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Roberto Gervaso, nella "Storia d'Italia" c'è anche Lei

Roberto Gervaso. Se n'è andato il 2 giugno 2020, in punta di piedi. Per l'autore de La storia d'Italia, non avrebbe potuto esserci giorno migliore. Scrittore, giornalista, intellettuale, divulgatore, commentatore. Da Roma a Londra, da New York a Parigi, Roberto Gervaso era considerato uno dei padri della cultura italiana, insieme a pochi altri Grandi, tutti scomparsi, a partire da Montanelli. Un giorno, primi anni Sessanta, è lui, Indro, a prenderlo sottobraccio. Scriviamo insieme la Storia d'Italia, prendiamoli un po' per il culo. Ti sei laureato con una tesi sulla città del Sole di Campanella, sei perfetto per raccontare le bravate dei nostri politici.

 Maestro, che bella idea, andiamo. Libri su libri, dissacratori, il potere alla berlina, ma Roberto non risparmia nessuno, popolo compreso. L'italiano non giudica i politici per quello che fanno o non fanno nell'interesse della nazione, ma per quello che fanno o non fanno nell'interesse suo. Vorrebbe più leggi per avere più occasioni di trasgredirle. Siamo un regime che non diventa dittatura perché corretto dall'anarchia di tutti. Ho scritto la storia, ma forse è meglio che mi occupi di donne. Diavoli senza i quali la vita sarebbe un inferno. Quanta ironia, e amore e rispetto, mentre scrive il Galateo erotico e quello sentimentale. Roberto è all'apice del successo, incontra tutti, da Salvador Dali a Georges Simenon, da Mikhail Gorbaciov a David Rockefeller.

 Ci sono anche i momenti bui, angoscia, depressione. Perché la mattina non mi alzerei mai? Perché invidio l'ultimo clochard che incontro per strada, alla stazione, sui gradini di una chiesa? Eppure, non perdo la speranza. Piano piano, impercettibilmente, le ante della mia finestra si dischiudono, ma non posso ancora affacciarmi. Solo uno spiraglio, che fa filtrare un pallido raggio di luce. È l'inizio della rinascita.

Il 2 giugno 2020 se n'è andato. «Sono sicura che racconterai i tuoi splendidi aforismi anche lassù. Io ti porterò sempre con me. Addio. Sei stato il più grande, colto e ironico scrittore che abbia mai conosciuto. E io ho avuto la fortuna di essere tua figlia».
82 anni ottimamente vissuti, è questo ciò che più conta, anche nella memoria dei vivi. Grazie, Maestro!

 

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