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Papa Francesco, “Fratelli tutti” Da papa Francesco a san Francesco

rizzo

Lo scorso mese di ottobre, veniva data alla stampa l'Enciclica di Papa Francesco, "Fratelli tutti. Enciclica sulla fraternità e l'amicizia sociale", San Paolo edizioni,(vedi foto). E presentata da Papa Francesco ad Assisi il 3 ottobre.

Un'Enciclica che dovrebbe far riflettere, non solo i cattolici, quelli veri e quelli presunti, i seminatori d'odio, i tuttologi, quelli cioè che si sentono sempre una spanna al di sopra di chiunque altro; ma anche i laici, tutte le persone di "buona volontà", e chiunque ancora crede che, a volte, le domande hanno lo stesso spessore e lo stesso valore di probabili risposte.

Un'Enciclica che ci invita, appunto, a porci domande senza la pretesa di trovare subito le risposte; che ci pressa a riflettere sul presente con un occhio rivolto al passato; che ci offre la possibilità di meglio osservare, ogni qualvolta rifiutiamo con mille scuse, di soffermarci davanti ad una realtà tragica e drammatica. Tanto, siamo convinti, toccherà sempre agli altri!

E papa Francesco volge lo sguardo a san Francesco per riproporci un antico problema: quello della fratellanza dei popoli.

Il Francesco venuto dalla "fine delmondo", cresciuto nelle periferie dei diseredati, attorniato da persone senza speranza. Un Papa che non lascia cadere occasione per denunciare la "disumanità" verso la quale si è incamminata l'intera umanità. 

Un San Francesco, figlio di una borghesia medievale che lascia famiglia e ricchezze per dedicarsi agli ultimi, ai diseredati, ai poveri!

Il Testo contiene una "Una guida alla lettura" della prof.ssa Alessandra Smerilli, docente di economia politica presso la Pontificia Facoltà di Scienze dell'Educazione.

Una "Guida alla lettura" che svela il motivo di una scena, la ventinovesima, mancante nella Basilica di San Francesco ad Assisi a testimonianza di quanto si fosse portati, al di là del tempo e dello spazio, a nascondere tutto ciò che l'uomo avrebbe voluto non vedere.

Scrive la Smerilli: "Nella Basilica di San Francesco ad Assisi si possono ammirare affrescate da Giotto (vedi foto) le 28 scene che narrano la vita del Santo. In realtà le scene avrebbero dovuto essere 29, ma all'epoca i ricchi e inotabili della città, che finanziavano l'opera, non vollero pagare la realizzazione delle ventinovesima scena, quella del bacio e dell'abbraccio di San Francesco con il lebbroso a Rivotorto. Quell'abbraccio che ha fatto assaporare a Francesco, e a tutti coloro che lo hanno seguito, il gusto della fraternità. Ciò che a Francesco risultava amaro, e cioè l'accostarsi ai lebbrosi, dopo quell'abbraccio fu tramutato in dolcezza. Ilmotivo per cui non si autorizzò la realizzazione pittorica di quella scena è molto semplice: i signori della città non volevano che si sapesse della presenza di Lebbrosi ad Assisi. La città ne avrebbe sfigurato. I poveri, coloro che sembrano diversi da noi, che con la loro presenza ci interrogano, escono dalla storia, m anche dalla sua narrazione".

Un'Enciclica di otto capitoli che ci conducono per mano attraverso eventi che hanno fatto smarrire i sentieri tracciati dalla storia dell'uomo; cancellare i segnali virtuosi di antiche civiltà; dimenticare i messaggi tramandati dainostri antenati fino ad arrivare alla disumanità di oggi, che ha ci ha fatto "riscoprire" quel desiderio di annullamento di ogni regola e prassi del vivere civile.

Un'Enciclica che inizia: " 'Fratelli Tutti', scriveva San Francesco d'Assisi per rivolgersi a tutti i fratelli e le sorelle e proporre loro una forma di vita dal sapore evangelico. Tra i suoi consigli voglio evidenziarne uno, nel quale invita a un amore che va al di là delle barriere della geografia e dello spazio. Qui egli dichiara beato colui che ama l'altro 'quando fosse lontano da lui, quanto se fosse accanto a lui'. Con queste poche e semplici parole ha spiegato l'essenziale di una fraternità aperta, che permette di riconoscere, apprezzare e amare ogni persona al di là della vicinanza fisica, al di là del luogo del mondo dove è nato o dove abita". 

Un'Enciclica che chiude con il ricordo di tante figure, non necessariamente cattoliche, da Martin Luther King a Desmond Tutu a Mahatma Gandhi soffermandosi sulla figura straordinaria e di 'profonda fede', il Beato Charles de Foucault: "Egli andò orientando il suo ideale di una dedizione totale a Dio verso un'identificazione con gli ultimi, abbandonati nel profondo del deserto africano. In quel contesto esprimeva la sua aspirazione a sentire qualunque essere umano come un fratello, e chiedeva a un amico: 'Pregate Iddio affinchè io sia davvero fratello di tutte le anime di questo paese'. Voleva essere, in definitiva 'ilf ratello universale'. Ma solo identificandosi con gli ultimi arrivò ad essere fratello di tutti. Che Dio ispiri questo ideale in ognuno di noi. Amen".

Diversi gli "Indici" che arricchiscono l'Enciclica: dai Riferimenti biblici, ai Documenti del magistero e di altri testi citati, dagli Autori a quelli Degli Enti collettivi.

Un'Enciclica di grande accoglienza, non divisiva, che invita tutti, pur nel rispetto delle proprie idee, delle proprie scelte, dei propri drammi, individuali e collettivi, a prestare attenzione ai segni dei tempi.

Non è un "papa comunista", come affermano le corti memorie della nostra epoca, ma un Papa cristiano. 

 

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