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Scontro in Antimafia, Di Matteo fatto fuori dal pool da De Raho, provvedimento non convince

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Clamoroso scontro ai vertici dell'antimafia. Mentre i riflettori dei grandi media italiani ed internazionali sono puntati sui risultati elettorali che saranno resi noti tra poche ore, si consuma una frattura del tutto imprevedibile tra il procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho e il pm Nino Di Matteo che è stato rimosso d'imperio dal primo con effetto sostanzialmente immediato dal Pool antimafia, e ciò per aver compromesso - secondo la tesi di De Raho - delicate indagini in corso rivelando in TV  "elementi di indagini aperte". Il magistrato, che in passato aveva istruito il processo "Trattativa", era stato inserito dal procuratore nazionale, insieme a due altri magistrati, all'interno del pool sulle "Stragi eccellenti". Ciò fino a poche ore fa, perché con il provvedimento adesso assunto, Di Matteo può considerarsi ormai fuori dal nucleo, essendo stata adottata una sanzione punitiva a suo carico "per aver interrotto il rapporto di fiducia nel gruppo". Dal 28 maggio prossimo, pertanto, Di Matteo non potrà occuparsi delle indagini al centro del lavoro del pool tra le quali gli omicidi di Carlo Alberto Dalla Chiesa, allora prefetto di Palermo, e di Piersanti Mattarella, Presidente della Regione Siciliana e fratello dell'attuale Capo dello Stato. Ciò in quanto, secondo De Raho, "non avrebbe dovuto parlare in televisione di indagini che sono state di recente riaperte e quindi sono ancora riservate".

Sotto accusa, in particolare, le dichiarazioni rilasciate da Nino Di Matteo ad Andrea Purgatori di La7 in un programma andato in onda alcuni giorni prima del XXVII anniversario della strage di Capaci. Il giornalista aveva rivolto al pm palermitano alcune domande, in particolare riguardo l'identità dei potenziali mandanti della stessa strage. Come è possibile constatare rivedendo  quell'intervista, Di Matteo rispose che "è molto probabile che non ci fosse solo Cosa Nostra dietro l'attentato, ma anche altri uomini estranei all'organizzazione criminale". Così come, esprimendosi in ordine al boss Matteo Messina Denaro, tuttora latitante, aggiunse che "sa molte cose ed è in grado di ricattare lo Stato. La sua latitanza, come quella di Provenzano, è protetta da qualcuno".

Il provvedimento di destituzione dal pool del magistrato palermitano sta suscitando in queste ore molteplici reazioni, quasi tutte di solidarietà a Di Matteo. Sono in tante le associazioni della società civile, ma anche giornalisti e perfino magistrati che, con interventi alle agenzie di stampa ed anche nei social, ritengono inspiegabile la censura del procuratore nazionale antimafia, alla luce soprattutto della circostanza che le dichiarazioni rese da Di Matteo non potrebbero essere considerate nuove, né tali da danneggiare in alcun modo il corso delle indagini. Si tratterebbe, in altre parole, di acquisizioni ormai conclamate, sicché il provvedimento risulterebbe del tutto immotivato e abnorme.

Il caso finirà certamente al CSM e gli esiti dell'esame saranno imprevedibili. Il quotidiano "La Repubblica" ha anticipato, riportando indiscrezioni, che numerosi consiglieri dell'organo di autogoverno della magistratura nutrirebbero forti perplessità in ordine al carattere di novità delle dichiarazioni del magistrato palermitano, oggetto dell'intervento contestato dal superprocuratore. Di Matteo avrebbe insomma parlato solo di "elementi già noti", "cose che si trovano facilmente anche su Google". 

Uno scontro, pertanto, che riserverà certamente numerose sorprese, ma che, obiettivamente, non fa che lacerare ulteriormente un fronte antimafia già scosso da numerose polemiche, come quelle che si sono registrate in occasione dell'anniversario della strage, quando numerosi protagonisti dell'antimafia, tra i quali il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il presidente della commissione regionale Antimafia Claudio Fava e il Presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, ritennero di disertare i due fondamentali momenti della giornata, quello della riflessione commemorazione nell'aula bunker e quello, pomeridiano, del ricordo delle vittime davanti l'albero Falcone. 

 

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