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Mons. Giovanni Cravotta: un prete, uomo di Dio Il “Don Camillo di Barrafranca”

rizzo

Lo scorso 6 dicembre, a Barrafranca, comune in provincia di Enna, si sono svolte due manifestazioni nel ricordo di Mons. Giovanni Cravotta, nato a Barrafranca il 7 dicembre 1925 e deceduto nel 1979.

La prima. All'entrata dell'Istituto delle Orsoline, è stato benedetto un busto marmoreo di mons. Giovanni Cravotta dal vescovo di Piazza Armerina, mons. Rosario Gisana.

Questo Istituto, oggi sede di una Casa di Ospitalità per persone anziane, è stata una delle tantissime iniziative che hanno visto impegnato questo straordinario Sacerdote in quarant'anni di attività sociali, benefiche, proposte e condivise dalla Comunità ecclesiale di Barrafranca in tempi per niente facili.

La seconda. Presso il Salone del Sorriso, nella stessa costruzione, per la presentazione del libro di Pasquale Buscemi, "Chiamato a servire la Chiesa. Mons. Giovanni Cravotta: un prete, uomo di Dio", fresco di stampa per la "Euno edizioni di Leonforte, settembre 2019. Casa editrice alla quale ci si può rivolgere per acquistare questo interessante libro.

Il salone pieno di Autorità, civili e religiose, e di tantissimi "barrafranchesi" accorsi per onorare, ancora una volta, la memoria di questo Santo Uomo che ha dedicato la sua intera esistenza per onorare, con passione e devozione, la sua scelta di vita.

Don Pasquale Buscemi, oltre ad essere parroco della Parrocchia "Anime sante del Purgatorio" di Niscemi, è un teologo di tutto rispetto, sia per la sua formazione teologica (Accademia Alfonsiana della Pontificia Università Lateranense, sia per il conseguimento della laurea in filosofia alla II Università di Roma), sia per il suo insegnamento negli Istituti Superiori di Scienze Religiose "San Luca" di Catania e "Mario Sturzo di Caltagirone", oltre alla numerosa pubblicazione di testi teologici.

Il teologo prof. padre Salvatore Vacca, docente di Storia della Chiesa presso la facoltà Teologica di Sicilia ha presentato il libro con competenza. 

Il libro è ben strutturato ed evidenzia la vita di un sacerdote in un momento particolare della storia del nostro Paese.

E non solo consultando gli scritti, gli appunti su foglietti volanti, le letture di questo "parroco di periferia". Ma dando voce, con una serie di testimonianza di quelle persone che l'hanno conosciuto e che lo raccontano con amore e devozione.

"Durante la sua esperienza ministeriale anticipò le intuizioni che hanno favorito il rinnovamento conciliare riguardante la pastorale, l'organizzazione parrocchiale, la vita consacrata e il ministero presbiterale. Mons. Cravotta visse i cambiamenti repentini e a volte radicali della società, durante la fase storica di svolte legislative sul matrimonio, sulla vita, sulla famiglia, sul rapporto Stato-Chiesa-cultura, interpretando tali istanze e mantenendosi in linea con quella fase di rinnovamento profetico della Chiesa". […] Tuttavia i suoi approcci risultano ancora attuali, come attualissime anche le provocazioni esercitate per l'identificazione di un percorso e impegno presbiterale anche nei tempi che viviamo" (pag. 12/13)

Aiuta moltissimo la lettura del II° Capitolo, "Barrafranca e la sua storia", per inquadrare il contesto, comune a tanti altri Paesi siciliani, entro il quale troviamo una realtà economico-finanziaria costruita affinchè i ricchi si arricchiscono sempre di più e i poveri diventano sempre più poveri.

E don Pasquale Buscemi conosce benissimo quei contesti per essersi occupato, ancora recentemente, con un corposo saggio, ancora inedito, sulle Casse rurali volute dai fratelli Mario e Luigi Sturzo in tutta la Sicilia, per liberare dalle tagliole dell'usura i poveri contadini.

Mons. Giovanni Cravotta viene nominato presbitero il 29 giugno1948.

Fu testimone, nell'immediato dopo guerra, dopo aver contato le vittime civili del suo paese, causate dai due bombardamenti: 10 luglio 1943, 12 morti; 18 luglio 49 civili morti. 

"Il dopoguerra fu abbastanza duro sia per la ricostruzione materiale che soprattutto per quella del tessuto sociale e dei singoli cittadini, provati affettivamente, materialmente ed economicamente. In queste condizioni di incertezza economica, di smarrimento sociale e culturale si diffusero due fenomeni: il ritorno al banditismo e le prime occupazioni delle terre. […] Non mancarono risse e competizioni tra cattolici e comunisti con ritorsioni reciproche, e anche le confraternite, e le associazioni laicali a prevalenza contadina e operaia vennero prima coinvolte e infine abolite. Si instaurò un sistema di competizione e contrapposizione simile a quello descritto dai romanzi del Guareschi: i sacerdoti giunsero financo a negare i sacramenti ai comunisti. Durante questa lotta ideologica e verbale don Giovanni Cravotta ne rappresentò uno degli attori di punta e molto incise nella storia di quegli anni" (pag.41/42).

Per avere un catalogo completo delle "competizioni e contrapposizioni" è sufficiente leggere il quinto capitolo, ricchissimo di aneddoti, fatti, testimonianze, anche se, come afferma l'avv. Giuseppe Bonincontro, nella sua testimonianza su padre Cravotta: "Amava le sfide. Era un Padre Cristoforo di manzoniana memoria e un Don Camillo, senza però un Peppone di fronte perché non amava lo scontro personale" (pag.153).

Forse non amava le "sfide", ma non si tirava indietro davanti alle minacce dei mafiosi dell'epoca, forte di avere il "Signore", che altro non era, come dirà ad un mafioso che l'aveva affrontato in una pubblica via, anche il suo "Signore, Voglia o non voglia". 

 

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