Secondo i carabinieri, che hanno denunciato la coppia per lesioni e interruzione di pubblico servizio, i genitori, 47 anni lui e 33 lei, si sono recati nell´istituto Vittorini contattati dal figlio dodicenne che aveva riferito di essere stato rimproverato dall´insegnante. La coppia ha aggredito, sotto gli occhi degli altri studenti, l´insegnante che è stato costretto a fare ricorso alle cure dei medici dell´ospedale Di Maria di Avola.
Uno sguardo alla giurisprudenza
Quanto accaduto non può essere in nessun modo giustificato, e neppure compreso. Merita una condanna netta ed assoluta e rispetto a comportamenti come quelli in questione, la Scuola e il Ministero, e non solo il docente ed i propri familiari, hanno il dovere di chiedere alle autorità una esemplare punizione dei bruti, e di costituirsi parte civile nel processo penale che dovesse essere instaurato - e noi ci auguriamo che lo sia - ai danni degli aggressori.
La vicenda offre tuttavia il destro per tentare una riflessione in ordine a una fattispecie, assolutamente non ricorrente nel caso in questione, e cioè l´abuso dei mezzi di correzione ai danni degli alunni. Ciò, proprio per marcare la differenza tra la figura tipica di reato prevista dalla legge a carico di un insegnante e l´episodio in questione, nel quale il docente aveva semplicemente compiuto il proprio dovere in forma perfettamente rispettosa della legge.
Una delle ultime occasioni in cui la Suprema Corte di Cassazione si è espressa in merito è stata con la sentenza numero 3801 del 25 gennaio 2017, con cui la Corte di legittimità ha confermato la condanna ad un mese di carcere a carico di un professore che aveva abusato dei propri poteri esagerando con i rimproveri agli alunni.
Il reato sul quale la Suprema Corte ha avuto modo di esprimersi è quello di abuso dei mezzi di correzione, punito con la reclusione fino a sei mesi: non si tratta esclusivamente di violenza fisica ma anche psicologica così come dice a chiare lettere la sentenza della Corte ma come lascia anche intendere l´articolo del Codice Penale che essa ha applicato: «Chiunque abusa dei mezzi di correzione o di disciplina in danno di una persona sottoposta alla sua autorità, o a lui affidata per ragione di educazione, istruzione (...) è punito, se dal fatto deriva il pericolo di una malattia nel corpo o nella mente, con la reclusione fino a sei mesi».
È chiaro che, per rientrare nella condotta incriminatrice, la condotta del docente deve essere tale da umiliare ed offendere in maniera rilevante la personalità dell´alunno, mentre non necessariamente è richiesta una violenza anche fisica e a stretto rigore neppure verbale. Tanto che, nella circostanza che ha condotto la Suprema Corte a confermare la condanna ad un mese di reclusione, il docente aveva abusato dei mezzi di correzione costringendo il proprio alunno a scrivere per ben 100 volte nella lavagna di essere un deficiente.