Lascia la toga: «Una risposta all´arroganza che ho visto nel mondo». La Collega Tommasini, ora suor Amelia, dona i suoi beni alla ricerca ed entra in clausura. Il sogno dell´avvocato Amelia Tommasini Bisia di Baselga di Pinè si sta quindi realizzando. Il legale, che ha abbandonato la toga per una vita spirituale in clausura, ha donato i suoi beni alla cultura e alla ricerca, costituendo una Fondazione. Grazie al suo sostegno è stato attivato un progetto di ricerca mirato a trovare gli strumenti migliori per il recupero dei tossicodipendenti.
«Ho deposto la mia toga di avvocato perché chiamata ora a indossare un´altra toga, più impegnativa, dentro un ordine monastico».
Una scelta difficile, meditata nel tempo. «Una risposta all´arroganza, all´egoismo che ho visto nel mondo» ha scritto prima di prendere i voti in una lunga lettera, carica di emotività, l´avvocato Amelia Tommasini Bisia, originaria di Baselga di Pinè, 48 anni, per anni avvocato civilista a Trento e poi a Bologna, figlia di albergatori di Baselga e nipote di Edoardo Bisia, che fu il primo commissario del governo del Trentino Alto Adige, ora diventata suor Amelia. Un commiato dall´Ordine degli avvocati trentini, ai colleghi ai quali è molto legata. Una specie di testamento morale, ma anche materiale perché l´avvocato Tommasini prima di appendere al chiodo la sua toga ed entrare nel convento di clausura di Bologna, dove ora si trova da più di due anni, ha deciso di spogliarsi di tutti i suoi beni, anche di quelli ai quali era più legata affettivamente, come l´albergo Corona che, insieme al papà Carlo, Amelia aveva trasformato nel Museo del turismo trentino.
Una scelta difficile, meditata nel tempo. «Una risposta all´arroganza, all´egoismo che ho visto nel mondo» ha scritto prima di prendere i voti in una lunga lettera, carica di emotività, l´avvocato Amelia Tommasini Bisia, originaria di Baselga di Pinè, 48 anni, per anni avvocato civilista a Trento e poi a Bologna, figlia di albergatori di Baselga e nipote di Edoardo Bisia, che fu il primo commissario del governo del Trentino Alto Adige, ora diventata suor Amelia. Un commiato dall´Ordine degli avvocati trentini, ai colleghi ai quali è molto legata. Una specie di testamento morale, ma anche materiale perché l´avvocato Tommasini prima di appendere al chiodo la sua toga ed entrare nel convento di clausura di Bologna, dove ora si trova da più di due anni, ha deciso di spogliarsi di tutti i suoi beni, anche di quelli ai quali era più legata affettivamente, come l´albergo Corona che, insieme al papà Carlo, Amelia aveva trasformato nel Museo del turismo trentino.
Ha lasciato il suo studio di Bologna, per il quale aveva appena finito di pagare il mutuo per acquistarlo, ai suoi collaboratori e ha costituito la «Fondazione per la cultura e la formazione professionale e personale in campo umanistico», nominando come presidente e curatore Corrado Tononi, conosciuto quando curava per Radio Dolomiti la ruta brica «Viaggio nella scrittura», nella quale ha fatto convergere tutti i suoi beni. Un atto di grande generosità, prima di abbandonare quella vita, divisa tra le aule dei tribunali, la radio e la televisione (nel ´91 aveva curato un programma di poesia trentina su Raidue), che l´ha accompagnata per tanti anni. Amelia ha intrapreso una strada diversa, lasciando l´avvocatura, «professione nobilissima» — scrive — ma che a lei non bastava più. «A fronte di questa pseudocultura dominante e devastante non basta una toga da avvocato, non bastano le leggi...». Così Amelia ha deciso di donare se stessa alla vita spirituale e i suoi beni alla cultura, «non alla mera erudizione ma alla cultura — aveva spiegato — che è conoscenza ed educazione al rispetto dell´uomo». E uno dei primi atti, frutto dei desideri di Amelia, è già diventato realtà. Si tratta di un progetto di grande spessore socio-culturale, ideato dall´Ordine degli avvocati di Trento e condiviso anche dall´ateneo e dalla Provincia, mirato all´applicazione dell´analisi economica del diritto penale e del criterio dell´efficienza al fenomeno dei reati in materia di stupefacenti nella realtà trentina. Parliamo di una ricerca scientifica, che è stata condot- dall´avvocato Francesca Pesce e dal professore Gabriele Fornasari, responsabile del progetto, e che ha come obiettivo principe l´analisi delle normative e degli strumenti che garantiscano meglio il recupero della tossicodipendenza e l´assenza di recidiva per i reati in materia di droga. Un lavoro importante, una novità assoluta in ambito nazionale, i cui risultati potranno essere utilizzati dall´assessorato provinciale alla sanità per capire meglio come investire le risorse per avere risultati migliori, anche sotto il profilo dei costi sociali. Tutto questo grazie ad Amelia.
