La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Sostituto procuratore della Repubblica di Trieste, Federico Frezza, contro la condanna inflittagli dalla Sezione disciplinare del Csm alla censura e al trasferimento d´ufficio alla Procura di Treviso, per l´uso di «toni irridenti» nei confronti del procuratore e del Pg di Trieste, in una telefonata intercettata con un giornalista. La sentenza è stata emessa dalle Sezioni Unite della Corte e pubblicata il 23 ottobre.
La vicenda riguarda un´indagine della Procura triestina su una presunta violazione dei segreti d´ufficio su alcune vicende giudiziarie, nella quale Frezza era stato prosciolto dalla Procura di Bologna, competente per territorio. Parallelamente era stato disposto il deferimento del magistrato al Csm, che lo aveva censurato e ne aveva disposto il trasferimento riguardo a due capi di incolpazione su cinque, per un comportamento «gravemente scorretto» nei confronti del capo sezione Dia Trieste e del personale lì in servizio, e per aver usato, in una telefonata intercettata con un giornalista di un quotidiano, «toni irridenti» nei confronti del Procuratore della Repubblica e del Procuratore generale, sostenendo che «emanavano disposizioni solo per dimostrare di esistere e mettersi al riparo dai problemi».
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