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Gratis se Cliente è la p.a.? Dumping di Stato, Cnf proibisca a iscritti partecipazione gratuita a gare
Il Consiglio di Stato, ribaltando una recente pronuncia di un Tribunale Amministrativo, ha affermato il principio che le Pubbliche Amministrazioni possono affidare incarichi di assistenza legale attraverso gare che prevedano la gratuità della prestazione. Interesse del partecipante alla gara sarebbe quello di ottenere "visibilità" professionale.
Ora, a prescindere da qualsiasi considerazione sul rapporto fiduciario sul quale dovrebbe basarsi l´esecuzione della prestazione di assistenza, domando: ma può una pubblica amministrazione affidare la difesa di un interesse pubblico a chi offre di meno, addirittura a chi non chiede niente?
Ma chi non chiede niente per lavorare, è esente da responsabilità professionali, o invece - atteso che lo fa per ottenere visibilità - le sue eventuali responsabilità professionali sono meno scusabili?
Di fronte a un errore professionale, la Pubblica Amministrazione che ha scelto un professionista anche (e non solo, voglio sperare) sul requisito della gratuità della prestazione, è esente da una eventuale indagine per danno erariale?
E cosa vuol dire "Visibilità"? Ho difeso la Pubblica Amministrazione, quindi sono bravo? E chi lo dice a colui che si rivolge al "visibile" che in realtà quella "visibilità" non deriva da un risultato ottenuto, ma da una contrattazione economica?
Dumping di Stato.
Non ha importanza la qualità, ma il costo.
Basterebbe dire "No, grazie". Basterebbe che gli avvocati in un moto di orgoglio ritrovato si rifiutassero di partecipare a bandi che prevedano la prestazione gratuita. Basterebbe che il Consiglio Nazionale Forense trovasse il modo di proibire la partecipazione gratuita alle gare della P.A. , magari richiamando le norme sull´accaparramento di clientela (che vengono mascherate dietro le fronde della parola "visibilità").
Giuseppe Caravita di Toritto
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