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Lucino Canfora “La scopa di don Abbondio” Per “Fermare l’odio”

rizzo

Ci siamo lasciati alle spalle un 2019 che ha messo a fuoco l'obiettivo di farla finita (finalmente?) con tutta "la zavorra" che ha caratterizzato l'ultimo trentennio della vita Nazionale ed Internazionale: con i dolori, tanti, e le gioie, poche. Almeno questa è l'analisi che oggi, in un momento di grande confusione, sembra prevalere nell'immaginario collettivo.

Confusione creata ad arte puntando sui problemi gravi, gravissimi che hanno investito, e che continuano ad investire, la nostra quotidianità.

E penso che a nessuno possa sfuggire la criticità del "sistema Italia" con il suo stratosferico debito pubblico, con una classe politica incapace, che aveva promesso mari e monti, durante la campagna elettorale e che "...all'apparir del vero / tu misera cadesti", direbbe Giacomo Leopardi.

Come a nessuno sfugge la necessità di cambiamenti radicali nell'economia, nell'occupazione, nelle diseguaglianze sociali, sempre più in aumento, nella ridistribuzione della ricchezza…!

Un tempo le previsioni sul nuovo anno venivano affidate ai presunti "maghi", che allietavano le serate di fine d'anno con le "previsioni astrali".

Oggi ci sono i Concerti nelle pubbliche Piazze.

Ma ci sono anche politologi, filosofi, scrittori, poeti, sociologi he concordano sulla necessità di un cambiamento: radicale e virtuoso sia a livello Nazionale che internazionale. L'Unione Europea, soprattutto, è nel mirino di quanti, e a giusta ragione, chiedono una politica che tenga contro delle varie realtà nazionale, abbandonando quelle politiche di austerità che hanno creato, in alcuni Paesi, Italia compresa, molti più problemi di quelli che avrebbero voluto risolvere.

E sembra che la nuova presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, almeno stando al Programma e alle prime interviste rilasciate, voglia cambiare strategie nei vari settori intervenendo drasticamente, rispetto al passato, nelle politiche ambientali, tanto care ai giovani, non solo dei Paesi Europei, ma del mondo intero. 

Chi ha ascoltato il discorso di fine d'anno del nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilevato di certo l'attenzione di tutti quei "problemi caldi" del Paese.

"I giovani hanno capito che il tema della tutela dell'ambiente è fondamentale per il nostro Paese. E fanno sentire la loro voce".

Così come ha messo in grande evidenza la nostra Identità Nazionale, la nostra Storia, la collocazione geografica e si è chiesto all'estero "Come vedono il nostro bel Paese, proteso nel Mediterraneo e posto, per geografia e per storia, come uno dei punti di incontro dell'Europa con civiltà e culture di altri continenti. Questa condizione ha contribuito a costruire la nostra identità, sinonimo di sapienza, genio, armonia, umanità. E' significativo che, nell'anno che si chiude, abbiamo celebrato Leonardo da Vinci e, nell'anno che si apre, celebreremo Raffaello. E subito dopo renderemo omaggio a Dante Alighieri".

Due passaggi successivi hanno messo il dito su due delle nostre piaghe: la necessità di una "responsabilità collettiva" e sul "sul senso civico e senso della misura" che devono essere fatti propri, soprattutto, da chi frequenta "il mondo dei social, occasione per ampliare le conoscenze, poter dialogare con tanti per esprimere le proprie idee e ascoltare, con attenzione e rispetto, quelle degli altri. Alle volte si trasforma invece in strumento per denigrare, anche deformando i fatti.Sovente ricorrendo a profili fittizi di soggetti inesistenti per alterare lo scambio di opinioni, per ingenerare allarmi, per trarre vantaggio dalla diffusione di notizie false.

E ha raccomandato di prestare attenzione e a non dimenticare che: "Il mosaico che compone la società italiana ha tante tessere preziose. Penso – tra le altre – al mondo delle nostre università, ai centri di ricerca, alle prestigiose istituzioni della cultura". 

E sicuramente una delle figure di spicco della nostra cultura è il professore emerito di Storia antica dell'Università di Bari, scrittore prolifico, attento osservatore dei fatti del quotidiano e riesce felicemente ad aprire spiragli del nostro passato per capire e contestualizzare fatti che si prestano egregiamente a farci comprendere il nostro presente.

Luciano Canfora è da qualche decennio che osserva con preoccupazione tutto ciò che accade nel nostro paese. Ed in altri Paesi dell'Intero Occidente.

Nel mese di settembre 2018 pubblica "La scopa di don Abbondio" con sottotitolo "Il moto violento della storia", Editori Laterza, Bari. E per mettere subito a suo agio il lettore apre con una citazione dell'ultimo canto, il XXXVIII, dei "Promessi Sposi" di Alessandro Manzoni: "E' stata un gran flagello questa peste, ma è anche stata una scopa: ha spazzato via certi soggetti che, figlioli miei, non ce ne liberavamo più".

Questa descrizione manzoniana è una metafora che accompagna la vita dell'essere umano fin dai primordi delle Civiltà. Dopo ogni catastrofe naturale, pensiamo alle grandi pestilenze e ai suoi milioni di vittime, subito dopo c'era un risorgimento, uno sforzo di ricostruire tutto che era andato perso. O dopo le grandi rivoluzioni che avevano falcidiato migliaia e migliaia di vittime.

Il libro comprende una spiegazione del "Moto storico", con dotte citazioni "…delle pagine più importanti di "Guerra e Pace" di Lev Tolstoi.

<< 'Per la mente umana è inconcepibile l'assoluta continuità del moto'. 'All'uomo, spiega, divengono comprensibili le leggi di qualsiasi moto solo quando esamina delle unità arbitrariamente scelte di questo moto; ed è 'da questa arbitraria divisione del moto continuo in unità discontinue che scaturisce la gran parte degli errori'. Intende: errori di comprensione dei fatti storici.>>.

Si prosegue con 11 brevissimi saggi, pieni di intelligenti analisi, che spaziano da "Un fascismo americano" e la "Fortezza Europa", a "La spirale del fascismo"; alla "Fraternità" alla perdurante "Schiavitù", dall' "Eurocentrismo" alla "Rivoluzione" al "Sessantotto" alla Alfabetizzazione come "talpa della storia".

Con un'appendice di quattro saggi di: Palmiro Togliatti: "I pregi del riformismo"; Pietro Nenni: "Le certezze di Yu Kubng""; Thomas Mann: "Il fascismo americano"; Luciano Canfora: "Il fascismo finanziario".

Lo scorso mese di novembre, Luciano Canfora, sempre per le edizioni Laterza, pubblica "Fermare l'odio". Quell'odio foraggiato dai diffusori mediatici reggicoda di una politica, "dei porti chiusi" per intenderci e le politiche xenofobe, che non ci appartengono, come ha ricordato il nostro Presidente della Repubblica e come quotidianamente va ripetendo Papa Francesco. Due figure sotto attacco dai tanti che hanno deciso di legarsi supinamente ai moderni pifferai.

 

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