Se questo sito ti piace, puoi dircelo così

Dimensione carattere: +

Neuroeconomia: la natura pulsionale delle decisioni umane

Siamo al supermercato, facciamo la spesa e dobbiamo comprare la pasta: un tipo di media qualità costa 5 euro e uno di qualità elevata 10. Quale scegliere? Poi si va in un negozio di abbigliamento e vogliamo prendere una felpa: una viene 20 euro con qualità poco inferiore di un'altra, che costa 25. La domanda è sempre la stessa, quale scegliere? Si sostiene che, in situazioni come queste, la maggior parte delle persone rinuncerebbe alla qualità di un alimento pur di risparmiare 5 euro, ma pagherebbe 5 euro in più pur di avere una migliore qualità di un vestito. Tuttavia, i soldi risparmiati in entrambi i casi sono sempre 5 euro.

"Decidere" significa affrontare i vari modi in cui può procedere la nostra vita. Ogni volta che facciamo delle scelte mettiamo in atto un comportamento che ci orienta verso certe cose allontanandoci da altre, che illumina alcuni oggetti oscurandone altri. Ogni secondo della vita viene impiegato a decidere: decidiamo come vestire, cosa mangiare, cosa comprare, cosa guardare in tv e quale musica ascoltare. 

In questo momento, in un ospedale, un medico sta decidendo quale medicina dare al suo paziente per garantire la sua salute; intanto, nell'aula di un tribunale, un giudice sta decidendo se assolvere o condannare un imputato.Il lato comune di queste situazioni è il concetto di valore. La scelta del farmaco giusto, come della corretta sentenza, può o salvare la vita di una persona rendendola preziosa ed irrinunciabile, oppure rovinarla del tutto e condannarla ad una inevitabile fine. La nostra vita può dunque aver più valore quando viene attribuita ad essa importanza. Il valore è il fattore energizzante che muove gli ingranaggi delle nostre volontà. Il concetto è già stato approfondito da Antonio Damasio. Egli parla di valore biologico, per definire il modo in cui diamo importanza e scegliamo gli elementi dell'ambiente esterno per soddisfare le esigenze interne. Nel corso dell'evoluzione ogni specie animale è riuscita a distinguere e selezionare le diverse necessità e perciò a dare una differente priorità ad ognuna di esse. Un tipo di cibo, ad esempio, poteva assumere un valore biologico maggiore rispetto ad un altro in quanto più nutriente ed energetico. Dare valore all'esterno si basa proprio sulla consapevolezza di individuare ciò che può assicurarci di star bene e vivere a lungo. 

Le scelte si sono dunque basate sempre su principi evoluzionistici e il loro studio viene condotto dalle cosiddette scienze economiche. Tuttavia, le questioni sulle volontà introspettive che ci spingono alle decisioni ha dato sempre maggior rilievo all'influenza dei processi psichici che condizionano le scelte economiche, il che corrisponde ad un nuovo ramo interdisciplinare, la neuroeconomia.

Si tratta dello studio dei processi cerebrali e psicologici in relazione ai meccanismi di decision making nello svolgimento delle prestazioni economiche. L'economia tradizionale presumeva la scontata natura razionale dell'essere umano. La neuroeconomia, al contrario, sostiene che l'uomo non è un animale razionale, ma le sue attitudini sono costantemente influenzate da processi spesso inconsci, fuori dalla proprio controllo. Sono noti infatti gli studi di Paul MacLean, che ha dimostrato ampiamente la natura istintiva del nostro cervello. Secondo l'autore, una sezione interna dell'encefalo, il cervello rettiliano, è la più antica ed è sede degli impulsi primordiali. L'evoluzione del rettiliano è stata quella che poi ha modificato lo sviluppo delle regioni più recenti. L'istinto ha perciò sempre avuto modo di manipolare quello che si crede sia la realtà, influenzando la logica dei pensieri e delle decisioni conscie.

Le prime evidenze di una visione economica basata sull'istinto sono state approfondite dagli psicologi cognitivi Daniel Kahneman e Amos Tversky, che formularono la celebre teoria del prospetto. Essa evidenzia quanto, in condizioni di rischio, si sappia trovare in maniera probabilistica una soluzione in base alle esclusive evidenze empiriche. Gli studi hanno pertanto riscontrato per la prima volta come la razionalità economica venga facilmente violata. I principi psicologici che possono influenzare la logica decisionale sono i seguenti:

- effetto Contesto: il contesto (frame) in cui si verifica la scelta influenza la scelta stessa.

- effetto Certezza: La tendenza ad evitare una perdita è superiore al bisogno di ottenere un guadagno.

- effetto Isolamento: la spinta a dar più importanza a soluzioni inappropriate che portano a scelte incoerenti, che vengono tuttavia sostenute in vista di un alto guadagno.

Gli autori erano convinti che le decisioni soggettive avessero origine da una serie di processi di semplificazione, annullamento e considerazione dell'influenza del contesto. La stessa persona, dunque, può compiere scelte differenti alle prese con uno stesso problema. L'avanguardia della nuova concezione portò a Daniel Kahneman il Premio Nobel per l'Economia nel 2002.

