Nunzio Luciano, presidente in carica di Cassa Forense, l´ente di previdenza e assistenza degli Avvocati italiani, è quindi candidato al Senato della Repubblica in una lista proporzionale nella sua Regione, il Molise, ma non si è dimesso dalla carica e continua quindi ad esercitare appieno le funzioni di presidente di Cassa Forense.
Questa decisione è però contestata da molte voci nell´avvocatura, tra le quali il past President di Cassa Forense, Paolo Rosa (nella foto) il quale, insieme a Daniela Nazzaro, ha lanciato una sorta di ODG pubblico con il quale si chiede l´apertura, ai danni di Luciano, di un procedimento disciplinare, avendo egli, si legge, violato i principi di correttezza è lealtà che, ai sensi dell´art. 19 del Codice Deontologico, costituiscono un obbligo per gli avvocati.
Riportiamo il documento, che in queste ore sta circolando nei social ed alimentando un notevole dibattito.
"Premesso che
- l ´ Avv. Nunzio Luciano si è candidato al Senato senza preventivamente dimettersi dalla carica di Presidente di Cassa Forense;
- che non è questione di ineleggibilità da rimuovere nè di incandidabilita´ MA SOLO DI CORRETTEZZA verso gli iscritti e verso la Istituzione;
- che l´art. 19 del codice dentologico forense prescrive che l´ Avvocato "deve mantenere nei confronti dei colleghi e delle Istituzioni forensi un comportamento ispirato a correttezza e lealtà" ;
si chiede che
venga valutata senza indugio l´ apertura del procedimento disciplinare con provvedimento di urgenza stante che CF non è di alcun partito e ha un patrimonio di 11 miliardi che fa gola a molti. Non dimettendosi contestualmente alla candidatura il Presidente di CF avrebbe violato l´ art. 19 del codice deontologico che richiede correttezza e lealtà verso l´ Istituzione che rappresenta; il suo COA potrebbe già aprire la procedura disciplinare.
La vicinanza ad un partito esprime la condivisione dei programmi e degli obiettivi di quel partito, che sono appunto " di parte" , mentre la politica di CF, il cui Presidente col CDA decide e dirige ( soprattutto quella degli investimenti), dovrebbe garantire massima indipendenza da tutti i partiti e la rappresentanza di tutti gli iscritti, nel loro esclusivo interesse, per il perseguimento degli obiettivi statutari dell´ente e non di questo o quel partito".
Proprio la Nazzaro aggiunge, a commento ulteriore del docunento: "Al momento sussisterebbe un sospetto di confusione e influenze (e di strumentalizzazione della carica per finalità propagandistiche). Tale sospetto resterebbe anche ove non fosse eletto. Ma in caso fosse eletto si paleserebbe un già presunto conflitto di interessi, vietato dal Codice della Trasparenza e dalle norme in materia di anticorruzione, traducendosi, quella vicinanza al partito, in una esecuzione dei programmi e degli obiettivi di quel partito.
Certamente dovrebbe gia dimettersi per ragioni di opportunità politica, di lealtà , correttezza e rappresentanza, ma successivamente, qualora fosse eletto, anche per evidente conflitto di interessi. Si pensi solo all´ipotesi di dover votare per una legge di quel partito contraria agli interessi di CF , ovvero a quando dovrà relazionare su CF al Parlamento.. in cui e´ seduto ad ascoltarsi !"
LA "STORIA" DELLA CANDIDATURA E LE OPINIONI DEI MOVIMENTI FORENSI
La candidatura Di Nunzio Luciano era stata ampiamente annunciata e proprio il nostro portale, alla fine della scorsa settimana, aveva pubblicato un articolo In proposito, che riportiamo:
Se ne discuteva da giorni o più precisamente da settimane. Prima un pour parler, un bisbiglio, che ha lasciato a poco a poco spazio ad un ragionamento più articolato e compiuto nei tavoli regionali, quelli dai quali partono, in queste elezioni dove i territori contano ben poco o forse nulla, le "indicazioni" per Roma.
