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Giuseppe Fava, uomo libero

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Quarantuno anni oggi da quando ammazzarono Giuseppe Fava. Grande quanto Peppino Impastato. In comune fra i due, il 5 gennaio. Giorno in cui Peppino Impastato nacque e a Pippo Fava spararono in faccia. Una storia semplice. Dignità e coraggio. Contadini i nonni di Fava, dall'alba al tramonto nei campi e maestri i suoi genitori, avamposti di quell'esercito che, a dire di Gesualdo Bufalino, un giorno farà scomparire le mafie. Bravo a parlare, ancora di più a scrivere, Fava è a Catania, studente a Giurisprudenza.

Giornalista professionista anni, capo redattore all'Espresso Sera. Giorno e notte davanti una macchina da scrivere. Il teatro, la passione. Cronaca di un uomo, Quinto potere. Gente di rispetto, il primo libro. Radio Rai, Palermo or Wolfsburg di Werner Schroeter tratto da Passione di Michele Orso d'Oro a Berlino. Giuseppe ha talento, successo, ora al Giornale del Sud. Un gruppo di giovani con lui. Denunciano mentre i potenti contano sul silenzio degli omertosi. Scrivono di traffici di droga, di chi comanda a Catania, di boss e di editori. Un chilo di tritolo è per lui, tappati quella maledetta bocca prima che lo facciamo noi, poi il licenziamento dal giornale. Pippo continua a combattere, nel suo mirino la base Nato, i cavalieri, politici, imprenditori, questori e uomini di chiesa. Tutti mafiosi, ora hai proprio rotto.

Fava ha capito, in un suo libro il presagio. Spiegami chi ce lo fa fare, lo sai come finisce. Un milione a un ragazzotto e quello ti aspetta sotto casa.

Sono le 21.30 del 5 gennaio 1984, Pippo Fava è in auto, a un passo dal suo teatro. Su di lui una pioggia di proiettili. Gli sparano da dietro. Codardi come tutti i mafiosi. Come se quei proiettili potessero ucciderne il coraggio.

Ero al secondo anno di Giurisprudenza, a Catania, ricordo quella sera terribile, i funerali nella piccola chiesa di Santa Maria della Guardia, autorità assenti, universitari in lacrime. Quel giorno cominciò la liberazione. Per tanti anni, ogni 5 gennaio andai di fronte quel teatro, per ricordare un uomo coraggioso e la sua parola: quella degli uomini liberi, che nemmeno le pallottole hanno il potere di soffocare. Oggi, sono 41 anni dal suo sacrificio.

Grazie, Giuseppe Fava. Il mio, nostro, commosso ricordo.

 

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