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Adolphe Ferrière, il fondamento psicologico della scuola

Adolphe Ferrière, il fondamento psicologico della scuola

Adolphe Ferrière (Ginevra, 18791960) è stato un pedagogista svizzero. Giovanissimo cominciò a coltivare una grande varietà di interessi, quelli pedagogici. Nel 1899 insieme ad altri studiosi creò, come centro coordinatore di iniziativie educative, l'Ufficio Internazionale delle Scuole Nuove, i cui compiti vennero poi assunti dall'Ufficio Internazionale dell'Educazione, che è ancor oggi il maggior centro europeo di formazione pedagogica e scolastica.
Nel 1921 fondò con altri, a Calais, la Lega internazionale per le scuole nuove, che coordinò i movimenti di rinnovamento educativo del mondo intero. A lui si deve la diffusione del termine scuola attiva, che fu usato per la prima volta nel 1917 da un altro pedagogista della scola di Ginevra, Pierre Bovet. Le basi teoriche della pedagogia di Ferrière rivelano un certo eclettismo, che comprende posizioni filosofiche legate a quelle di Rousseau, Bergson e Dewey. Nelle sue opere si svolgono concezioni diverse intorno ai tre fondamenti:
-L'educazione attiva deve sviluppare lo slancio vitale spirituale del bambino
-L'evoluzione del bambino ricapitola l'evoluzione della specie. ossia in essa vengono ripercorse le tappe dell'evoluzione della specie umana nella sua intera storia
-La capacità di conoscere del bambino è legata all'apprendimento attraverso l'interesse.

L'interesse si sviluppa diversificandosi nelle varie età, secondo un ritmo ed uno svolgimento propri di tutti gli individui. Attraverso questo sviluppo il bambino conquista la sua autonomia, a patto che possa esprimere attitudini e capacità spontanee individuali nell'ambito di attività sociali: soltanto la partecipazione attiva alla vita del gruppo e della comunità lo mette in grado di assumere iniziative responsabili.
Tali iniziative, nella pratica scolastica, si concretano nelle forme dell'autogoverno e sorgono soprattutto in connessione con le attività manuali. Vi è quindi nel pensiero di Ferrière l'ideale di impostazione democratica, ideale che si rafforzò poi in relazione alle vicende storiche del Novecento

«Lo slancio vitale dello spirito sta alla radice della vita, è la sorgente di ogni attività degna di questo nome; senza di esso trionfa il meccanismo; in lui tutto è splendore, calore, amore e luce. Vi è forse un tesoro più prezioso in tutti gli esseri viventi? Rispettiamolo, adunque, nell‟uomo! Maxima debetur puero reverentia! Questo impulso alla vita, questa forza che dirige la vita dello spirito è già, per noi, non soltanto un fenomeno conosciuto e studiato, ma è ormai l‟oggetto d‟ogni nostra cura in educazione; il suo sviluppo è un fine da raggiungersi e, al tempo stesso, rappresenta il solo mezzo che l‟uomo possegga per avvicinarsi sempre di più alla meta suprema: l‟arricchimento delle proprie energie spirituali, il potenziamento di se stesso. Nelle pagine seguenti noi vedremo quanto sia importante per l‟educazione conservare ed accrescere questa sorgente di vita che è in noi, ma non potremmo accingerci a questa ricerca senza prima porci un altro problema, tentando di risolverlo: come si manifesta questo potentissimo impulso? Per quali vie, con quali mezzi esso opera e si fa palese? In fondo, rispondere a queste domande, posto che per noi il "progresso" è questo cammino in avanti verso l‟arricchimento delle proprie energie spirituali, non significa rispondere all'altra, quale sia la legge del progresso? Non esaminerò, qui, il problema dal punto di vista biologico e fisiologico come ho già fatto lungamente nell'opera già citata. Ivi il lettore troverà descritto come l'esperienza, che è, poi, il contatto tra l‟individuo ed il mondo esteriore, operi, per mezzo del piacere o del dolore che essa porta con sé, una scelta tra le reazioni; come la reazione, incerta dapprima sulla direzione da prendere, divenga poi appropriata, tale, cioè, da contribuire all'adattamento dell‟individuo all‟ambiente; in quale modo la nostra reazione si fissi, si meccanizzi, si imprima nell'incosciente così da liberare la forza vitale consentendole nuovi adattamenti; per che vie lo slancio vitale discerna sempre meglio e sempre meglio impieghi a suo profitto quello che di costante si nasconde sotto l‟apparente molteplicità dei fenomeni.

Fare questa conoscenza empirica, appropriarsela, arricchendosi per suo mezzo sempre di più; crearsi delle possibilità d‟azione sempre più svariate; guardarsi e difendersi sempre meglio dalle cause di distruzione; ecco quello che si vuol significare con l‟espressione legge del progresso. Essa, dunque, vuol compendiare due elementi complementari: 1°) la divisione del lavoro che si stabilisce tra le varie attività, siano esse di percezione, di discriminazione o d‟azione; 2°) quel potere di unificazione sempre crescente che riunisce in un sol fascio tutte le forze dell‟organismo altrimenti divergenti. 

  Per chiarire il processo con una immagine, si può dire che la differenziazione, o divisione del lavoro, va dal centro alla periferia, mentre la concentrazione, od unificazione, va dalla periferia al centro. Così si forma lentamente, ma con un progresso continuo, il nostro spirito; le varie funzioni al suo servizio formano una gerarchia che potremmo dire a piramide e così pure potremmo raffigurarci la gerarchia dei valori nel seno stesso dello spirito. Io non posso ripetere qui tutto quello che ho già scritto; basti aver ricordato, poiché parliamo di educazione, che la legge del progresso, vale a dire l‟equilibrarsi della differenziazione e della concentrazione, vige anche in psicologia».

 

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