L'essere umano possiede lato emotivo che in qualche modo pare sovrastare quello analitico. Camerer offre un rilevante contributo, proponendo la distinzione tra processi controllati e processi automatici; i primi razionali, cognitivi e costosi, i secondi intuitivi, spontanei ed economici. L'autore ha notato che il numero dei processi automatici che si attivano risulta assai maggiore rispetto a quelli controllati. Al fine di risparmiare energie, infatti, il cervello preferisce elaborare gli stimoli tramite i meccanismi più intuitivi, in modo da accelerare le forme di decisione. Il pensiero di Camerer rientra dunque in quattro precisi quadranti, che suddividono il tipo di processo (Controllato/Automatico) e la sua natura (Cognitivo/Affettivo):

1° Quadrante: Processi Controllati Cognitivi

Sono i processi attivati dal soggetto con coscienza, il meccanismo decisionale avviene in modo intenzionale, ma il costo è molto elevato.

2° Quadrante: Processi Controllati Affettivi

Sono processi che portano ad una consapevole attivazione emotiva. Lo stesso autore tuttavia dubita del loro positivo successo, in quanto sostiene che sia impossibile attivare reazioni emozionali volontarie di propria intenzione.

3° Quadrante: Processi Automatici Cognitivi

Sono i processi relativi agli apprendimenti automatici avvenuti in passato e che si ripropongono nel presente in contesti diversi.

4° Quadrante: Processi Automatici Affettivi

Sono processi inconsapevoli, che sfuggono ad ogni forma di logica cognitiva e manipolano ogni forma di giudizio e decisione razionale.

L'automaticità dei processi e l'influenza rettiliana del cervello predispongono gli individui a non essere in grado di cogliere i substrati della vita psichica, ignari dei significati introspettivi che plasmano alle nostre spalle ogni dimensione deduttiva. Questo è la prospettiva teorica su cui la neuroeconomia fonda le sue radici.

Uno studio del 2005 rivela che il successo degli investimenti finanziari venga determinato non tanto da una valutazione razionale, ma dalla fiducia istintiva che porta ad impegnare una precisa somma di denaro. Nell'esperimento si somministrava ad un gruppo di soggetti un neuro-peptide di origine talamica, l'ossitocina, e ad un altro un normale placebo suggestionante. Chi aveva ricevuto la dose di ossitocina tendeva ad un investimento più elevato rispetto al gruppo del placebo, nonostante le probabilità di successo fossero le stesse per tutti.

Una ricerca di James Russell della Texas Tech University ha evidenziato che, al fine di un testamento per la beneficenza dei beni, si osserva l'attivazione di due specifiche aree encefaliche: il precuneo ed il giro linguale. La loro attività sembra essere infatti associata a funzioni specifiche: capacità di adottare una prospettiva esterna a se stessi ed essere in grado di provare empatia. Il valore attribuito ad un lascito solidale è pertanto la somma dei due elementi. Nella condizione di un lascito caritatevole il donatore accetterà sia la prospettiva altrui e sentirà empatia verso l'altro.

Il neuroeconomista Ernst Fehr dell'Università di Zurigo ha dimostrato quali siano le ragioni per cui si mette in atto una scelta altruistica: chi si comporta in maniera generosa verso un'altra persona può farlo sia per motivi di empatia affettiva, in quanto riesca a capire cosa prova l'altro, che per motivi di reciprocità, affinché possa ricambiare un favore. Uno studio della Harvard Business School di Micheal Norton conferma la medesima idea. Egli ha chiesto ad oltre 600 persone quanto e per cosa spendesse i soldi nel corso dell'anno, in modo da valutare il loro stato di benessere. I risultati hanno permesso di notare come chi ha speso di più per gli altri abbia riportato un maggior livello di felicità, rispetto a chi ha speso denaro solo per sé stesso e che non sembrava affatto più contento.

A fianco ai vantaggi della prospettiva neuroeconomica, è opportuno sottolineare che la coesistenza delle diverse linee sperimentali e l'assetto standard delle valutazioni possono portare a contrastanti dilemmi. La neuroeconomia mette a punto le indagini sulle decisioni e i giudizi umani tramite un consistente intreccio della sfera psicologica, neuroscientifica ed economica, ossia linguaggi scientifici diversi e indipendenti, ma le assunzioni di base di ogni disciplina sono al momento difficilmente convergenti. Al momento si cerca di trovare una risposta di coerente commensurabilità tra i vari metodi di ricerca. Gli attuali temi di studio sono diretti allo studio dei correlati neurali dell'empatia; l'apprendimento sociale; la percezione del rischio; Il conflitto delle perdite; rapporto tra rischio e guadagno nella finanza.

 

Tutti gli articoli pubblicati in questo portale possono essere riprodotti, in tutto o in parte, solo a condizione che sia indicata la fonte e sia, in ogni caso, riprodotto il link dell'articolo.

"Sono un Abogado, e non taccio rispetto a tanto od...
Elezioni di Cassa Forense: propaganda e silenzio e...

Cerca nel sito