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"Ti rispetto, ti ammiro, ti sono grato". La lettera pubblica di un giudice ad un avvocato

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 Giacomo Ebner già GIP presso il tribunale di Roma e oggi al Ministero della Giustizia, è un magistrato italiano di indiscussa preparazione e di grande sensibilità e umanità.

Uno di quei magistrati che ha sempre goduto, e gode, della stima e dell´apprezzamento non solo dei colleghi ma anche degli avvocati, come sempre dovrebbe essere ma, purtroppo, spesso non è, anche a causa di comportamenti e di stili poco consoni a coltivare una relazione che è tra eguali anche se investiti di funzioni diverse.
Ebner è anche uno scrittore per diletto. L´ultima sua opera, il libro " "Dodici qualità per sopravvivere in tribunale (e non è nemmeno certo)" (Ed. Giappichelli). Che è un monumento, e che invitiamo tutti a leggere.
In questo portale, stamane abbiamo pubblicato un documento, che se fosse autentico, e noi desidereremmo veramente che non lo fosse anche se purtroppo abbiamo ragioni per ritenere che sia stato scritto di pugno proprio da un magistrato, dimostrerebbe che in alcuni casi le relazioni tra giudici ed avvocati rimangono improntate all´insegna della più famosissima frase dell´indimenticabile Marchese del Grillo: "Io sono io e voi non siete...nessuno!".
Per questo, è importante oggi pubblicare la lettera del Dott. Giacomo Ebner, che dimostra una sensibilità e un profondo rispetto del magistrato verso la classe forense.

LETTERA DI UN MAGISTRATO AD UN AVVOCATO
Caro Avvocato,
ogni giorno ci vediamo e condividiamo una parte del lavoro assieme.
Sì ma tu facendo la fila fuori dalla mia porta, io alla mia scrivania;
tu entrando col sorriso anche se hai i tuoi cavoli, io dipende dall´umore;
tu in piedi, io seduto;
tu in giacca e cravatta anche a luglio, io in jeans;
tu paziente dei miei orari, io non sempre dei tuoi;
tu che hai il cliente sul collo, io che ho tutto apparecchiato;
tu che torni più volte per vedere se ho deciso ed io che mi sento in colpa per non averlo ancora fatto;
tu che hai vent´anni più di me e mi saluti con rispetto;
tu che mi racconti storie di altri e dagli occhi capisco che mille ne avresti da dirne di tue;
Ti rispetto, ti ammiro, ti sono grato.
Dott. Giacomo Ebner

 

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