Ed alla fine, dopo il si dell´interessato, l´indicazione per i tavoli romani è partita: Nunzio Luciano, il presidente molisano di Cassa Forense, l´ente di assistenza e previdenza di tutti gli avvocati italiani, potrebbe essere candidato per Forza Italia alle prossime elezioni politiche. Più precisamente, secondo alcuni organi di informazione, sarebbe quasi certa la sua candidatura al Senato della Repubblica, per il Collegio di Isernia. "Tutto secondo copione: l´ex presidente della Regione Michele Iorio, esponente di Noi con l´Italia (quarta gamba del centrodestra) sarà il candidato di punta sul maggioritario, con il presidente nazionale della Cassa Forense Nunzio Luciano che invece correrà sul listino proporzionale" ha scritto ieri un giornale online del Molise, Isnews.
Una candidatura che, secondo La Nuova Gazzetta Molisana, sarebbe stata fortemente sostenuta da big locali dell´apparato. Tra questi, l´avvocato Giacomo Papa, responsabile nazionale del Dipartimento Rapporti con la Pubblica Amministrazione di Forza Italia, che si è rivolto direttamente all´ex Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi: "Ho ritenuto doveroso" - questo è quanto riporta il quotidiano - "rappresentare al Presidente Berlusconi, a cui spetta l´ultima decisione, l´opportunità che il centrodestra candidi Mario Pietracupa in uno dei collegi uninominali in Molise (...) Sono convinto – ha proseguito l´ex portavoce di Forza Italia Molise – che una (sua, ndr) partecipazione in prima persona possa completare l´altra autorevole candidatura, quella dell´avvocato Nunzio Luciano, contribuendo a rafforzare tra gli elettori l´idea di un partito che punta, come sottolineato più volte dal presidente Berlusconi, alla onestà, esperienza e saggezza".
Dunque, le cose sembrerebbero quasi fatte, anche se manca l´ufficialità, così come mancano conferme da parte dell´interessato, che quasi certamente si asterrà da qualunque dichiarazione fino a quando non saranno assunte le decisioni definitive, che non sono cosa da poco. Si, perché con questo sistema elettorale, nei collegi plurinominali si può anche rischiare. Dipende dalla collocazione in lista. In un territorio in cui il centro-destra è fortissimo, gli appetiti sono molti. Cominciando da quelli degli uscenti, che temono di essere scalzati da un "esterno" per quanto di notorietà assoluta come Luciano, e presumibilmente faranno di tutto, fino all´ultimo momento utile, per impedirlo. Queste le probabili ragioni della prudenza e del silenzio.
Dalla parte di Nunzio Luciano, il suo pedigree ma soprattutto, inutile nasconderlo, il suo "peso". recentemente designato "Molisano dell´anno", Luciano ha un passato nelle file di Forza Italia ma soprattutto è il presidente di Cassa Forense, un ente importante, Non fosse altro perché ad esso sono obbligatoriamente iscritti buona parte dei quasi 250mila avvocati italiani e perché Cassa, in persona del suo presidente, gestisce un enorme patrimonio tra immobili e partecipazioni ed elargisce, ogni anno, decine di milioni di euro in contributi.
Ecco perché l´idea di candidare un big come Luciano è considerata, in alcuni ambienti, una mossa vincente. Ed ecco perché tra qualche giorno, con estrema probabilità, potrebbe concludersi anticipatamente il mandato dell´avvocato Nunzio Luciano alla guida di Cassa Forense.
