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Nasce in Guyana, padre francese e madre haitiana, cresce solo con lei a Parigi. Mike si suda la vita, non ci sono soldi, tutto in salita. Per fortuna c'è tanta passione, il calcio, a Mike piace giocare, stare in porta, para i rigori come pochi. Un talento. Parigi è il PSG, i pulcini, la prima squadra, Mike è portiere dell'anno della Ligue, poi scudetto con il Lilla. Ora è rossonero, il 19 marzo 2022 scende in campo a Cagliari, difende la porta milanista, la mantiene inviolata. Se ne frega dei cori alle sue spalle, di tutto ciò che gli lanciano addosso. Sa che deve mantenersi concentrato, parare tutto, ci sono tre punti che contano. Bennacer segna il gol che può valere lo scudetto, l'arbitro fischia tre volte, i rossoneri escono dal campo in festa.
Improvvisamente, succede il finimondo. Ibrahimovic si accosta a Joao Pedro, volano gli stracci tra i due. Si avvicinano altri, si capisce tutto. Insulti razzisti a Maignan e Tomori, nei minuti finali una grandine di oggetti sul portierone dalla curva rossoblù. Lui e Tomori a voltarsi verso la tifoseria avversaria e portandosi le mani alle orecchie.
È la merda chiamata razzismo che ritorna sempre. Una minoranza di mezzi uomini, peccato siano sardi, non meritano di appartenere a quel popolo che ha sempre trasmesso rispetto, tolleranza, pace. Ma le parole che fan più male son quelle di Joao Pedro "Non ho sentito cori razzisti. Forse Maignan ha iniziato la provocazione, sento di dover difendere il mio pubblico".
Chi parla così non merita di indossare l'azzurro.
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