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Paola, una donna (e Collega) quasi uccisa e lasciata sola: "Se fosse stata un magistrato, si sarebbero mossi tutti"

"Se Paola Marioni fosse stata un magistrato si sarebbero mossi e non l´avrebbero lasciata sola. Si sarebbero mossi per lei il prefetto il questore e il procuratore capo di Milano quella sera del 20 luglio se Paola Marioni, accoltellata per quindici volte nel suo studio da un killer professionista, finita al Policlinico in codice rosso, subito operata e ancora oggi menomata con le ferite nel corpo e nello spirito, fosse stata un magistrato. Sotto il suo studio e la sua abitazione stazionerebbe un´auto della polizia e lei stessa camminerebbe nelle strade di Milano e nei corridoi del Palazzo di giustizia con la scorta. E il caso sarebbe forse stato subito risolto, come quella volta in cui un incauto sfortunato ladro rubò la borsetta a un importante magistrato.

Paola Marioni però ha un difetto, è avvocato. E non ha avuto nulla di tutto ciò. La parità non esiste nel processo e non esiste nella vita. Quella dell´avvocato è una professione che comporta anche i suoi pericoli, proprio come quella del magistrato. Lei è terrorizzata da quella sera, quando un signore che aveva preso appuntamento con il falso nome di Deandrese si è presentato alle 18,45 al suo ufficio. Lei era sola e tranquilla, abituata alle controversie condominiali di cui spesso si occupa, ma anche, in qualità di membro dell´Organismo di conciliazione forense, capace di stemperare le tensioni. Quella sera non ci fu nulla da fare, lei gridò, ma cercò anche di tranquillizzare l´uomo. Lui continuava ad affondare il coltello nel suo corpo".

Fin qui l´editoriale del giornale il Dubbio di ieri, 9 settembre, che spiega come, incredibilmente, nonostante le indagini non abbiano ancora portato ad assicurare alla giustizia il colpevole, la collega Paola Marioni ha subito la revoca della tutela disposta per assicurarne l´incolumità.

Ma, siamo anche noi certi, e concordiamo con le perplessità de Il Dubbio, se Paola Marioni fosse stata un magistrato, e non un avvocato, nessuna tutela sarebbe stata revocata.

Ci siamo occupati a lungo di questa vicenda, segnalando l´esigenza di una protezione reale, del resto invocata dalla stessa collega che, ricoverata in condizioni critiche presso una struttura sanitaria di Milano, denunciava all´opinione pubblica di essere priva di alcuna vigilanza, e alla mercé di un potenziale assassino.

Adesso, non è più tempo di segnalare, e invece il tempo di denunciare l´incuria, l´approssimazione, la negligenza e, passateci il termine, la strafottenza di chi, investito di funzioni pubbliche, dovrebbe assicurare a chi è un potenziale bersaglio di una violenza cieca è bestiale, una tutela seria ed effettiva, non condizionata ad un breve periodo, a meno che si spieghi con solide ragioni il perché dopo il decorso di tale tempo non sia più necessario mantenere una forma di protezione precedentemente - ma, ripetiamo, non immediatamente, come sarebbe stato necessario - disposta.

Sia chiaro. Paola Marioni ha diritto al prolungamento di questa tutela non perché sia una professionista, tanto meno una collega, ma perché è una donna che è stata minacciata, una persona che ha subito una grave violenza e la cui vita è stata posta a rischio da un soggetto che le autorità italiane non sono ancora riuscite ad assicurare alla giustizia.

Paola avrebbe potuto essere una casalinga anziché una Collega, ed ugualmente avrebbe avuto diritto alla tutela, e noi saremmo qui a batterci per questa stessa ragione.
Chiediamo quindi ai colleghi di mobilitarsi in modo da indurre le autorità sulle quali incombe la responsabilità di questo adempimento di porlo in essere nei tempi più rapidi.



 

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