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La fiscalizzazione dell'abuso edilizio può essere definita come una speciale forma di sanzione alternativa applicabile per gli interventi realizzati in parziale difformità dal permesso di costruire: con tale locuzione, infatti, si indica l'applicazione di una sanzione pecuniaria in luogo della sanzione della demolizione, ordinariamente prevista in caso di abuso edilizio.
La scelta di fiscalizzare l'abuso, il cui fondamento normativo è rappresentato dall'art. 34, co. 2, T.U.E., non è rimessa alla volontà del trasgressore, ma è una decisione che l'amministrazione prende dopo aver accertato l'oggettiva impossibilità di ripristinare lo stato dei luoghi.
La seconda sezione del Consiglio di Stato, con la sentenza n. 9799/2023, ha affrontato il particolare caso della fiscalizzazione dell'abuso in riferimento ad opere realizzate da alcuni assegnatari di alloggi di edilizia residenziale pubblica, affermando che in caso di edilizia residenziale pubblica, non si applica l'art. 35 del d.P.R. n. 380 del 2001 (che, di fatto, esclude l'applicabilità dell'istituto in parola, qualora l'abuso sia realizzato su suoli di proprietà dello Stato o di enti pubblici), in quanto l'insistenza sul suolo di un diritto di superficie sposta sul titolare dello stesso le conseguenze degli atti ripristinatori.
Per i giudici di Palazzo Spada, nel caso in cui vi sia una proprietà superficiaria privata al di sopra della nuda proprietà pubblica, come avviene tipicamente per gli interventi di edilizia residenziale pubblica, se, da un lato, si rafforza la necessità che il Comune presidi l'avvio dell'operazione, fino all'assegnazione delle unità immobiliari abitabili ai singoli aventi titolo; dall'altro, una volta effettuate le assegnazioni, si riverberano sui singoli assegnatari tutti gli obblighi propter rem, quale quello demolitorio.
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Paola Mastrantonio, avvocato; amante della libertà, della musica e dei libri. Pensiero autonomo è la mia parola d'ordine, indipendenza la sintesi del mio stile di vita. Laureata in giurisprudenza nel 1997, ho inizialmente intrapreso la strada dell'insegnamento, finché, nel 2003 ho deciso di iscrivermi all'albo degli avvocati. Mi occupo prevalentemente di diritto penale. Mi sono cimentata in numerose note a sentenza, pubblicate su riviste professionali e specializzate. In una sua poesia Neruda ha scritto che muore lentamente chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno. Io sono pienamente d'accordo con lui.