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La missiva contenente la richiesta di pagamento "a saldo di ogni spettanza", non ha valore dispositivo e di rinuncia riguardo ad eventuali maggiori somme dovute in esecuzione dell'incarico di patrocinio.
E' questo, in sintesi, quanto affermato dalla seconda sezione civile della Corte di Cassazione nella sentenza n. 10430 pubblicata lo scorso 17 aprile, riformando la sentenza con la quale la Corte d'Appello aveva rigettato la richiesta di pagamento degli onorari relativi ad una difesa giudiziale, ritenendo integralmente corrisposto il compenso, in virtù del semplice riferimento alla richiesta di pagamento del saldo, inoltrato dal legale (e pagato) prima della conclusione della controversia.
Secondo il collegio, una richiesta di pagamento a saldo non può assumere un valore dispositivo e di rinuncia riguardo ad eventuali maggiori somme dovute in esecuzione dell'incarico di patrocinio e, di conseguenza, non può, di per sé, risultare ostativa per la liquidazione del giusto compenso anche per l'attività svolta in precedenza, in mancanza di una più univoca volontà del professionista di rinunciare ad ogni ulteriore pretesa e a specifici diritto.
Inoltre, ha precisato la Corte, nel caso di specie doveva altresì considerarsi che la richiesta di pagamento a saldo era stata inoltrata in corso di giudizio, avendo il difensore patrocinato nell'ulteriore prosieguo dinanzi al Tar, fino al decreto di estinzione ex art. 9, L. 205/2002, e dinanzi al Consiglio di Stato.
Non era, dunque, ammissibile, conclude il provvedimento, frazionare l'unitarietà della prestazione professionale, occorrendo procedere ad un esame globale e complessivo dell'attività svolta e, peraltro, trattandosi di prestazione svolta nel vigore del D.M. 127/2004, la Corte di merito avrebbe dovuto accertare se le somme richieste fossero inferiori ai minimi tariffari inderogabili, anche in presenza di pagamenti a saldo.
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Paola Mastrantonio, avvocato; amante della libertà, della musica e dei libri. Pensiero autonomo è la mia parola d'ordine, indipendenza la sintesi del mio stile di vita. Laureata in giurisprudenza nel 1997, ho inizialmente intrapreso la strada dell'insegnamento, finché, nel 2003 ho deciso di iscrivermi all'albo degli avvocati. Mi occupo prevalentemente di diritto penale. Mi sono cimentata in numerose note a sentenza, pubblicate su riviste professionali e specializzate. In una sua poesia Neruda ha scritto che muore lentamente chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno. Io sono pienamente d'accordo con lui.