Se questo sito ti piace, puoi dircelo così
Al procedimento di emersione dal lavoro irregolare, in assenza di previsione espressa di un termine di conclusione, si applica quello previsto dall'art. 2, comma 2 della legge n. 241/1990, ossia il termine di trenta giorni dalla domanda procedimentale dell'interessato. Ne consegue che il silenzio serbato dall'amministrazione procedente oltre il suddetto termine deve essere considerato illegittimo.
Questo è quanto ha ribadito il Tar Lombardia con sentenza n. 2145 del 6 ottobre 2021.
Ma vediamo nel dettaglio la questione sottoposta all'esame dei Giudici amministrativi.
I fatti di causa.
Il ricorrente ha agito in giudizio per l'accertamento dell'illegittimità del silenzio serbato dall'amministrazione sulla domanda di emersione dal lavoro irregolare presentata in suo favore ai sensi dell'art. 103, comma 1, del d.l. 19 maggio 2020 n. 34, convertito, con modificazioni, dalla L. n. 77 del 2020. In buona sostanza, il ricorrente lamenta:
Ripercorriamo l'iter logico-giuridico seguito dal Tar adito.
La decisione del Tar.
Secondo i Giudici amministrativi, il ricorso è fondato. Il Tar, infatti, non reputa di condividere l'orientamento giurisprudenziale che su analoga fattispecie (Tar Lombardia n. 1785 del 2021):
In buona sostanza, ad avviso dell'autorità giudiziaria adita:
Invero, secondo i Giudici amministrativi, l'obbligo di conclusione del procedimento amministrativo (di tutti i procedimenti amministrativi) entro un determinato termine costituisce diretta applicazione del precetto costituzionale di cui all'art. 97, comma 2 della Costituzione, secondo cui "i pubblici uffici sono organizzati (…) in modo che siano assicurati il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione". E ciò in considerazione del fatto che il buon andamento della "macchina" organizzativa pubblica presuppone la possibilità per il cittadino che a essa si rivolge di poter contare su tempi certi – e possibilmente ragionevoli – nella conclusione di un procedimento che debba obbligatoriamente conseguire a una istanza. Ne consegue che, al di fuori delle ipotesi di silenzio significativo, la non previsione di un obbligo a provvedere entro un termine comporterebbe:
È infatti ovvio che dietro un'istanza vi sia sempre una posizione soggettiva in fase di espansione o di perfezionamento, e che l'inerzia dell'amministrazione preclude a tempo indeterminato l'ottenimento del bene della vita a cui aspira l'interessato, obiettivo non adeguatamente raggiungibile con il risarcimento del danno per equivalente (che necessita in ogni caso di idonea prova).
Per tale motivo, ogni procedimento amministrativo "necessario" (che consegua cioè obbligatoriamente ad una istanza) deve concludersi entro un determinato termine e con l'adozione di un provvedimento, esplicito o implicito che sia. Orbene, tornando al caso di specie, secondo il Tar, al procedimento di domanda di emersione dal lavoro irregolare, in assenza di espressa previsione normativa, va applicato il termine generale entro il quale il procedimento amministrativo deve essere concluso, ossia quello indicato dall'art. 2, comma 2 della L. n. 241 del 1990 (trenta giorni), non rientrando detto tipo di procedimento tra quelli esclusi dall'applicazione della predetta disposizione. Con l'ovvia conseguenza che il silenzio serbato dall'amministrazione procedente, nella questione in esame, deve essere considerato illegittimo.
Alla luce delle considerazioni su esposte, i Giudici amministrativi, pertanto, hanno accolto il ricorso e, per l'effetto, hanno ordinato alla Prefettura competente di provvedere sull'istanza di interesse del ricorrente, entro il termine di cui in motivazione.
Tutti gli articoli pubblicati in questo portale possono essere riprodotti, in tutto o in parte, solo a condizione che sia indicata la fonte e sia, in ogni caso, riprodotto il link dell'articolo.
Il mio nome è Rosalba Sblendorio. Sono una persona estroversa e mi piace il contatto con la gente. Amo leggere, ascoltare musica e viaggiare alla scoperta delle bellezze del nostro territorio. Adoro rigenerarmi, immergendomi nella natura e per questo, quando posso, partecipo ad escursioni per principianti. Ho esercitato la professione da avvocato nel foro di Bari. Per molti anni ho collaborato con uno Studio legale internazionale, specializzato in diritto industriale, presso il cui Ufficio di Bari sono stata responsabile del dipartimento civile e commerciale. Mi sono occupata prevalentemente di diritto civile, diritto commerciale e diritto della proprietà intellettuale.