Dal conferimento dell´incarico, un periodo rosa e fiori, quasi una luna di miele, a quando dopo una sconfitta, ma anche senza di questo, quel cliente diventa il tuo peggior nemico. Kramer contro Kramer erano due innamorati. Qui è roba da Vietnam. Da lotta continua. Della patologia o, se preferite, della decadenza di un rapporto nella riflessione domenicale di Alberto Pezzini.
Voglio parlare di un perverso meccanismo procedurale. Di natura civilistica.
Che tutti noi conosciamo e contro il quale ci ritroviamo inermi.
Tizio viene da voi per una causa civile.
Vi conferisce il mandato e vi paga l´acconto. E´ l´inizio della vostra luna di miele.
Telefonate flautate ed email dolci come albicocche di giugno. Siete per lui l´avvocato più capace del mondo.
Se poi arriva anche qualche risultato processuale, non c´è spazio alla sua gratitudine.
Passa il tempo.
Voi continuate a lavorare. Sempre con immutato impegno. Ci credete. Patite una sconfitta. Modesta, di poco spessore, ma apre una piccola crepa. Invisibile ad occhio nudo, ma c´è.
Il rapporto comunque procede. Avvocato, sono nelle sue mani.
Il secondo acconto è un poco più sofferto del primo, versato sull´onda dell´entusiasmo.
Accade una seconda sconfitta.
Non avrò sbagliato la linea difensiva ? Devi spiegare al cliente cosa non è andato e già vedi nei suoi occhi una luce diversa.
Una fiammella che non avevi mai visto prima, lievemente inquietante, l´avvisaglia di qualcosa che non sai ancora decifrare.
Va bene avvocato, mi fido di lei. Sono nelle sue mani.
Se sbagli ancora una volta, cambia tutto.
Le telefonate cominciano a diradarsi e a volte il cliente non risponde neanche più.
Tu non hai colpa, o forse sì.
Hai speso tutto in questa causa a cui hai creduto ma i giudici sono tutti di parere opposto.
Ogni volta che insisti in quella direzione, ti sbugiardano.
Sembra lo facciano apposta.
Il cliente non paga più.
Da un giorno all´altro ha chiuso i rubinetti e tu sei trascolorato, non esisti più.
Si è verificata la trasmutazione evocata da Nietzsche in Così parlò Zarathustra.
Prima cammello, perchè ti addossi le cure, i problemi e tutto il carico da novanta di un cliente.
Poi il cammello si trasforma in leone.
Avvocato, lei sì che vale, mica come quel coglione che mi difendeva prima. Gliel´ha cantate chiare. Eppure perdete lo stesso.
Infine, il leone diventa un fanciullo. Secondo il filosofo quest´ultima fase coincideva con l´innocenza, la purezza.
Per noi avvocati tornare fanciulli significa invece perdere tutta la credibilità che ci eravamo illusi di avere acquistato.
Un fanciullino senza la lievità poetica di Giovanni Pascoli, un ragazzino, un incapace.
Sei costretto a dismettere il mandato perchè non ti pagano più ma intanto il cliente continua a fare finta di niente. Non va da altri colleghi.
Nel processo civile la tua responsabilità è qualcosa di immanente. Resta cioè fino a quando il cliente non ti sostituisce con un nuovo avvocato. E´ quasi simile alla parte civile nel processo penale. E´ un sempreverde che non ha bisogno neanche di acqua.
Se nel processo civile non vieni sostituito, resti impigliato.
Puoi fargli un decreto ingiuntivo ma intanto continuerà a godere dei tuoi benefici. Gratis.
Infine.
L´ultima minaccia, quella che si profila all´orizzonte ma molti di noi non hanno ancora intuito nella sua effettiva pericolosità.
Quando gli fai la causa per farti pagare, il cliente estrarrà dal cilindro le registrazioni.
Le ultime volte in cui era venuto in studio lo avevi visto strano, con una luce inusuale negli occhi,una specie di chioccolìo visivo ad intermittenza.
No, non può essere.
Invece lo era.
Ti stava registrando. Quelle registrazioni tra presenti – effettuate a tua insaputa in un luogo di privata dimora come l´ufficio – diventano in qualche modo utilizzabili nel processo civile.
La cosa più grave non sono i clienti che registrano te o la segretaria. Sono i colleghi che si prestano ad (ab)usare in giudizio principi di prova (?) e/o indizi come questi.
Tale è diventata la degenerazione della professione per cui il peggior nemico non è più il cliente ma il nuovo collega che quello si è trovato dopo di te.