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Quel triste tintinnio di manette, sinfonia di epifenomeni mediatici. Piercamillo Davigo, l´ultima esternazione

Alberto-Pezzini
Cari amici avvocati, voglio farvi qualche domanda perchè purtroppo non ho più risposte su certi epifenomeni a cui assisto.
Vi chiedo di interagire con me per spiegarmi se non capisca niente oppure se il sistema si sia ormai definitivamente inceppato.
Piercamillo Davigo.
L´ultima esternazione l´ha fatta a Di Martedì, il salotto gauche caviar di Floris.
 
Ha detto che – nel caso di Penati – il fatto di non aver rinunziato alla prescrizione non è onore.
Non è questo a scandalizzarmi (io? Antimoralista per eccellenza, e avvocato ?).
No, non me ne frega niente di un´affermazione del genere che posso anche condividere giuridicamente quando la si legge alla luce dell´art. 54 Cost.
 
Quello che mi ha spaventato è quando il magistrato ha detto di saper distinguere i ladri dai non ladri perchè è il suo mestiere.
Come fa ?
Seguirà un criterio lombrosiano e fisiognomico in base al quale riesce a capire se uno rubi oppure no?
Oppure ne sentirà l´odore ? Boh.
Ditemi secondo voi se un´affermazione come questa in un giudice – Presidente di Sezione della Seconda Penale della Corte di Cassazione – possa starci.
Ho paura di un giudice che pronunci parole del genere, non foss´altro perchè mi sembrano una dichiarazione di principio tanto perentoria quanto assolutista.
Penserei che il giorno in cui mi trovassi a dover difendere un abuso di ufficio, o una concussione in Corte, se Davigo ha "riconosciuto" nel mio cliente (anche se in Corte non vengono mai) un ladro, che ci andrei a fare?
 
Non è che il suo giustizialismo lo porta ormai ad esprimere affermazioni che – nate storicamente nella temperie specifica ed unica del 1992 – oggi non stanno più in piedi se non sotto la luce di una barbarie giuridica in libertà?
 
Prendete due uomini opposti e due concezioni diverse.
Davigo da una parte e Colombo, Gherardo, dall´altra.
Erano entrambi dentro il pool di Mani Pulite, ma oggi occupano posizioni ideologicamente opposte.
 
In un libro scritto a quattro mani dai due colleghi, La tua giustizia non è la mia (Longanesi), Colombo dice:"A mio parere il carcere, così come lo intendiamo e lo applichiamo, invece di essere una misura utile è dannosa", mentre Davigo: "Se perdoni sempre tutti, i cittadini non avranno mai senso di responsabilità, che passa anche attraverso la sottoposizione di una persona alle conseguenze delle sue azioni".
 
Colombo l´ho conosciuto personalmente per aver presentato un suo libro una bella sera d´estate.
E´ un uomo colto, riservato, dalla mente che sembra un rasoio ed è un ex giudice che credo abbia capito quanto grande sia il pericolo delle facili condanne, dei dubbi dentro i quali gli errori ci sono ma non li vedi.
Un uomo malinconico, in fondo, che oggi fa il Presidente di una delle case editrici più importanti d´Italia e forse ha deciso di sublimare nei libri e nella cultura quello che dovrebbe essere sempre l´anima di un giudice: il dubbio.
 
Con questo vi chiedo allora, se la prescrizione come concetto e categoria giuridica non coincide con l´onore, il dubbio può convivere con l´assolutismo?
Ma soprattutto, può convivere con la sovraesposizione mediatica?
 
Può un giudice andare sempre in televisione a parlare di corruzione e ricevere caterve di applausi dalle persone che lo vedono come un eroe, forse soltanto perchè non hanno mai conosciuto quale sia il sapore della giustizia quando ci si finisce dentro ?
 
"Ci trattano veramente come non-persone", scrisse Gabriele Cagliari nella sua lettera d´addio, prima di suicidarsi, "come cani ricacciati ogni volta al canile...Siamo cani in un canile dal quale ogni procuratore può prelevarci per fare la sua brava esercitazione e dimostrare che è più bravo e severo di quello che aveva fatto un´analoga esercitazione alcuni giorni prima, o alcune ore prima...".
Secondo voi il male oscuro che mina la giustizia italiana, non è ancora ora che tramonti ?
Il giurista fiorentino Luigi Ferrajoli, nel volume Diritto e ragione, scrisse che il diritto penale prodotto in Italia per fronteggiare l´emergenza del terrorismo e la criminalità organizzata è indubbiamente in contrasto con i principi dello Stato di diritto.
Cosa ne pensate ? Sono solo un povero stupido?
 
Alberto Pezzini, autore di questo articolo è nato a Sanremo nel 1967. Fa l´avvocato ed è pubblicista. Collabora con Libero e Avvocati. Ha scritto Volevo fare l´avvocato (Historica 2015), Mamma e Papà non litigate (Historica 2016), Ciao Papà sono qui (2016), Lo scugnizzo e i gabbiani (Historica 2016), viaggio nel POnente LIgure. Il confine sconosciuto (Historica 2017). fa l´avvocato ma vorrebbe diventare uno scrittore come Fred Uhlman, quello de L´amico ritrovato. Magari prima dei settant´anni.
 
 
 

 

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