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Le voci del Sud: una mappa territoriale In Letteratura e nelle Arti visive

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Siamo portati a pensare, il più delle volte, che dal Sud, collocato in qualsiasi tempo ed in ogni spazio, provengono solo ed esclusivamente voci deboli, esperienze fragili e datate, scrittori passatisti, fatti e figure, come si diceva una volta, di serie B.

Semplici luoghi comuni? Forse!

Etichette fiorite in clima di xenofobia galoppante? Può darsi!

Ha senso, in un mondo vertiginosamente globalizzato, procedere per distinzioni? Ci sentiamo disarmati!

Ma di certo sappiamo che, in qualsiasi area meridionale del mondo, ci sono voci che non sempre sono conosciute ai più, che non sempre hanno occupato, ed occupano, quegli spazi adeguati alla loro arte, al loro lavoro, alla loro poesia, allo loro scrittura.

Il Sud, al quale faremo riferimento è quello d'Italia.

Un Sud che è entrato in contatto, nell'arco di millenni, con popoli lontani, con ferocie inaudite, con invasioni veloci e durature: quella di Ulisse fu sicuramente una delle prime. Un Sud ricco di tradizioni e di miti, così come scrive il filologo genovese Umberto Albini (1923-2011), uno dei principali studiosi            della mitologia greca,: "La Sicilia greca è stata la terra dove sono nati importantissimi miti, che hanno fatto il giro del mondo allora conosciuto. Il più noto, forse fu quello di Core, la ninfa rapita mentre raccoglieva fiori ad Enna".

Così come ammoniva il buon Omero: "Gli dei tessevano avventure per dare alle generazioni future la possibilità di cantarle". E di cantori-scrittori, conosciuti e sconosciuti, ieri come oggi, il Sud ne conta più di quanto si possa essere portati a credere. 

 Ricordo di averlo letto, qualche tempo fa, il giudizio di uno studioso della letteratura siciliana, che vive in Francia, Mario Fusco (1935-2015), già docente di letteratura italiana alla Sorbona di Parigi, curatore, in Francia, di tutta l'opera di Leonardo Sciascia (1921-1989), su due dei più grandi scrittori siciliani contemporanei: Leonardo Sciascia, appunto, e Gesualdo Bufalino (1920-1996). Sostiene Fusco che la linea di demarcazione tra i due scrittori siciliani consiste tra la prosa di pensiero (Sciascia) e la poesia di pensiero (Bufalino ). Fusco argomenta questa su tesi anche con l'approccio diverso che Sciascia e Bufalino hanno avuto con la letteratura francese.

Filosofi e moralisti ( Montaigne, Pascal, Montesquie, Diderot, Voltaire fino alla scoperta di Stendhal ) sono i modelli sciasciani.

Mentre Bufalino partendo dai "Fiori del male" di Baudelaire, il suo grande primo amore, attraverso i simbolisti francesi arriverà fino a Toulet di cui tradusse le poesie in italiano.

Fin dai tempi di scuola, e ne avevo parlato più volte con lo stesso Bufalino, mi è sembrato sempre possibile tracciare una demarcazione tra scrittori di "pensiero" collocati nell'area centro occidentale della Sicilia da Michele Amari (1806-1889) a Federico De Roberto a Pirandello a Tomasi di Lampedusa a Sciascia; e un'area, quella centro orientale, dove vivono scrittori che si rifanno alla poesia di "pensiero" da Giovanni Verga (1840-1922) a Luigi Capuana (1839-1915) a Salvatore Quasimodo (1901-1968) a Vitaliano Brancati (1909-1954) a Lucio Piccolo ( 1901-1969) a Gesualdo Bufalino a Giuseppe Bonaviri (1924-2012). Sulla linea di demarcazione oggi potremmo collocare a Nord Vincenzo Consolo (1933-2012), tra Patti e Cefalù, e a Sud Andrea Cammilleri (1925-2019), Porto Empedocle: entrambi come anelli di congiunzione tra le due aree.

 E se accettassimo questo schema, il discorso potrebbe valere anche per le Arti figurative. A Nord troviamo il tenebroso Renato Guttuso (1911-1987) e la sua scuola, e a Sud il solare Piero Guccione (1935-2018), e il suo gruppo.

Poi abbiamo gli scrittori siciliani che si sono affermati come "talent scout". Un posto di rilievo è occupato da Elio Vittorini (1908-1966), al di là dell'infortunio di percorso della mancata pubblicazione, su suo consiglio, nella casa editrice Einaudi, del "Gattopardo".

All'Einaudi, dal 1955, troviamo un altro grande scrittore e slavista eccezionale: il palermitano Angelo Maria Ripellino (1923-1978) , definito da Alberto Arbasino (1930-2020) una " personalità incantatoria e assorta, un autore trasognato, ispirato, esorbitante e lampeggiante, misteriale e cinetico".

Ripellino, docente universitario, sulla via tracciata da Vittorini, era diventato consulente di Einaudi per le letterature slave.

Elio Vittorini, entrato negli Anni trenta nei circoli letterari fiorentini, conobbe lo scrittore Romano Bilenchi (1909-1989). Erano gli anni in cui quei circoli erano frequentati anche da giovani studenti ticinesi, come ci ha raccontato il compianto prof. Renato Regli, professore e uomo di cultura, anche lui va collocato nel Sud. Ma della Svizzera.

Bilenchi diventerà, a partire da quel momento, e fino alla morte avvenuta nel 1989, un punto importante di riferimento per moltissimi giovani scrittori siciliani.

Romano Bilenchi e Mario Luzi (1924-2005), fin dagli Anni Cinquanta, dirigevano una collana per la casa editrice Lerici di Milano. E si deve proprio a Bilenchi la scoperta e la pubblicazione di autori che, dopo, si imporranno alla critica per le loro opere: da Angelo Fiore (1908-1986) ad Antonio Pizzuto (1893-1976) ad Antonio Castelli (1923-1988).

Non si tratta, ci sembra evidente, di un regesto completo di autori siciliani, ma di tasselli che sicuramente ci aiuteranno a meglio comprendere una realtà più vasta, più ricca, più variegata.

 

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