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Quando un uomo è preda delle proprie emozioni, non è più maestro di se stesso (Baruch Spinoza)
Le emozioni, dopo tutto, rendono viva l'imprevedibilità delle decisioni, anche e soprattutto nella politica. Eseguono un tipo di effetto a molla che portano l'eventuale cittadino elettore a conoscere o a ignorare quel che circonda, avanti e indietro. Un gruppo di ricerca del Michigan evidenzia che, mentre la paura sollecita l'interesse verso la ricerca di informazione politica favorendo l'apprendimento e agevolando la spinta all'azione elettorale, la rabbia e la tristezza ostacolano questi processi inibendo sia la partecipazione che l'attività civica.
Sappiamo tuttavia che solo una figura è capace di gestire le masse e le sue motivazioni. Il Leader. Cuddy e Glick hanno proposto il modello del contenuto degli stereotipi, per cui, in base a ragioni del tutto evoluzionistiche, in una interazione sociale ogni individuo deve stabilire in tempi brevi chi sia l'altro e che intenzioni abbia. L'idea che ci facciamo degli altri dipende da due variabili, competenza e calore, le quali possono essere percepite ad alti o bassi livelli. L'immagine che ne nasce genera specifiche emozioni di ammirazione, disprezzo, invidia o pietà che vengono propagate verso chi percepisce il leader. Si evince pertanto che:
- Un leader con bassa Competenza e basso Calore trasmette Pietà
- Un leader con alto Calore e bassa Competenza trasmette Disprezzo
- Un leader con alta Competenza e basso Calore trasmette Invidia
- Un leader con alta Competenza e alto Calore trasmette Ammirazione
I profondi nessi delle emozioni muovono i fili delle superficiali apparenze della ragione. Gli istinti spodestano le ingenue logiche mentali. Ciò vale anche per un leader pragmatico che ha il dovere di imporre azioni sistematiche. Gli studi sul conformismo sociale di Asch affermano che gran parte delle decisioni non obbediscono alle consuetudini razionali, ma piuttosto seguono una serie di criteri definiti dagli umori e dalle indoli. Nel caso del leader politico sono certamente le impressioni soggettive, la personalità percepita, le capacità comunicative, la simpatia, la somiglianza a noi stessi.
"Il piacere di governare deve senza dubbio essere squisito, se dobbiamo giudicare dal grande numero di persone che sono ansiose di praticarlo." Così Voltaire ci mette di fronte alle due maestose emozioni che si nascondono dietro ad ogni potere politico, la passione di governare e la premura di poterlo fare. Ciò che si muove sono pulsioni, di arcaica origine, di primitiva natura, capaci di dirottare ogni comportamento, ogni intenzione.
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