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Il 25 settembre 2022 passerà alla storia come la fine di una Legislatura, dove si sono succeduti tre governi e una sfiducia, al Presidente del consiglio, di cui, a tutt'ora nessuno vuole assumersi la paternità.
Ma non perché non ci siano i "responsabili", mi si scusi il termine, ma perché, come spesso accade nella vita politica italiana, soprattutto, si tira il sasso, a volte come un macigno, e dopo si cerca di nascondere la mano.
Le votazioni del 4 marzo 2018 avevano premiato abbondantemente il Movimento 5Stelle con quasi il 33 per cento dei voti permettendogli di essere il primo partito sia alla Camera sia al Senato.
Dopo diversi contatti e diverse riunioni, nasce il primo governo formato da ministri sia del Movimento 5Stelle sia della Lega. Primo Ministro il prof. Giuseppe Conte, che non ha aveva mai fatto politica, nemmeno a livello di amministrazione di condomini. Ed ora, nella logica che uno vale uno di grillina memoria, gli tocca governare un Paese, con infiniti e complicati problemi, qual è l'Italia.
Il governo non ha lunga vita e si dimette.
Così Beppe Grillo, Giuseppe Conte, Luigi Di Maio benedicono la formazione di un nuovo governo formato dal movimento 5Stelle e con i partiti della sinistra rappresentati in Parlamento: il PD, LEU e Italia Viva di Matteo Renzi, nata dalla scissione con il PD. Presidente del Consiglio sempre Giuseppe Conte.
Anche questo governo subisce la stessa sorte del primo.
Il 26 gennaio 2021 Conte si dimette e il 13 febbraio giura Mario Draghi, nuovo presidente del consiglio di un governo di Unità nazionale, si fa per dire, dove entrano tutti i partiti presenti in Parlamento, tranne Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni.
Il mandato affidato al nuovo presidente del consiglio Mario Draghi, se da una parte certificava, ancora una volta, l'inconsistenza della classe politica italiana; dall'altra conteneva i due maggiori problemi di cui il nuovo governo si sarebbe dovuto occupare.
Nel frattempo si era aggiunto un terzo problema: il 24 febbraio scorso la guerra russo-ucraina.
La pandemia, con tutti i relativi problemi sanitari, economici, sociali e portare a termine il PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Non è altro che un programma di investimenti, preparato dall'Italia per potere accedere a quei fondi europei, in parte concessi gratuitamente e in parte da ritornare. Fondi messi a disposizione dal Next Generation EU come risposta alla crisi sanitaria che ha coinvolto tutti i Paesi europei. E poter rilanciare l'economia.
"I Paesi per poter usufruire di questi investimenti devono presentare delle riforme della pubblica amministrazione, della giustizia, della semplificazione e della competitività. Le aree: pubblica amministrazione, giustizia, semplificazione e competitività. Le risorse a disposizione dell'Italia e stanziate nel piano ammontano a 191,5 miliardi di euro, ripartiti in sei specifiche missioni. La prima riguarda la digitalizzazione, l'innovazione, la competitività e la cultura, 40,32 miliardi di euro; la seconda la rivoluzione verde.
Per quanto riguarda le riforme, il PNRR prevede degli interventi di natura strutturale in quattro macro aree: transizione ecologica, 59,47 miliardi, la terza le infrastrutture per una mobilità sostenibile, 25,40 miliardi di euro, la quarta l'istruzione e la ricerca, 30,88 miliardi di euro, la quinta l'inclusione e la coesione, 19,81 miliardi di euro, e la sesta la salute, 15,63 miliardi di euro. Inoltre, al fine di finanziare ulteriori interventi, il Governo italiano ha previsto un fondo complementare di 30,6 miliardi di euro che portano gli investimenti totali del PNRR a 222,1 miliardi di euro", come possiamo leggere spulciando in qualsiasi motore di ricerca.
L'Italia ha ottenuto un primo versamento di 21 miliardi di cui 10 a fondo perduto e 11 da restituire. E il secondo è in arrivo.
Si poteva fare meglio? Non so. Si è fatto poco? Forse.
Ma una cosa è certa non possiamo stare a guardare e a ghignare senza aver prima riflettuto in quale stato versa il nostro paese.
Il Presidente Sergio Mattarella ha già sciolto le Camere e ha stabilito che si andrà a votare il 25 settembre 2022, in una sola giornata e dalle ore 07 alle ore 23. Il governo attuale, anche se sfiduciato, si dovrebbe occupare solo degli affari correnti. Ma il Presidente Mattarella ha dato mandato anche di occuparsi di tutti i problemi inerenti la pandemia, il PNRR e la guerra in atto ai confini dell'Europa.
Mi scuso per questa nota che si occupa di "altro" anziché di "libri", anche se il titolo di questa rubrica è: "Di libri e di altro".
Da ieri sera sul Web si è aperta la caccia a tutte quelle notizie che mettono in evidenza perplessità per questa interruzione dell'azione governativa.
La cadenza naturale sarebbe stata il prossimo mese di febbraio.
I rischi che corre il nostro Paese sono tanti. Tantissimi,
Abbiamo il debito pubblico più alto tra tutti i Paesi europei, le fragilità del nostro sistema sociale sono note a tutti. E non sempre, quanto c'è disparita di prezzi, al momento degli acquisti, tra il nostro Paese ed un altro, la colpa sia del nostro Governo. E' perché l'altro Paese ha messo in atto politiche virtuose, Ha percorso la cultura delle "formiche", mentre noi abbiamo privilegiato quelle delle "cicale".
I problemi di un'amministrazione statale sono infinitamente complessi. E non possiamo banalizzarli con una vignetta, con una tabella, con un post.
Queste banalizzazioni mai tengono conto della problematicità delle situazioni. Il debito grandissimo delle generazioni precedenti, lo stiamo pagando noi. E i nostri figli e i nostri nipoti, pagheranno quelli che noi stiamo facendo oggi.
Ricordiamocene quando mettiamo orgogliosi "mi piace" a post senza testa né coda.
Ricordiamocene.
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Rosario Antonio Rizzo
Dopo il conseguimento del diploma di insegnante di scuola elementare all’Istituto magistrale “Giuseppe Mazzini” di Vittoria, 1962, si reca in Svizzera, dove insegna, dal 1964 al 1975, in una scuola elementare del Canton Ticino.
Dal 1975 al 1999 insegna in una scuola media, sempre nel Canton Ticino e, in corso di insegnamento dal 1975 al 1977 presso l’Università di Pavia, acquisisce un titolo svizzero, “Maestro di scuola maggiore” per l’insegnamento alla scuola media. Vive tra Niscemi e il Canton Ticino. Ha collaborato a: “Libera Stampa”, quotidiano del Partito socialista ticinese; “Verifiche” bimensile ticinese di scuola cultura e società”; “Avvenire dei lavoratori”; “Storia della Svizzera per l’emigrazione”“Edilizia svizzera”. In Italia: “Critica sociale”; “Avanti”; Annali” del Centro Studi Feliciano Rossitto; “Pagine del Sud”; “Colapesce”; “Archivio Nisseno”.