Con buona pace del fatto che, all´indomani della sua rielezione, avvenuta il 29 aprile 2016 a Roma, nel ringraziare i Delegati per la fiducia accordatagli confermandolo nell´incarico per quattro anni, fino al 2020, proprio Luciano si era pubblicamente compiaciuto della opportunità di "realizzare un programma che, questa volta" - queste le sue parole - "avrà un orizzonte temporale molto più ampio e, anche per questo, sarà più ambizioso". Un orizzonte temporale molto più ampio e più ambizioso. Come una legislatura. Come un seggio al Senato. Questione di punti di vista.
Il problema, però, è un altro. Cassa Forense rappresenta tutti gli avvocati italiani, e non solo quelli che guardano, legittimamente, ad una parte politica. Luciano di questa Cassa è il presidente e, indipendentemente dal fatto che egli risultasse o meno, alla fine, candidato o, all´esito della competizione elettorale, eletto, rimane il fatto che, decidendo di proporsi per un seggio al Senato in una lista (o dando il proprio benestare per una possibile candidatura) egli si è chiaramente schierato. Candidato o non candidato, eletto o non eletto, l´avvocato Luciano ha scelto di militare in un partito politico, di rappresentare ai massimi livelli questo stesso partito. Il che significa che, indipendentementeda una sua candidatura ed elezione, egli potrebbe non essere considerato, a ragione di queste sue scelte, come il garante di quella indipendenza, equidistanza e terzietà che, a giudizio di molti, appaiono i necessari corollari di chi sia chiamato ad ad esercitare funzioni di tale importanza, e ad utilizzare risorse tanto ingenti.
In altri termini, ci si chiede: dovrebbe o no il presidente Luciano, quantomeno per ragioni di opportunità, rassegnare subito le proprie dimissioni dalla carica di presidente di Cassa Forense? Oppure, formulata in altri termini ancora: può l´avvocato Luciano, anche se non fosse candidato o, se pur essendo candidato, non risultasse eletto, permanere alla guida di Cassa Forense come se nulla fosse accaduto?
Lo abbiamo chiesto ad alcuni Colleghi e ne riportiamo le risposte, aprendo così un dibattito che ospiterà tutte le voci di quanti intendessero liberamente intervenire, a partire, ovviamente, dallo stesso Presidente di Cassa Forense, qualora lo ritenesse opportuno.
Secondo GIORGIO LOMBARDI (Presidente "Avvocatura Italiana") Luciano dovrebbe dimettersi immediatamente: "A mio modo di vedere, chi riveste una carica di rappresentanza di una categoria, nello specifico quella forense, al fine di infondere in tutti gli iscritti l´alone e l´immagine di imparzialità non dovrebbe cedere alle lusinghe politiche e schierarsi apertamente per un partito o una ideologia", ci dice. "Farlo durante il periodo del mandato senza una dichiarazione netta o solo aspettando l´esito del voto incrina il rapporto di rappresentanza verso tutti gli iscritti, in particolare poi con quelli che non simpatizzano per la stessa parte politica".
Sulla stessa lunghezza d´onda ARMANDO PLACIDI (Vice Segretario Azione Forense): "In relazione alla questione della eventuale candidatura del Presidente di Cassa Forense Avv. Luciano al Senato della Repubblica, prima di esprimere qualsiasi opinione, appare doverosa una premessa.
È legittimo che un Avvocato si candidi alle politiche nazionali anche ove ricopra una carica in seno ad un organismo forense. Il punto di discussione non è e non può essere questo.
A mio avviso il fulcro della discussione va individuato nel fatto che, ove il candidato non dovesse abbandonare la carica prima della campagna elettorale, ciò potrebbe avvantaggiarlo rispetto alla possibilità di essere eletto.
La domanda, insomma, è: mantenere una carica apicale in un organismo forense, è suscettibile di influenzare la campagna elettorale?
La domanda è retorica, specie ove la carica è quella di un organismo forense nazionale che, con la sua politica è in grado di incidere su scelte finanziarie suscettibili di esplicare effetti sugli iscritti e sul territorio.
