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Don Giuseppe Giugno, “Niscemi racconta”

rizzo

E' fresco di stampa il libro di don Giuseppe Giugno, "Niscemi racconta", a cura di Elvira Clara Giugno e Alfio Leanza, editrice Kimerik, Patti, ma a Niscemi è anche acquistabile presso la libreria Piero Rizzo. Un testo che raccoglie l'intera opera teatrale di don Giuseppe suddivisa in cinque tomi.

Ma chi è don Giuseppe Giugno. Uno straordinario uomo di cultura, poeta, scrittore, storico, regista e proficuo scrittore di opere teatrali, educatore; autore di molte opere di notevole interesse, con un occhio attento al dialetto e con la passione del teatro. Nel 1965 viene ordinato sacerdote dal Vescovo di Piazza Armerina, dove aveva frequentato il seminario.

Rientrato a Niscemi cerca di ingegnarsi tra i diversi Consigli ecclesiali, l'insegnamento di teologia per laici nella città di Gela, Vicario per la Promozione Umana e Responsabile della Caritas diocesane. E per un periodo è stato responsabile della Caritas Siciliana.

Nel 1979 fonda a Niscemi il "Gruppo Teatro Ricerca" (GTR) e, nel 1982, è Promotore e Procuratore generale dell' "Oasi Madonna del Buonconsiglio". Un luogo che durante i mesi estivi, soprattutto, diventa una fucina di iniziative culturali e ricreative di ottimo livello: Grest per i più piccoli, incontri con scrittori ed intellettuali e sede del GTR per prove e spettacoli delle opere di don Giuseppe. Che ora sono raccolte in questo testo. Mentre dell'Oasi si va perdendo memoria dal momento in cui, da un paio d'anni, da quando don Giuseppe affronta alcuni seri problematiche di salute, inspiegabilmente si è bloccato tutto. E non per colpa dei suoi collaboratori, che continuano a credere in una futura ripresa delle attività.

Il GTR di Niscemi resiste, e non mancano le occasioni in cui i pionieri di questa interessante attività si ritrovano e mettono in piedi uno spettacolo.

Ancora lo scorso anno, per il quarantesimo anniversario del Gruppo è stato messo in scena lo spettacolo "Niscemi racconta" con alcuni attori del Gruppo iniziale e con qualche giovane amante del teatro vicino alle iniziative teatrali. 

Non si può parlare del "Gruppo Teatro Ricerca" senza menzionare i giovani di ieri e quelli di oggi che, tra molte difficoltà, tengono in vita questa bellissima esperienza:Roberto Cunsolo, Totò Pepi, Salvina Tommasi, Giuseppe Canotto, Pino Ferrato, Giusi Valenti, Pino Di Martino, Michele Pardo, Graziana Di Dio, Piero Rizzo, Elena Mangiapane, Franco Ferranti, Lorena Mangiapane, Francesco Mantelli. E gli altri del Gruppo storico iniziale: Maurizio Vicari, Giovanni Di Martino, Nuccio D'Alessandro, Pino Cannizzo, Totò Stimolo, Elvira e Franca Giugno, Rossana Interlandi, Maria Grazia Bonelli, Licia Salerno, RTLoggia e qualcun d'altro che al momento mi sfugge..

Autori dimusiche per il Teatro: Franco Arcidiacono, Pino Cannizzo e Alfonso Di Martino. Scenografi: Alberto Liardo e il suo Gruppo; costumista Sara Gentile e per i trucchi Franca Buscemi. E' un'Officina sperimentale, Il "Gruppo di Niscemi racconta" per il suono e per le luci.

Molti niscemesi ricordanola prima edizione di "Niscemi Racconta", in occasionedello spettacolo "Italia fascista", quando si trovarono sul palco del cinema Samperi non meno di 40 figure, tutte in costume, e l'intera banda musicale del Paese.

Ma torniamo al libro, strutturato in cinque tomi.

Il primo tomo abbraccia gli anni dal 1825 al 1865. Da Ferdinando II di Borbone a Vittorio Emanuele II di Savoia.

