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Gyorgy e Gabriele, il professore e il volontario: due esempi, due eroi da ricordare

Il professore ungherese e il volontario italiano. Il primo è rimasto tra noi, del secondo è rimasto solo un bellissimo ricordo. In entrambi i casi, due storie che la nostra redazione sente il bisogno di narrare perchè in questi giorni così difficili, i veri eroi sono stati uomini semplici e sconosciuti ai media, esattamente come Gyorgy e Gabriele.

La prima storia è quella di Gyorgy, il professore ungherese.
È rientrato più volte in quell´inferno del bus per salvare i suoi studenti, ma ha visto morire i suoi due figli, Laura e Balacs.
Lui, il professore di educazione fisica Gyorgy Vigh, dopo essersi messo in salvo, aveva deciso che non poteva abbandonarli, i suoi studenti, ed era rientrato in quel bus per tirarli fuori ad uno ad uno, poi e la moglie Erika hanno saputo sono stati della morte dei due ragazzi. Dentro quel bus, Gyorgy, dopo aver salvato tanti altri ragazzi, era rientrato perchè non trovava proprio loro, i suoi, continuando a gridare ´Laura´ ´Balazs´ prima di essere soccorso.

La seconda storia è quella di Gabriele (nella foto), collaboratore dell´hotel Rigopiano ma soprattutto volontario della Croce Rossa Italiana, uno di quelli che non ce l´hanno fatta. «Lascerai in ognuno di noi un vuoto incolmabile, ma siamo sicuri che nel tuo piccolo anche questa volta hai messo davanti prima la vita degli altri e poi la tua... ti abbracciamo eroe». Questo il messaggio carico di commozione e di riconoscenza che il comitato della Croce Rossa di Penne ha postato per Gabriele D´Angelo, 30 anni, che tutti ricordano, prima ancora che come una delle vittime accertate, come il Volontario e che prima di essere una delle vittime accertate del Rigopiano, si era impegnato, durante il terremoto, insieme agli amici della Croce Rossa che hanno invano cercato di salvarlo. Lo amavano perchè, come riportato da La Stampa, Gabriele «amava quello che faceva» e perchè Gabriele «Portava avanti la bandiera e i principi di Croce Rossa. Un ragazzo che ha sempre incarnato il nocciolo, il cuore di cosa vuol dire essere volontario. Una cosa che ricordiamo tantissimo di lui sono i sorrisi che riusciva a donare alle persone che avevano bisogno. E i sorrisi che si faceva donare da queste persone».

 

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