Il candidarsi, poi, con una precisa forza politica comporterebbe, ove il candidato non venisse eletto, la caratterizzazione partitica di una carica che per potersi porre a confronto con le altre istituzioni e per rappresentare tutti gli iscritti dovrebbe restare imparziale".
Lapidario ed analogo commento da PAOLO ROSA (PAST PRESIDENT CF): "Il Presidente di Cassa Forense Avv. Nunzio Luciano è liberissimo di candidarsi dove vuole, ma la previdenza va separata dalla politica e quindi per correttezza, appena ufficializzata la candidatura, dovrebbe dimettersi".
Non solo dimissioni, ma anche no ad una ulteriori candidatura in Cassa qualora non eletto, dice UMBERTO DONAGGIO (DIRETTIVO NAZIONALE AMB): "Piena legittimita´ della candidatura alle politiche di marzo purchè non si ripresenti alle elezioni dei delegati di Cassa Forense, il giudizio da parte mia sull´operato in Cassa Forense è negativo, non attento alle difficolta´ della avvocatura e,ma non da ultimo, politica discutibile sugli investimenti."
Nettissima anche PASQUALINA ORTU (VICEPRESIDENTE AMB - AVVOCATURA MEDIO BASSA), per la quale le dimissioni sono un obbligo autentico: "Ritengo che l´essenza della nostra professione sia racchiusa in poche parole: dignità, correttezza, onestà e capacità. Queste caratteristiche impongono che i vertici delle istituzioni forensi, prima di presentarsi ad una competizione elettorale debbano rassegnare le proprie dimissioni, sia per evitare di trarre vantaggio dal ruolo, sia per salvaguardare l´istituzione amministrata, che non può in alcun modo passare in secondo piano, neppure transitoriamente".
Secondo altri le dimissioni non sono soltanto necessarie per garantire l´indipendenza dell´ente, ma per eliminare alla radice possibili sospetti di conflitti di interesse o di contiguità.
Secondo MICHELE ARCANGELO LAULETTA (Tesserato Nad) "Sembra che il Presidente di Cassa Forense si candidi al Senato nelle liste di Forza Italia. I temi sono:
le cariche apicali della governance dell´ avvocatura sono davvero indipendenti dagli interessi della politica o praticano per mezzo degli avvocati la politica degli interessi ? Gli avvocati in politica possono rappresentare gli interessi dell´ avvocatura e della giustizia piu in generale? In un paese dai conflitti di interessi permanenti, governato dall´ oligarchia degli oligopoli istituzionali, io credo che l´avvocatura dovrebbe dotarsi di codici etici che ostacolino e impediscano confusioni di ruoli e subalternità di funzioni".
Anche NICOLA ZANNI (Coa Bari) insiste su una tesi simile: "La mia visione di politica forense - come fino ad oggi evidenziata - mira a non fare coincidere la politica e la politica forense, ma a rendere quest´ultima pungolo della politica (e non contigua, se non proprio appiattita su questa).
È notizia di stampa di queste ore che Nunzio Luciano sarebbe candidato nelle liste del Senato, con Forza Italia.
Due considerazioni.
Già questo è un vulnus: gli apicali sono contigui ! Come possono rappresentare la base ? La seconda è che chiediamo alla Magistratura di sembrare imparziali ! Cosi facendo, Nunzio Luciano non dimostra la sua vicinanza alla base. Sarebbe opportuno che lui desse le dimissioni , a mio giudizio".
Insomma, ciò che si profila da tutti questi interventi è che Nunzio Luciano debba rimettere subito il mandato, meglio ancora prima della adozione delle decisioni finali sulla sua candidatura, e ciò nell´interesse dei principi di indipendenza ed autonomia che egli è tenuto a tutelare come presidente di un ente, Cassa Forense, che rappresenta tutti gli avvocati, e la cui guida deve apparire, e non solo essere, realmente indipendente e mai departe. Come la moglie di Cesare.
Il dibattito, in attesa di fatti nuovi, continua.