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In una mano un fucile, all'altra una bimba: essere madri a Kyiv

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Una foto da brividi, scattata per le strade di Kyiv, mostra come pochissime altre il volto sinistro di una guerra. Ritrae una giovane madre mentre accompagna la propria bambina a scuola. Con un fucile in spalla, a capo chino.

Io non so come si chiami questa donna?, ma qualsiasi sia il suo nome, non ha alcuna importanza. Una madre di famiglia, più che una partigiana. Una "semplice" madre costretta, però, ad imbracciare un'arma. Per difendere la propria piccola, per difendersi. A costo di farsi chiedere da una bimba che cos'è quella cosa, se è un gioco. A costo di sparare a qualcuno, di ucciderlo.

 Un'immagine "parlante" che dovrebbe farci riflettere. Sul coraggio, sulla straordinaria determinazione delle donne, sulla loro capacità di resistere, di affrontare, non temendolo, qualsiasi nemico. Ma poi, sulla scelleratezza dei potenti, sul più grande loro abominio: non aver saputo risparmiare almeno ai bambini la guerra, distruggendo le loro scuole, avvelenandone i pozzi della conoscenza. Facendo loro credere che non ci si può fidare degli adulti. Il delitto più grande.

 

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