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Mentre non pare destinato a ridimensionarsi il ciclone che ha investito, a seguito dell'inchiesta di Perugia, la magistratura italiana e il suo organo di autogoverno, il Consiglio Superiore della Magistratura, il ministro di Giustizia Alfonso Bonafede ha rilasciato una intervista al quotidiano La Repubblica, rispondendo ad alcune domande delicate anche sulle prospettive dello stesso organo e sulle possibili dimissioni dei suoi membri. L'intervista è stata postata dal medesimo ministro nella propria bacheca Facebook dalla quale la traiamo, trascrivendola di seguito:
Un ciclone travolge la magistratura e il Csm. Lei Alfonso Bonafede finora ha taciuto. Perché? «Come Guardasigilli non entrerò mai nel merito delle indagini e avrò sempre il massimo rispetto per l'autonomia e l'indipendenza della magistratura. Ma ora i cittadini devono sapere che sto monitorando con attenzione tutta la vicenda e che le istituzioni sapranno reagire perché mi sta a cuore soprattutto la credibilità, il funzionamento e l'immagine della giustizia». Qualcuno l'ha mai avvicinata? «Io non temo nessun avvicinamento. Ho spalancato le porte di via Arenula perché tutti sanno che non esprimo mai opinioni che possono condizionare decisioni altrui, se non nei limiti dei miei poteri. La mia sensibilità su questo è altissima. Ho incontrato al ministero Ermini e i vertici della Cassazione Mammone e Fuzio, e solo una volta in tutto l'anno ho visto i laici del Csm indicati dal MoVimento 5 Stelle perché addirittura uno di loro non lo conoscevo neppure».
La sua legge spazzacorrotti ha ampliato l'uso dei Trojan. Insisterebbe ancora per quella norma? «Assolutamente sì, perché il feedback che mi arriva dalle procure e dalle inchieste in Italia mi conferma che si tratta di uno strumento importante nella lotta alla corruzione».
Lei ha mobilitato i suoi ispettori. Come si può reggere un Csm che dovrebbe garantire le azioni disciplinari se lui stesso è oggetto di un'indagine del ministero? «Questo lo deve chiedere al Csm, io mi muovo nei limiti della Costituzione».
La destra, ma non solo, rilancia il sistema del sorteggio per disarticolare le correnti. Ci sta pensando anche lei? «Bisognerà incidere sul sistema elettorale, sulla necessità di garantire un riconoscimento più oggettivo della meritocrazia dei magistrati, con criteri che risultino del tutto oggettivi. Ma bisognerà anche fermare le porte girevoli, chi fa politica non può più tornare indietro».
Si riferisce a Ferri? «Non parlo di singoli casi anche perché la legge non potrebbe essere retroattiva».
Ermini parla di un Csm che può perdere "irrimediabilmente" ogni sua credibilità. L'Anm chiede le dimissioni a raffica dei colleghi coinvolti. E lei? «Il sistema attuale ha dimostrato di non stare più in piedi. Io intendo cambiarlo. Ovviamente mi confronterò con le altre istituzioni e all'interno della maggioranza, ma proporrò criteri obiettivi che premino il merito. Sarà un giro di vite, quel cambiamento che si aspetta da decenni e che finalmente impedirà le degenerazioni del correntismo».
Vieterà le correnti? «Il diritto dei magistrati di associarsi non può essere messo in discussione, rappresenta una crescita culturale. Ma sulle degenerazioni tutti hanno sempre detto che era necessario intervenire, ma nessuno lo ha fatto».
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