È l´alba di un nuovo anno e, come da consuetudine, siamo qui a ribadirci, come abbiamo fatto negli ultimi giorni dell´anno appena trascorso, i nostri auspici per ciò che desidereremmo si realizzasse da qui in poi.
Molti di coloro che seguono questo portale sono Avvocati, ed è per questo che, al termine di un anno disastroso per l´avvocatura, segnato da una miriade di abbandoni e di disiscrizioni, l´auspicio più condiviso è che il 2018 sia un anno di rilancio per la nostra categoria, un anno di fuoriuscita dalla crisi, un anno in cui non si debba più assistere a quegli spettacoli, particolarmente deprecabili, che hanno caratterizzato la prassi degli ultimi anni, non solo entro le schiere dell´avvocatura, ma in generale all´interno dei confini del pianeta giustizia. Ecco quindi i nostri auspici per il 2018:
1) Che nel 2018 tutti gli avvocati italiani e non solo una parte esercitino il proprio ministero con decoro, senso del dovere e dignità, onorando fino in fondo la Toga che indossano. Che non ci sia spazio per avvocati che, direttamente o indirettamente, con condotte piuttosto che con omissioni, favoriscano la disonestà e il malaffare, anche quando assumono le sembianze degli amministratori di importanti enti pubblici o privati o di colletti bianchi. Che l´onestà, la correttezza e l´intransigenza morale siano sempre al primo posto.
2) Che, oltre a molti avvocati, nel 2018 cambino costume anche molti magistrati. Che non si debba assistere più, nel corso del 2018, a magistrati giudicanti che per un pugno di spiccioli vendono le proprie sentenze al migliore offerente, tanto più che, come le cronache recenti hanno raccontato, non si tratta affatto di episodi isolati. Desidereremmo che, di fronte a situazioni in cui esista anche il semplice sospetto che un magistrato abbia abusato della propria importante funzione, quel magistrato sia immediatamente sospeso perché la moglie di Cesare non solo deve essere onesta ma deve anche apparirlo. Che gli organi di governo della magistratura e le stesse associazioni dei magistrati esercitino un controllo maggiore, e che sia generalizzato il divieto ai magistrati di esercitare quelle funzioni che non hanno alcuna attinenza o collegamento con i propri incarichi istituzionali, ma che rischiano di esporli ad influenze illecite e relazioni pericolose.
3) Che nel 2018 entro le aule di giustizia, magistrati ed avvocati si sentano insieme parti di quelle delicatissimo mosaico chiamato Giustizia e che esercitino le loro funzioni costituzionali secondo i principi di pari dignità e di mutuo rispetto. Che non ci siano magistrati che osino rivolgersi al più giovane o inesperto degli avvocati con toni impropri o che semplicemente eccedano la buona educazione, e che non ci siano avvocati a fare altrettanto. Che quando dovesse accadere un episodio spiacevole e non commendevole, siano assunte le sanzioni previste dalla deontologia e dal buon senso, senza quei giustificazionismi che spesso aleggiano in chi dovrebbe giudicare, e che non rendono una buona immagine alla giustizia. Per finire: basta con il chiamare alcuno "Eccellenza". Dai primi presidenti della Cassazione in giù siamo tutti cittadini, Prefetti compresi. Per i porporati, ciascuno si regoli come ritiene.
4) Che nel 2018 la politica e le istituzioni pongano tra le proprie priorità quelle riforme che possono aiutare l´avvocatura italiana a riprendere il passo. Tra tutte: la trasformazione dell´attuale esame di abilitazione in un concorso a numero chiuso in quanto il nostro paese non ha bisogno di un numero di avvocati 10 volte superiori a quelli francesi; una legge che incentivi il pensionamento degli avvocati con più anzianità, in modo da fermare le cancellazioni e le disiscrizioni di quelli più giovani; disposizioni che consentano ad una parte degli avvocati in possesso di determinati e comprovati requisiti di transitare nei ruoli giurisdizionali, in modo da consentire una maggiore efficienza e rapidità al Pianeta Giustizia, e a fare in modo che una causa tra primo e secondo grado non debba durare 45 anni; una riforma del sistema previdenziale forense, perché non è ammissibile che un avvocato, dopo 40 anni di professione,debba percepire pensioni sotto il livello minimo di sussistenza. Così come non è possibile per qualsiasi altro cittadino. Anzi, cominciamo a far qualcosa: via le pensioni d´oro, anche gradualmente.
5) Che gli avvocati eletti deputati e senatori si ricordino di essere avvocati, non per far soggiacere il proprio incarico di rappresentanza agli interessi di una categoria, ma piuttosto per rappresentare al meglio le esigenze e necessità dei propri Colleghi, che nonostante sulla carta abbiano potuto contare della più folta rappresentanza parlamentare, nella realtà solo episodicamente hanno trovato in essa un reale e tangibile sostegno.
6) Che, in un difficilissimo momento nel quale moltissimi avvocati hanno cessato la propria attività o sono sul punto di farlo, le condotte dei titolari degli organi istituzionali forensi, e della Cassa, siano improntate alla più radicale sobrietà. Che non ci sia necessità alcuna da parte di chicchessia di autoattribuirsi compensi, gettoni, diarie e benefit vari che eccedano la ragionevolezza per assumere compiti che sono essenzialmente di servizio ai Colleghi. Che, allo stesso modo, come accade per i titolari di funzioni pubbliche, dai sindaci ai consiglieri comunali e regionali, siano introdotte quelle forme stabili di comunicazione e pubblicità anche nei confronti dei titolari di cariche forensi, in modo che tutti gli iscritti possono esercitare un adeguato controllo sull´espletamento corretto e imparziale delle proprie funzioni.
7) Che sia completamente rivista la formazione continua degli avvocati, che, per come concepita al momento, più che rispondere all´esigenza di un aggiornamento giuridico e deontologico degli iscritti agli Albi, sembra nella maggioranza dei casi rispondere ad altri interessi. Interessi economici legittimi ma che con il diritto c´entrano ben poco.
8) Che Cassa Forense, fino a quando debba esistere una istituzione della quale è difficile cogliere il senso e l´utilità alla luce delle sue performances e di quelle degli ultimi anni in modo particolare, non lasci mai soli, come purtroppo accade quasi nella norma, gli iscritti, non li abbandoni ma li tuteli, compri meno immobili o computers, faccia meno investimenti soprattutto in settori che nulla hanno a che fare con l´avvocatura e si concentri molto di più nell´affiancare e sostenere chi versi in una situazione di autentica difficoltà, cioè una grande parte degli iscritti che spesso si ha l´impressione vengano considerati alla stregua di limoni da spremere.
Desidereremmo tutto questo, che sarebbe tantissimo e che potrebbe consentirci perfino di sopportare alcuni clienti estremi come quelli che, in alcuni (fortunatamente non tutti) casi siamo costretti a sopportare. Ma questa è un´altra storia, e la affronteremo per bene.