categoria e paese, intende adesso raccontare.
Alle 17,29 di ieri il coordinatore della protesta, Salvatore Lucignano, ha scritto: "Vi chiedo scusa ma sono stato male e sono dovuto venire al pronto soccorso. Le mie condizioni ora sono migliori, sto valutando se non fare il tracciato ma ho dovuto momentaneamente interrompere il digiuno ed assumere cibo. Sono cosciente e in compagnia di mio suocero. State tranquilli. A breve vi dico se sono in grado di venire al presidio".
Lucignano non è il solo ad essere stato costretto a ricorrere alle cure dei sanitari. Altri avvocati hanno infatti accusato malori ed anche per questa ragione il presidio è stato momentaneamente sospeso per la notte appena trascorsa, anche per consentire ai promotori di partecipare in discrete condizioni all´incontro con il presidente dell´Ordine di Napoli, che ha invitato i manifestanti ad una riunione per le 9 di questa mattina, come reso noto dal seguente comunicato, firmato dall´avvocato Elefante: "Letto l´invito del Presidente dell´Ordine degli Avvocati di Napoli per il giorno 30 gennaio 2017 ore 10,30, Anno/N. Prot. 2017/001193 del 27 gennaio, apparso oggi sul profilo personale dell´Avv. Armando Rossi alle ore 13.00 circa, gli avvocati Ciro Sasso e Giuseppe Scarpa, dichiarano che le proprie condizioni psicofisiche non consentono, per questa notte, di tenere il presidio presso la zona antistante il Tribunale di Napoli, considerate, d´altronde, le proibitive condizioni meteo, che peggiorano la sopportazione di una ulteriore notte consecutiva da trascorrere all´aperto. Il presidio verrà, pertanto ripreso allorquando le condizioni lo consentiranno, salvo diversa valutazione da farsi a seguito dell´incontro che la delegazione NAD avrà con il Presidente dell´Ordine degli Avvocati di Napoli.
Il digiuno, mai interrotto, sta continuando e continuerà sotto il controllo medico, salvo successive determinazioni da assumersi a seguito dell´incontro di domani".
Tanto che, intorno alle 23 di ieri, un altro degli avvocati del presidio, Giuseppe Scarpa, ha comunicato che "Domani (oggi per chi legge, ndr) dalle ore 9.00 riprenderà il presidio alle esterno del tribunale di Napoli lato piazza Porzio con volantinaggio rappresentando che lo sciopero della fame sta continuando. Appena la delegazione tornerà dall incontro con il presidente dell ordine di Napoli decideremo il da farsi".
In realtà, Lucignano e gli altri non paiono farsi soverchie illusioni. Il comunicato del presidente dell´Ordine, avv. Armando Rossi, non era piaciuto quasi a nessuno, essendosi sostanzialmente limitato ad inviare gli autori della protesta ad abbandonare il presidio e discutere:
"Vorrei chiarire ulteriormente il mio pensiero. Lo sciopero della fame non degrada chi lo pratica, e le ragioni appartengono a chi mette in gioco il suo corpo. Costringere uno o piu´ Avvocati a mettere in campo un comportamemto cosi´ radicale, forte evoca difficolta´ reali e, solo in questo senso, mortifica lo statuto deontologico dell´ Avvocato, che ha diritto a vedere rispettato il suo ruolo professionale e sociale.
Ai colleghi che protestano davanti al Tribunale, io sono vicino umanamente e come professionista. Poi, con loro, non sono d´accordo su alcune cose e anche con alcune delle loro rivendicazioni, mentre con altre mi riconosco e gia´ sono state affrontate e contrastate, e continuo e continuerò a stigmatizzarle e a combattere. Ribadisco l´ esortazione a rinunziare a questa protesta estrema ed al dialogo fattivo con tutti gli altri Avvocati e con lo stesso Consiglio che e´ certamente consapevole dei problemi e attivo per tentare di risolverli".
Gli argomenti della protesta e le questioni che essa pone non sono locali ma nazionali, ed esigono risposte chiare, concrete e proporzionali dall´Ordine e dagli organi della Cassa, cui sono in tantissimi i Colleghi che in queste ore hanno chiesto un atto di sensibilità, finora inascoltato.
Le ragioni della protesta
"Nuova Avvocatura Democratica protesta contro la casta forense – ha detto a Ilventiquattro.it – Siamo contro le istituzioni forensi che, incuranti della gravissima crisi che vivono alcuni colleghi avvocati, si sono costruiti mega indennità e mega stipendi. Il senso della protesta è che vogliamo rappresentare la fame di molti avvocati e cittadini mentre le istituzioni continuato a ragionare dei propri privilegi. Un aspetto collaterale e importante, è che queste prebende, come i gettoni di presenza, servono come patto di scambio con la politica che continua a deflazionare la giustizia e rendere l´accesso ad essa più difficile. L´avvocatura nazionale, dal proprio canto, è silente per avere mano libera e vessare i propri colleghi con contributi esosi e indennità assurde. Ultimo aspetto, noi ci battiamo per un principio di democrazia, non pauperista. L´avvocato istituzionalista percepisce uno stipendio di circa 60mila euro all´anno e può permettersi di non lavorare, l´avvocato fa fatica ad arrivare a fine mese ed è svantaggiato. Nuova Avvocatura Democratica rimane in sciopero della fame e presidia il Tribunale di Napoli fin quando questi signori non rinunceranno alle loro indennità di carica e non ritorneranno alle assunzioni delle cariche in maniera onorifica. Noi non mangeremo nulla. Abbiamo respinto il segretario e consigliere dell´Ordine Maurizio Bianco. E poi ancora, contro Francesco Caia, consigliere Nazionale dell´Ordine degli Avvocati e rappresentante napoletano del CNS . "Bisogna che il collegio di Napoli sfiduci Francesco Caia. L´ordine di Napoli che in una delibera aveva espressamente asserito che non bisognava prendere il gettone di presenza mentre il delegato ha delegato lo stesso Caia se li prende".

 

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