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"Attualmente viviamo una fase di regressione verso la barbarie. Le sembra che oggi si applichi la ragione?". Parte da questa domanda l'intervista, pubblicata da La Repubblica, a Vittorino Andreoli, il celebre psicologo e psicotetapeuta, che si è soffermato anche su alcuni dei casi di cronaca più devastanti, come il pestaggio, seguito dalla morte, di Antonio Stano a Manduria.
In crisi è la ragione, ma anche la legge: "Mancano le regole, gli esempi. Non ci sono più le leggi, che, diceva Platone, devono servire perché ci si rispetti tutti. La legge oggi è diventata una modalità per fare quello che si vuole giustificandosi. Non valgono più regole, parole che erano a fondamento del vivere civile", dice Andreoli.
"... Da quanto tempo non si sente più usare la parola "ladro", che è uno che si adatta? Ormai c'è una perdita di ragione generalizzata, una prevalenza di istinti e pulsioni non più inibiti. Mi piace una donna? La pulsione da soddisfare è possederla. Mi piace un telefonino che non posso acquistare? Lo rubo. Non è un caso che per avere successo bisogna essere idioti. Per non dire del potere. Il potere è in mano ai cretini, la cultura è considerata inutile, il sapere non conta. Conta il potere come verbo, faccio perché posso non perché è utile. Il potere è la più grande malattia sociale che esiste. Di fronte a certe imbecillità non si può stare zitti".
E sulla proposta di "castrazione chimica", nessuno spazio di discussione, è inutile e controproducente: "Ciò che attrae una persona violenta o un pedofilo non è l'atto sessuale quanto il fatto di poter dominare la vittima, ricorrendo alla sopraffazione. È possibile che ci sia qualcuno convinto che la castrazione chimica eliminerà la violenza? Non è il testosterone, è la mente, è il fatto che senza la ragione, gli affetti, i principi a fare da freno, diventiamo crudeli. Il problema è tutto quello che questa regressione ci sta portando via, per cui assistiamo a spettacoli indegni: ruba chi accusava gli altri di farlo, si delegittima la magistratura, si insufflano paure".
"Esiste una strada per invertire la rotta?" è l'ultima domanda posta ad Andreoli, che risponde così: "Ho ancora fiducia nei giovani. Ce ne sono di bravissimi, che si impegnano, animati da grande passione. Penso anche a quei bambini che diffondono messaggi positivi, speriamo non li strumentalizzino. Ma siamo in grande pericolo. Voglio credere nei giovani, ecco perché non utilizzo il termine bullismo, creato per riferirsi prevalentemente a loro. Affido le mie speranze non al potere, ma ai giovani che non ce l'hanno".
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