Ha lasciato il suo studio di Bologna, per il quale aveva appena finito di pagare il mutuo per acquistarlo, ai suoi collaboratori e ha costituito la «Fondazione per la cultura e la formazione professionale e personale in campo umanistico», nominando come presidente e curatore Corrado Tononi, conosciuto quando curava per Radio Dolomiti la ruta brica «Viaggio nella scrittura», nella quale ha fatto convergere tutti i suoi beni. Un atto di grande generosità, prima di abbandonare quella vita, divisa tra le aule dei tribunali, la radio e la televisione (nel ´91 aveva curato un programma di poesia trentina su Raidue), che l´ha accompagnata per tanti anni. Amelia ha intrapreso una strada diversa, lasciando l´avvocatura, «professione nobilissima» — scrive — ma che a lei non bastava più. «A fronte di questa pseudocultura dominante e devastante non basta una toga da avvocato, non bastano le leggi...». Così Amelia ha deciso di donare se stessa alla vita spirituale e i suoi beni alla cultura, «non alla mera erudizione ma alla cultura — aveva spiegato — che è conoscenza ed educazione al rispetto dell´uomo». E uno dei primi atti, frutto dei desideri di Amelia, è già diventato realtà. Si tratta di un progetto di grande spessore socio-culturale, ideato dall´Ordine degli avvocati di Trento e condiviso anche dall´ateneo e dalla Provincia, mirato all´applicazione dell´analisi economica del diritto penale e del criterio dell´efficienza al fenomeno dei reati in materia di stupefacenti nella realtà trentina. Parliamo di una ricerca scientifica, che è stata condot- dall´avvocato Francesca Pesce e dal professore Gabriele Fornasari, responsabile del progetto, e che ha come obiettivo principe l´analisi delle normative e degli strumenti che garantiscano meglio il recupero della tossicodipendenza e l´assenza di recidiva per i reati in materia di droga. Un lavoro importante, una novità assoluta in ambito nazionale, i cui risultati potranno essere utilizzati dall´assessorato provinciale alla sanità per capire meglio come investire le risorse per avere risultati migliori, anche sotto il profilo dei costi sociali. Tutto questo grazie ad Amelia.
Ha lasciato il suo studio di Bologna, per il quale aveva appena finito di pagare il mutuo per acquistarlo, ai suoi collaboratori e ha costituito la «Fondazione per la cultura e la formazione professionale e personale in campo umanistico», nominando come presidente e curatore Corrado Tononi, conosciuto quando curava per Radio Dolomiti la ruta brica «Viaggio nella scrittura», nella quale ha fatto convergere tutti i suoi beni. Un atto di grande generosità, prima di abbandonare quella vita, divisa tra le aule dei tribunali, la radio e la televisione (nel ´91 aveva curato un programma di poesia trentina su Raidue), che l´ha accompagnata per tanti anni. Amelia ha intrapreso una strada diversa, lasciando l´avvocatura, «professione nobilissima» — scrive — ma che a lei non bastava più. «A fronte di questa pseudocultura dominante e devastante non basta una toga da avvocato, non bastano le leggi...». Così Amelia ha deciso di donare se stessa alla vita spirituale e i suoi beni alla cultura, «non alla mera erudizione ma alla cultura — aveva spiegato — che è conoscenza ed educazione al rispetto dell´uomo». E uno dei primi atti, frutto dei desideri di Amelia, è già diventato realtà. Si tratta di un progetto di grande spessore socio-culturale, ideato dall´Ordine degli avvocati di Trento e condiviso anche dall´ateneo e dalla Provincia, mirato all´applicazione dell´analisi economica del diritto penale e del criterio dell´efficienza al fenomeno dei reati in materia di stupefacenti nella realtà trentina. Parliamo di una ricerca scientifica, che è stata condot- dall´avvocato Francesca Pesce e dal professore Gabriele Fornasari, responsabile del progetto, e che ha come obiettivo principe l´analisi delle normative e degli strumenti che garantiscano meglio il recupero della tossicodipendenza e l´assenza di recidiva per i reati in materia di droga. Un lavoro importante, una novità assoluta in ambito nazionale, i cui risultati potranno essere utilizzati dall´assessorato provinciale alla sanità per capire meglio come investire le risorse per avere risultati migliori, anche sotto il profilo dei costi sociali. Tutto questo grazie ad Amelia.
«Lei ha dato specifico mandato affinché i fondi fossero investiti su iniziative dell´avvocatura volte a formare giovani colleghi — spiega l´avvocato Andrea de Bertolini, presidente dell´Ordine — ma anche altri settori professionali su temi di rilevanza sociale. Così è nata l´idea dell´assegno di ricerca, che è stata subito condivisa dall´assessorato, ma la Fondazione in questo progetto ha messo un importante impegno e sostegno economico. Senza di loro non si sarebbe fatto niente». E questo è solo il primo passo per realizzare il sogno di Amelia: promuovere la cultura, ieri, come oggi.
Il progetto di ricerca e i molti altri in cantiere, sono il simbolo di quei valori sociali e di giustizia che Amelia ha sempre inseguito. «Ancora oggi — ha ricordato ai suoi colleghi, prima di prendere i voti — non ho smesso di occuparmi del mondo della giustizia».
Il progetto di ricerca e i molti altri in cantiere, sono il simbolo di quei valori sociali e di giustizia che Amelia ha sempre inseguito. «Ancora oggi — ha ricordato ai suoi colleghi, prima di prendere i voti — non ho smesso di occuparmi del mondo della giustizia».
Il progetto De Bertolini: «L´idea è trovare gli strumenti migliori per il recupero e l´assenza di recidiva» Il saluto, la lettera ai colleghi «Continuo a occuparmi del mondo della giustizia»
*pubblicato da Corriere del Trentino 24 febbraio