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La Voce. Biagio Guerrera

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Ascoltare Biagio mentre declama i suoi versi è un'esperienza indimenticabile. Ho ascoltato numerosi poeti leggere i propri versi, oppure leggere i versi di altri poeti, ma pochi riescono ad eguagliarne il canto.

Appunto, le sue letture sono un misto di canto, di recitazione teatrale, ma ciò che ti colpisce è la voce.  E' una voce diretta, che non ha bisogno di camuffamenti. Una voce che per giorni interi ti frulla dentro. Un poeta che assieme ad altri poeti che usano il siciliano rappresentano la migliore poesia isolana. Lo ringraziamo per aver accettato di rispondere alle nostre domande. Qui di seguito riportiamo il colloquio.


Il siciliano lo possiamo definire come una lingua, un dialetto o una miriade di parlate?

Non sono un linguista e non mi sento di dare definizioni scientifiche ma posso dire non vi è una differenza qualitativa sostanziale tra i diversi codici linguistici regionali o nazionali. Alcuni si sono affermati più di altri per ragioni storiche e politiche e hanno dato vita per questo ad una lingua standard, perché è chiaro che se devo scrivere un atto amministrativo non posso usare termini diversi a Catania o a Palermo per significare la stessa cosa. Rimane il fatto che il siciliano ha una storia ricchissima e nobile. Mi piace ricordare che all'origine della scuola poetica siciliana che fiorì alla corte di Federico II di Svevia c'è l'esilio di tanti poeti trovatori dalla Provenza in seguito alla Crociata contro gli Albigesi. Mi piace che nel dna del siciliano ci sia l'accoglienza di un esilio e una straordinaria corte, multietnica e multiculturale, come quella di Federico. Sono fermamente convinto che la Sicilia abbia dato sempre il meglio di se quando ha saputo accogliere e rielaborare in forma originale quello che arrivava dall'esterno.

 Scrivi prevalentemente in siciliano. Vi è una ragione "ideologica"?

No, ci sono arrivato per questioni molto private, affettive. E quando è successo è stata per molti versi una sorpresa anche per me. Certo conoscevo già Franco Scaldati che è stato fondamentale per farmi scoprire il siciliano come lingua d'arte, così come sono state fondamentali le mie due straordinarie nonne.


I tuoi testi hanno una carica emotiva, rievocativa, non indifferente. Ti va di parlarne?

Sono arrivato alla poesia in siciliano come una forma di rielaborazione del lutto per la perdita dei miei genitori che ho perso entrambi molto giovane. Non so bene cosa dire se non che questa matrice emozionale forte fa parte del mio modo di essere e di fare poesia.

Quando reciti le tue poesie si percepisce la forza della parola. Sarà la forza del dialetto?

Certo i dialetti hanno in genere comunemente più un uso orale che scritto. La mia poesia nasce dalla voce ed è nella voce che ha credo il suo senso più profondo. La mia è una poesia di matrice orale così com'è orale più che scritto l'uso comune del siciliano. Ma è anche vero che il siciliano ha una grande tradizione di lingua d'arte, nella poesia come nel teatro.

 Hai collaborato con il poeta tunisino Moncef Ghachem, vi sono delle affinità tra il vostro modo di intendere la poesia?

Credo che una cosa che abbiamo in comune è il legame fortissimo che sentiamo entrambi tra poesia e vita, tra poesia e oralità. Poi Moncef conosce e sa ripetere a memoria centinaia di versi della grande poesia del mondo, per me è un maestro oltre che un caro amico.


Oltre al poeta Moncef Ghachem ci sono altri poeti con cui nel corso degli anni hai intrecciato degli scambi culturali?

Ce ne sono diversi incontrati in questi anni, non vorrei fare torto a nessuno ma con alcuni come Angela Bonanno, Saragei Antonini, Francesco Balsamo c'è un'amicizia di lunga data così come con Salvo Basso che purtroppo è morto così giovane e poi Rosa Alice Branco, Nino De Vita e soprattutto Jarek Mikolajewski che è come un fratello per me. Angelo Scandurra invece è lo zio.

 Come valuti la produzione poetica attuale dei poeti che usano la lingua siciliana?

In generale molto buona, quando ho iniziato la scena era molto meno ricca, ricordo che io e Salvo Basso abbiamo pubblicato entrambi il nostro esordio lo stesso anno, nel 1997. Allora eravamo in pochi, all'epoca tanti che magari oggi scrivono in siciliano non se ne interessavano, ma oggi c'è davvero tanta buona poesia in siciliano.


Poeti come Franco Loi, Franca Grisoni, Nino De Vita o i dialettali romagnoli hanno prodotto la migliore poesia negl'ultimi anni. Cosa ne pensi?

Non so se la migliore ma sicuramente hanno prodotto molta buona poesia così come le tre poetesse italiane che oggi amo e leggo di più: Antonella Anedda, Livia Chandra Candiani e Mariangela Gualtieri.


Per i nostri lettori potresti indicare un autore necessario?

Non è un poeta in senso stretto ma per me rimane fondamentale Samuel Beckett.

NOTIZIA

Biagio Guerrera è nato a Catania dove tutt'ora vive. Si occupa di scrittura, musica, teatro e performer. Ha studiato canto con Michiko Hirayama. Ha collaborato con numerosi musicisti, artisti a progetti tra musica e letteratura.

Ha pubblicato Idda per le raffinate edizioni de IL GIRASOLE. Cori niuru spacca cielue Amàri per le edizioni Mesogea. Svolge un'intensa attività di operatore culturale. Ha vinto numerosi premi letterari di valore.


Il ritratto di copertina è di Nadia Arancio

 

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