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Potremmo ritrovarci domani in edicola a domandare la Repubblica per apprendere con delusione che l'edizione dell'Espresso, storicamente allegata all'uscita domenicale del giornale, non è andata in stampa. In seguito alle dimissioni del direttore Marco Damilano i giornalisti dell'Espresso hanno infatti deciso di scioperare contro l'editore, i giorni necessari per impedire l'uscita del numero settimanale.
Dopo la cessione da parte di De Benedetti, storico editore de La Repubblica, al gruppo Exor (la più grande società italiana per fatturato), guidato da John Elkann, il gruppo GEDI ha ridimensionato i piani e la linea editoriale delle varie testate. La Repubblica che aveva conosciuto anni di stabilità redazionale, prima con Eugenio Scalfari e poi con Ezio Mauro come direttori, ha perso pezzi importanti di giornalismo per strada. Prima Mauro Calabresi, poi Carlo Verdelli, due dei nomi più importanti del nostro giornalismo fatti fuori nel giro di pochi mesi, per arrivare alla nomina di Maurizio Molinari proveniente dalla Stampa. E già allora la fusione tra La Stampa e La Repubblica era osservata con attenzione dalle Autorità per le Comunicazioni e da tutto il mondo del giornalismo.
L'identità di un giornale come La Repubblica è strettamente legata alla storia dell'Espresso, fondato nel 1955 da Eugenio Scalfari e Carlo Caracciolo. Una storia che Elkann vorrebbe separare alla radice vendendo il settimanale e altre pubblicazioni attualmente in rosso. Le voci sulla vendita circolano già da tempo senza smentita e destabilizzano il lavoro della redazione, come sostenuto dal direttore DamilanoIn seguito all'acquisizione di Gedi da parte di Exor, alcuni giornalisti del settimanale avevano già deciso di trovare fortuna altrove. Tra i tanti Giovanni Tizian ed Emiliano Fittipaldi, autori delle più recenti ed importanti inchieste giornalistiche - come il caso Savoini e i legami della Lega con Vladimir Putin - passati al nuovo giornale di De Benedetti, Domani.
L'Espresso attraversava un periodo buio: la redazione presa di mira da gruppi neofascisti che minacciavano i giornalisti sotto la sede, i tagli finanziari per la produzione dello stesso, e la perdita di redattori e figure importanti. Marco Damilano non si è però mai tirato indietro, affrontando tali difficoltà senza mai distaccarsi dalla missione originaria dell'Espresso di Scalfari, una storia difficile da ereditare che per molti rappresenta "la storia" del giornalismo italiano. Il passo indietro è arrivato venerdì con una lettera aperta rivolta ai lettori:
L'Espresso è sempre stato la mia casa e Gedi ha garantito il lavoro del nostro giornale. Ma se la casa viene cambiata, dall'arredamento alle suppellettili, fino a venderla, non resta altro da fare che prenderne atto. È una questione di coscienza e di dignità.
Lo devo ai lettori che ci hanno sempre seguito in modo esigente.
Lo devo alle giornaliste e ai giornalisti che costituiscono la straordinaria redazione dell'Espresso, alla rete dei collaboratori e delle firme eccezionali di questo giornale
Una scelta irreversibile quella del Direttore che forse poteva essere evitata. Non nasconde infatti l'intenzione di trovare un'alternativa alla vendita del settimanale – "Ho cercato sempre di fermare una decisione che ritengo scellerata. Mi sono battuto in ogni modo, fino all'ultimo giorno, all'ultima ora" – dopo aver appreso da un tweet di un altro giornalista della trattativa in corso per la vendita.
Elkan vuole vendere la società, interessata a rilevare l'Espresso potrebbe essere Bfc Media, attività che opera nell'informazione dei prodotti finanziari recentemente acquisita da Danilo Iervolino, patron della squadra di calcio Salernitana. Una storia che lega calcio, finanza e stampa e che forse riuscirà a cancellare un'altra pagina di giornale, tra le più importanti del nostro paese. Una vicenda che riporta alla memoria l'acquisizione da parte di Fininvest del Giornale di Indro Montanelli. Allora Silvio Berlusconi non era ancora il patron del AC Milan ma si preparava a riscrivere la storia di un Paese e dell'editoria italiana, storicamente legata a industrie, finanza, spettacolo, e politica.
Notizia delle ultime settimane: la famiglia Angelucci è pronta a rilevare il Giornale da Fininvest.
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"Io sono un saraceno di Sicilia", scrisse Mario Gori, poeta al quale ho dedicato una biografia per l'esame di maturità. Questo verso mi descrive. Mi contraddistinguono un profondo sentimento di giustizia e libertà, la sete di attualità e la predisposizione alle scoperte. Mi sono laureato in "Comunicazione, media e pubblicità" presso l'Università IULM di Milano con una tesi di ricerca sul populismo. I miei principali interessi sono la politica e i media. Attualmente frequento il corso di laurea magistrale in "Mass media e Politica". Ho scritto per RadioIulm, UltimaVoce, Postiamo.org. Redattore della MMEP WebTv dell'Università di Bologna con sede presso il Campus di Forlì.