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Riunioni inutili e stipendio minimo, Della Loggia: insegnanti condannati all´irrilevanza

maria-di-benedetto

 

Ernesto Galli della Loggia è un noto intellettuale italiano, e uno tra gli editorialisti del Corriere della Sera. Ricoperto prestigiosi incarichi accademici. Professore ordinario di Storia dei partiti e movimenti politici presso la facoltà di Scienze politiche dell´Università di Perugia dal 1987 e, dal 1990, membro del Consiglio direttivo della "Società italiana per lo studio della storia contemporanea" (SISSCO). Nel 1995 ha fondato il mensile Liberal, e dal 1993 è editorialista del Corriere della sera. Membro del comitato scientifico della Fondazione Italia USA, dal 2005 al 2007 è stato preside della Facoltà di Filosofia dell´Università Vita-Salute San Raffaele di Milano (con sede a Palazzo Arese Borromeo, Cesano Maderno) e professore ordinario di Storia contemporanea fino all´ottobre 2009.
Ieri, 24 aprile 2018, ha pubblicato sulle colonne del quotidiano milanese, un editoriale dal titolo "Bullismo e aggressioni, così abbiamo permesso l´irrilevanza degli insegnanti" che di seguito pubblichiamo:
 
 
"Essa testimonia infatti dell´ideologia che domina da anni tutto l´ambiente dell´istruzione primaria e secondaria italiana. Che non è tanto, come qualcuno potrebbe pensare, l´ideologia del permissivismo a ruota libera nei confronti degli studenti che ha trovato una conferma simbolica nell´abolizione decretata lo scorso anno di quello che era una volta il voto di condotta, oggi sostituito da un «giudizio sintetico» dal solito sapore socio-psicologico comune a tutte le salse con cui la burocrazia del Miur è solita condire i suoi illeggibili testi. No, dietro il dilagare del teppismo fuori e dentro le aule c´è altro: c´è il dato di fatto (e l´ideologia) dell´irrilevanza del docente. C´è la cancellazione della figura e del ruolo dell´insegnante. Che in molti casi diventa, ahimè, una inevitabile autocancellazione.
 
Riunioni inutili
Obbligato infatti a essere presente in decine di riunioni le più varie e inutili; oberato dai compiti più diversi, costretto a riempire pagine e pagine di relazioni e questionari dementi, inquadrato, condizionato e indottrinato da istruzioni e disposizioni tanto banali quanto cervellotiche, considerato buono a tutto fare (da curare il «disagio» di un giovane autistico a guidare una scolaresca per le vie di San Pietroburgo), l´insegnante non riesce più a identificare il proprio vero ruolo mentre avverte comunque di non essere più il centro motore dell´istituzione scolastica. Egli perde così il senso di sé e del suo lavoro. Non riesce più a concentrarsi sulla costruzione così personale e solitaria del proprio rapporto con gli allievi. Ma proprio non trovando più se stesso egli perde anche l´autorità: che del resto uno stipendio misero, un vasto disconoscimento sociale e famiglie aggressive e sprezzanti contribuiscono vieppiù a negargli. E in tal modo non è più la «sua» quella classe che gli sta davanti di cui una volta conosceva tutti uno per uno, e da cui aveva avuto modo giorno per giorno di farsi conoscere. Ora ciò che gli siede di fronte è un aggregato di estranei necessariamente riottosi e ostili. Dai quali chi insegna è ormai psicologicamente pronto a farsi «sciogliere nell´acido»: secondo la minaccia del giovane furfante di turno che in teoria dovrebbe redimere. E senza fiatare".

 

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