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La scomparsa di Pietro Citati Saggista e biografo letterario

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 Negli ultimi anni va scomparendo una generazione di letterati, scrittori, poeti, saggisti… che si portano dietro un bagaglio di memorie invidiabile. E ricche, che hanno contraddistinto diverse generazioni.

Ultimo in ordine di tempo Pietro Citati, scomparso giovedì scorso, 27 luglio.

Citati era nato a Firenze nel 1930, ma di origine di una nobile famiglia siciliana.

Mentre a Torino trascorse l'infanzia e l'adolescenza.

E a Torino frequentò il liceo classico Massimo D'Arzeglio. una delle scuole "storiche" di Torino, i suoi inizi risalgono al 1831.

Ma è storico, questo liceo, perché, nel tempo, è stato frequentato da studenti che si sono contraddistinti sia in letteratura, sia in politica, sia in storia sia in filosofia di grande valore e spessore culturale:

Cesare Pavese, Giulio Einaudi, Leo Pestelli, Massimo Mila, Luigi Firpo, Vittorio Foa, Tullio Pinelli, Giancarlo Pajetta, Renzo Giua, Emanuele Artom, Leone Ginzburg, Norberto Bobbio e tantissimi altri.

Nel 1942, durante la guerra, la famiglia si trasferisce a Genova.

Dopo la guerra tornò in Toscana e si laureò nel 1951 in Lettere moderne all'Università di Pisa alla Scuola Normale Superiore.

Decise che non avrebbe da subito esercitato la professione di insegnante.

Invece incominciò la sua carriera di critico letterario collaborando a riviste come Il Punto, L'approdo e Paragone.

Il Punto (1956-1965) era un settimanale di informazione politico-culturale, al quale collaborava anche Pier Paolo Pasolini che in questa occasione conobbe Citati, che si occupava di critica letteraria.

L'Approdo (1952.1977) era una rivista trimestrale che aveva nella redazione un gruppo di scrittori, poeti, letterati, intellettuali che rappresentavano una parte interessantissima della cultura italiana: Riccardo Bacchelli, Emilio Cecchi, Giuseppe De Robertis, Giuseppe Ungaretti, Gianfranco Contini e tanti altri.

Paragone, è una rivista bimestrale di arti figurative e critica letteraria, fondata nel 1950 da Roberto Longhi e Anna Banti. Anche questa rivista aveva un interessantissimo gruppo di scrittori poeti e critici letterari: Attilio Bertolucci, Carlo Emilio Gadda, Piero Bigonciari, Giulio Cattaneo, Cesare Garboli, Giovanni Raboni, Vittorio Sermonti e tanti altri.

      •  Questa lunga introduzione serve per testimoniare l'importanza delle riviste letterarie in Italia negli anni del secondo dopo guerra. Ma serve soprattutto per ricordare, e ricordarci i nomi che hanno guidato la nostra formazione professionale, letteraria, politica e sociale.

Pietro Citati decide di dedicarsi all'insegnamento, per cinque anni, dal 1954 al 1959. Ma la sua passione per il giornalismo e la letteratura lo portano a lasciare la scuola e andare a lavorare nei giornali più prestigiosi italiani, dedicandosi anche alla scrittura.

"Il Giorno", il "Corriere della sera" e "la Repubblica".

Pietro Citati è uno scrittore multiforme e comincia a cimentarsi con le biografie dei grandi scrittori del passato.

Nel 1970, pubblica Goethe, Mondadori editore, che riscuote un grandissimo successo. Sette anni dopo pubblica un'edizione ampliata e vince il Premio Strega.

Con Goethe inizia la sequenza delle opere biografiche. Correva voce, in quell'epoca, che Citati con le biografie avesse creato un nuovo stile letterario.

Nel 1973 tocca ad Alessandro Manzoni, "La collina di Brusuglio" e di Alessandro Magno, "Alessandro". Nel 1980 è la volta della scrittrice "Katherine Mansfield". Nel 1983 "Tolstoj" e nel 1987 "Kafka".

Si è occupato anche di Omero e dei miti greci e dei popoli antichi.

Ma come arriva Pietro Citati alle biografie.

Possiamo dedurlo da un articolo che Citati ha pubblicato sul "Corriere della sera" il 4 giugno1986, dal titolo." "Questi giovani". 

 Pietro Citati veniva invitato spesso da studenti liceali e universitari di Roma.

  1. Si lamenta che con questi giovani non aveva avuto una buona esperienza in quanto, siamo negli anni Ottanta del secolo scorso, i giovani avevano la testa piena di citazioni che dimostravano quanto fossero fuori dal mondo. E non solo per colpa loro.

Scrive Citati "Mi ricordo un invito di alcuni anni or sono: ignoranza, stupidità e protervia. Uno diceva: 'Ma Lei non ha preso in considerazione il rapporto di classe tra Manzoni e la borghesia lombarda, dimostrato da Gramsci'. Un altro incalzava: 'Ma Lei ha trascurato il rapporto dimostrato da Lukas, tra la coltivazione di riso nella pianura lombarda e l'inversione nell'endecasillabo di Parini".

Ora con tutto il rispetto per Gramsci, Lukas, Parini e Manzoni e le risaie, salta subito all'occhio la differenza tra quell'insegnamento, di una scuola allo sbando, e le necessità della società.

A Citati gli sono cadute le braccia.

Ed anche a noi.

 

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