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Storia di Giovanni Falcone

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 Lui è Giovanni, nato il 18 maggio 1939 alla Kalsa di Palermo. Un bambino bellissimo, dal destino iscritto nel nome. Giovanni, vox clamans in deserto, testimone e martire di verità; Salvatore, come Colui che diede la vita per liberarci; Augusto, talmente grande da non esser mai più dimenticato.

Arturo e Luisa, e le due sorelline Anna e Maria se ne prendono cura, gli raccontano dello zio Salvatore, tenente dei bersaglieri e della sua morte - gridando Italia - in guerra sul Carso; e di zio Giuseppe, capitano dell'Aviazione, che ebbe la stessa sorte quando il suo aereo precipitò abbattuto dai nemici; e di come dovesse esserne sempre orgoglioso. Guerra, stenti, i Falcone costretti a lasciar la loro casa sotto le bombe per Sferracavallo e poi Corleone.

Ecco la pace. Giovanni studia al Convitto nazionale, poi al Verga, poi Classico all'Umberto I, media dell'8. Santa Teresa e San Francesco son la sua seconda casa, la prima e ultima tessera, quella dell'Azione Cattolica, le prime sfide un tavolo da pingpong e al campetto della Kalsa. Un amico tosto gli dà filo da torcere, i suoi hanno una farmacia lì intorno. Anch'io potrei fare il giudice, gli dice Paolo appena lo conosce, il sorriso di risposta aprirà un mondo. Accademia navale a Livorno, il mare sarà pure bello la troppa disciplina no, meglio Giurisprudenza, anni di studio, 110 e lode. Subito in Magistratura, Rita è la prima moglie, rimarranno insieme 14 anni. Pretore a Lentini, giudice a Trapani, cresce l'amore per il diritto penale, l'ammirazione per Enrico, il leader sardo che parla al suo popolo di uguaglianza e di giustizia sociale. Giovanni è ora a Palermo, e rimane solo: Rita gli dice di essersi innamorata di un altro giudice, i due si lasciano. Palermo ha il colore del sangue, Cesare Terranova cade sotto il piombo dei mafiosi. Rocco Chinnici lo guarda, capisce tutto. Giovanni, vieni con me all'ufficio Istruzione, c'è anche Paolo, giocherete un'altra partita.

Giovanni ha capito tutto anche lui. Seguiamo i loro soldi e li inchioderemo, dice, le sue inchieste valicano l'Oceano, dagli Spatola ai Gambino è un attimo. Giovanni non si ferma più, la mafia massacra anche Gaetano Costa, lui parte per l'America, Rocco e Giuliani son più avanti, Dea e Fbi anche, le indagini corrono nell'etere, cadono anche Pio La Torre e Carlo Alberto Dalla Chiesa, dopo Chinnici, Boris Giuliano e Emanuele Basile.

Il pool è una realtà, Tommaso Buscetta la chiave di tutto, le notti in caserma a studiar da murati vivi le carte, il maxiprocesso la conclusione naturale: 360 condanne, 2665 anni di carcere, la rabbia dei mafiosi su Giuseppe Montana e Ninni Cassarà. Il pool è come l'Idra, cresce e si rigenera. Paolo è ora pm a Marsala, con Caponnetto, Di Lello e Guarnotta ci sono De Francisci, Natoli e Conte.

L'Italia degli onesti si toglie il cappello di fronte a loro, il Csm reagisce con giochi di prestigio: no a Falcone, sì a Meli. Che si insedia e smantella tutto. Giovanni non abbandona, resiste eroicamente.

21 giugno 1989, un borsone con 58 candelotti di tritolo sul mare dell'Addaura sono il segnale che il tempo è arrivato, le lettere di un "Corvo" un sinistro presagio, si apre la stagione dei veleni, quel giudice, ora procuratore aggiunto, cerca solo pubblicità. Leoluca Orlando a Samarcanda accusa Giovanni, e non se ne pente, Totò Cuffaro fa lo stesso. Il socialista Claudio Martelli gli offre una possibilità, Giovanni è a Roma.

I mafiosi gli stanno addosso, la superprocura è l'arma letale e lo sanno. "Non si fermeranno, il prossimo sarò io" dice Giovanni ai funerali di Antonino Scopelliti. Isolamento, solitudine si tagliano con il coltello. Rilascia un'intervista a Marcelle Padovani: "Si muore generalmente perchè si è soli o perchè si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perchè non si dispone delle necessarie alleanze e perchè si è privi di sostegno".

È il 23 maggio 1992. Il suo aereo arriva alle 16:45 a Punta Raisi. Giovanni si sistema alla guida della Croma, accanto a lui la sua Francesca, nell'altra auto Vito Schifani alla guida, poi Antonio Montinaro e Rocco Dicillo. Il botto, all'altezza di Capaci, uno scenario di guerra.

Giovanni è ancora vivo, Francesca pure, le sue prime, uniche parole, d'amore: "Dov'è Giovanni?".

Separati, per la prima volta dopo il loro incontro, nel quale parlarono così tanto da scoprire alla fine di essersi innamorati, da cinque ore: alle 19:05 muore lui, alle 22 Francesca lo raggiunge.

"Con la vostra indifferenza e le vostre critiche voi avete fatto morire Giovanni" - l'atto di accusa dell'amica giudice Ilda Boccassini ai colleghi - "Diffidavate di lui e ora qualcuno ha il coraggio di andare ai suoi funerali".

Ciao Giovanni Salvatore Augusto, il Tuo ricordo è più vivo che mai, e cammina sulle nostre gambe ❤

 

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18 maggio 1939, nasce Giovanni Falcone

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