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"Qui è in vendita tutto, e ad un buon plezzo". Si, plezzo, perché ci riferiamo ad uno slogan di un negozio made in China, ed anzi, per essere ancor più esatti ad un mercatino cinese, uno di quei mercatini nelle cui bancarelle è possibile trovare di tutto, dall'abbigliamento alle stoviglie, dalle chincaglierie alla gastronomia, quella cinese, per intendersi. Questo, per rimanere nell'ambito degli articoli leciti, per gli altri non è dato sapere.
Si sa, molte sono le metropoli, ma anche le medie e perfino le piccolissime città italiane entro le quali alcune strade, in alcuni casi perfino alcuni quartieri, parlano cinese. Una miriade di negozi con le lampade arancioni esposte fuori, che anche grazie ad una politica di sostanziale inerzia nei confronti del fenomeno, ha strozzato fino a costringere alla chiusura migliaia di esercizi condotti da cittadini italiani. Italiani che, in molti casi, sono all'interno dei negozi cinesi a fare da commessi.
Ma ora potrebbe essere accaduto ciò che, fino a qualche anno addietro, sarebbe stato considerato del tutto impensabile. Secondo un avvocato di Napoli, le cui dichiarazioni sono state pubblicate dal principale giornale partenopeo, Il Mattino, adesso i cinesi si sarebbero stancati di vendere solamente i beni di prima necessità indicati in precedenza, e venderebbero pure avvocati. Non in carne e ossa, si intende. Venderebbero servizi legali, senza nessun altra specificazione. I quali, deve presumersi, sarebbero posti in essere da soggetti in possesso della necessaria abilitazione ma, deve pure ritenersi, a prezzi da mercatino rionale. Cinese, naturalmente.
Una provocazione, un semplice sospetto? Assolutamente no. L'avvocato, che si è firmato con nome e cognome, ha prodotto un volantino, evidenziato nell'immagine di copertina di questo articolo, che tra i beni commercializzati dai cinesi, parla proprio di avvocati. Che non sono certamente le statuette di terracotta che, proprio a Napoli, artigiani sapienti hanno da sempre prodotto, con una maestria pari alla loro passione.
Un accaparramento di clientela vietato in modo fermo dal codice deontologico, ma che, se non adeguatamente controllato, accertato e sanzionato, potrebbe portare a conseguenze catastrofiche, e costringere alla chiusura centinaia, migliaia di piccoli studi legali che già adesso sono in gravissima crisi.
Ma cerchiamo di capire, adesso, cosa ha scritto l'avvocato Elvira Del Giudice, secondo quanto riportato dal quotidiano partenopeo, a proposito di un annuncio riferito al mercato etnico cinese di via Gianturco, uno dei più grandi del Mezzogiorno. «Si tratta di una notizia ancora da verificare visto che il volantino si esprime in termini generici, anche se allo stesso tempo mirati - ha spiegato Elvira Del Giudice - ma non si può escludere che qualche collega poco attento alla deontologia professionale e al decoro della nostra professione si sia intrufolato all'interno di questa realtà commerciale. Mi auguro fortemente che nei prossimi giorni l'Ordine degli Avvocati prenda seriamente la questione ed effettui tutti i controlli del caso - ha proseguito - dal momento che questo mercato cinese mette a disposizione dei suoi clienti un servizio legato alle assicurazioni ed alle pratiche auto. Probabilmente qualche collega presta la sua opera in sostegno a questo genere di pratiche, una cosa di per se non illegale ma che dovrebbe far aprire gli occhi sulla necessità di salvaguardare il nostro lavoro e le nostre professionalità che rischiano di essere svendute».
Chiediamo al presidente dell'Ordine degli avvocati di Napoli, Bianco, e alle associazioni rappresentative della categoria di fare chiarezza attorno ad una questione delicatissima e che potrebbe essere foriera di gravissime conseguenze.
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