Un tomo ricco, come tutti gli altri, con un corredo, storico-linguistico, di grande rilievo. Ogni pagina contiene il testo in italiano, curato dal compianto il prof. Nuccio D'Alessandro, e a fronte in dialetto, di cui si è occupato il prof. Gaetano Vicari, uno dei massimi dialettologi siciliani. Grazie alla consulenza dello scomparso prof. Angelo Marsiano, troviamo una "Nota storica", per un inquadramento dell'evento narrato in un contesto storico, preciso e ben determinato; "Una struttura dello sceneggiato", alcune "Note sul linguaggio" e un'altra sul "Dialetto niscemese". Il testo contiene 9 parti(unità) e per questo, nella apposita nota si parla "… di uno sceneggiato atipico". I nove argomenti affrontano le seguenti situazioni:: "I nuovi padroni"; "Morire di fame"; "Quarantotto"; "Giustizia per tutti"; Servo suo"; "Di colera si muore"; "Da siciliani, italiani"; "Ora c' la costituzione"; "Soldati d'Italia".

Il secondo tomo affronta gli anni che vanno dal 1885 al 1900. E' suddiviso in quattro parti: "Dai Fasci dei lavoratori all'emigrazione in America", affrontando i seguenti argomenti: "La condizione agraria"; "I Fasci siciliani"" La quotazione delle terre demaniali"; Le conseguenze".

Il terzo Tomo è suddiviso in tre parti e affronta il periodo che va dal 1915 al 1918. L'epoca dalla Grande guerra: "Vita di paese"; "Chiamata alle armi"; "In guerra"; "Il ritorno".

Il quarto tomo è suddiviso in tre parti e una scena conclusiva. Racconta "L'Italia fascista": "Verso le radici del fascismo": "Gli inizi del Fascismo"; "In pieno regime" e una "Scena conclusiva".

Il quinto ed ultima tomo, suddiviso in 3 parti, narra del "Separatismo": " 'Liberazione' americana e fermenti separatismo"; "Il MIS, movimento per l'indipendenza della Sicilia: una proposta ambigua e povera d'idee"; "L'EVIS, esercito volontario per l'indipendenza della Sicilia: tragiche atrocità per quale 'autonomia'"? 

L'opera ha un taglio squisitamente didattico - pedagogico e, ma questo è un nostro parere, può essere usato anche nelle scuole in cui le materie umanistiche trovano sempre meno spazio.

Il testo è arricchito di saggi specialistici.

Il VescovoAusiliare di Roma, Giuseppe Marciante, amico di lunga data di don Giuseppe, mette l'accento sulle qualità storiche e : "Don Giuseppe Giugno sa guardare la storia non dal centro, madalle periferie. E' una scelta di prospettiva che riesce a vedere la realtà con realismo, dalla stessa posizione degli umili e non dall'altro della prepotenza dei potenti, affetti dalla miopia del proprio interesse o della militanza ideologica. Unisce alla lettura dello stoico la sapienza del vangelo e tale connubio lo celebra sul palcoscenico di un Teatro".

Elvira Giugno, nella Prefazione racconta: "Il percorso è stato abbastanza impegnativo, essendo l'opera scritta in dialetto; per tale motivo, su proposta di Leonardo Sciascia al Premio "Pirandello '83", la commissione non poté ammettere l'opera per le difficoltà di comprensione del linguaggio dialettale. Ilprimo passo, come suggerito dallo stesso autore è stato quello di effettuare la traduzione del 'Niscemi racconta' in lingua italiana, curata dallo scrittore Nicolò D'Alessandro. Contemporaneamente, si è proceduto con la revisione della lingua dialettale scritta, curata dal Prof. Gaetano Vincenzo Vicari, che ha redatto la Postilla linguistica più avanti riportata".

L'Introduzione è del Prof. Nunzio Pardo che, con un saggio puntuale e rigoroso, offre la chiave di lettura del libro e mette in evidenza, oltre l'onestà intellettuale di don Giuseppe Giugno, ne delinea una figura a tutto tondo sulla sua vicinanza agli ultimi. Non mancano i riferimenti a Giorgio La Pira, a don Primo Mazzolari a Davide Maria Turoldo.

"Un po' come a Barbiana, sperduta tra le cime dell'Appennino toscano, anche a Niscemi si cercava di sperimentare cose nuove. Il Gruppo Teatro Ricerca era nato per supplire alle mancanze dello Stato e delle Istituzioni, che dei giovani non avevano grande considerazione".

Come non mancano i riferimenti alle "bacchettate" di don Giuseppe alla Chiesa Niscemese, in un momento particolare della vita sociale ed civile del Paese, quando una guerra di mafia aveva insanguinato le strade di Niscemi. 

 

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