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Ignazio Silone: il “Cristiano senza chiesa” e il “Socialista senza partito”

rizzo

Le trasformazioni rapide, fulminee alle quali ci siamo abituati, grazie al progresso, travolgono tutti in un eccitato stare dietro ad un futuro il cui primo sacrificato è proprio la memoria, indispensabile guardiano di ogni identità.

Così nell'era delle grandi tecnologie avanzate, ogni processo produttivo viene continuamente ed incessantemente superato, inattuale: tutto diventa "vecchio".

E questo vale anche per gli uomini, e non solo per quelli che hanno consegnato alla memoria collettiva lasciati importanti e straordinari. Ma vale anche per le persone umili il cui buon senso viene, ogni tanto ricordato, riesumato da qualche nostalgico (?).

Il Novecento, il cosiddetto "Secolo breve", è ricco di figure che hanno lasciato veri e proprio patrimoni, affidati alla letteratura, all'arte, alla poesia, alla vita, alla socialità, alla politica, quotidianità…!

Non so quanti ricordano Ignazio Silone, pseudonimo di Secondo Tranquilli. (Pescina 1900 – Ginevra 1978) è una delle più interessanti figure della storia letteraria, politica, sociale, umana dell'intero Novecento. Eppure sembra essere stato depositato nei meandri oscuri della nostra memoria.

Aveva perso, unitamente al fratello Romolo, tutti i suoi familiari che erano morti nel 1915 durante il terremoto della Marsica.

Nel 1921, a Livorno, partecipa alla fondazione del Partito comunista d'Italia (PCd'I) di cui diventa, subito dopo l'instaurazione del fascismo in Italia, un militante antifascista e sceglie, naturalmente, la clandestinità sia in Italia sia in Svizzera, dove trova ospitalità sia nel Partito socialista svizzero sia nel Sindacato dell'Unione Sindacale Svizzera.

La Svizzera aveva già ospitato altri fuoriusciti italiani dopo il 1922.

Così troviamo in Svizzera i primi perseguitati politici: Egidio Reale, Guglielmo e Leo Ferrero, Gina Lombroso Ferrero, moglie di Guglielmo e madre di Leo, Randolfo Pacciardi, Giuseppe De Logu, Vincenzo Vacirca…! E dopo l'8 settembre del 1943 arrivano professori e studenti universitari che, in attesa della fine della guerra, vengono ospitati in Campus, appositamente preparati, affinchè possono continuare i loro semestri. 

Ma per tornare a Silone, più volte ripara nell'Unione delle repubbliche socialiste sovietiche (U.R.S.S.) e si rende subito conto delle condizioni in cui versava quell'immenso Paese sotto il tallone del comunismo staliniano.

Nel 1931 esce dal Partito comunista e si stabilisce in Svizzera.

Rientra in Italia, nel 1944 e, due anni dopo, farà parte della Costituente che scriverà, dopo il 2 giugno del 1946, la nostra Costituzione.

Gli avvenimenti che avevano travolto l'U.R.S.S, dopo la morte di Lenin e l'instaurarsi del sistema dittatoriali, ai quali aveva assistito personalmente, lo portano ad una profonda crisi politica e decide di dedicarsi interamente alla scrittura, con una serie di romanzi e di saggi storici.

Pubblicazioni che, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, pubblicherà anche in Italia.

Ma durante il suo soggiorno in Svizzera, a Zurigo, soprattutto, comincia a pubblicare, anche in lingua tedesca, i suoi primi romanzi.

"Der Faschismus" (Il fascismo), 1934 un saggio sulla dittatura fascista che dal 1922 al 1943 era stato instaurato in Italia da Benito Mussolini; "La scuola dei dittatori", 1938 affronta la drammatica problematica delle dittature, che erano sorte, come funghi, n Europa nel periodo tra le "Due Guerre".

Diresse le riviste "Europa socialista" (1946-47) e "Tempo presente" (1956-68), fondata con Nicola Chiaromonte, attraverso le quali poté diffondere i suoi ideali federalisti e di un socialismo democratico e umanitario.

Silone ha una bibliografia vasta ed interessante.

Uno dei più importanti è sicuramente "Fontamara", che ha saputo descrivere la vita disperata dei "cafoni": gente povera e rassegnata alla miseria, che popola gli squallidi villaggi tra la Majella e la piana del Fucino. Ed è stato uno dei più importanti testi che anticipano quel neorealismo, che tanta fortuna conoscerà nella letteratura e nel cinema nell'immediato secondo dopo guerra, come ricorderà Emilio Cecchi in uno dei suoi tanti memorabili ed illuminanti saggi letterari?

"Il seme sotto la neve" (ed. ted. 1941; ed. it. 1945); "Una manciata di more" (1952); "Il segreto di Luca" (1956); "La volpe e le camelie" (1960).

Nel 1965 pubblica "Uscita di sicurezza", una serie di saggi, che si alternano a scritti narrativi, importantissimi ai quali affida il suo testamento. 

Ci sono stati due avvenimenti, a dire il vero, che sono caduti in momenti molto delicati per la credibilità dell'impegno antifascista dello scrittore della Marsica.

Non sono in discussione, e' bene precisarlo subito, le scelte e le capacita' letterarie dello scrittore Silone. Sono in discussione il suo impegno di antifascista e la sua coerenza morale.

Nel 2003 Mauro Biocca e di Mauro Canali, pubblicano "L'informatore Silone, i comunisti e la polizia", Luni Editrice, che contiene alcuni documenti che rivelerebbero un coinvolgimento di peso dello scrittore di Pescina in un tristissimo episodio lo scrittore marsicano.

Si tratta di una ricerca sugli archivi dell'OVRA, la polizia segreta fascista. In questi archivi sono conservati alcuni documenti risalenti a Secondino Tranquilli, vero nome di Ignazio Silone, che porterebbero al convincimento di una collaborazione tra Silone, all'epoca rifugiato politico in Svizzera, e la polizia segreta fascista.

In quel periodo era detenuto nelle carceri fasciste il fratello di Silone, l'amatissimo Romoletto, con l'imputazione di strage, in seguito caduta, per i 18 morti alla Fiera di Milano nel 1928.

Non poteva mancare il dibattito, anche aspro, tra innocentisti e colpevolisti.

Silone era già morto, ma scesero in campo le firme più prestigiose della letteratura italiana e si confrontarono con saggi e Convegni.

L'uomo Silone delatore o vittima? Chi potrà mai dirlo? Forse non dovremmo dimenticare che già qualche millennio fa, tra una comitiva di tredici apostoli, un bel mattino uno lo trovarono appeso ad un albero.

Ma non sempre tutti i mali vengono per nuocere. Spiace solo che per tornare a parlare di un grande scrittore, si sia dovuto aspettare una polemica nata tra gli archivi di una polizia segreta di regime. 

 

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