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Domani a Roma Ordini in piazza, ma l´Avvocatura è spaccata: dai Coa ad MGA, NAD, AL e AC, ecco come si è diviso il Foro

Si terrà domani, 13 maggio, a Roma, dalle ore 10:00, con raduno in P.zza della Repubblica e partenza del corteo alle ore 11:00 fino a Piazza San Giovanni in Laterano. la manifestazione interprofessionale organizzata dal Comitato Promotore,
appositamente costituito il 6 aprile scorso, per comune decisione degli Ordini degli Architetti, Avvocati, Ingegneri di Roma e provincia, dall´Ordine degli Avvocati di Napoli e con l´adesione della Consulta delle Professioni presso la Camera di Commercio di Roma.
L´obiettivo è di unire le voci dei professionisti per chiedere al Governo ed al Parlamento l´introduzione di una normativa sul GiustoCompenso per la qualità delle prestazioni e su altri
temi importanti, quali l´equità fiscale e il diritto/dovere di una formazione qualificata ad alto livello.


Una manifestazione unitaria ma che in realtà ha registrato, insieme all´entusiasmo e al sostegno incondizionato di alcuni, anche le critiche e i distinguo di altri, fino ad arrivare ad una totale presa di distanza.
Ecco comunque tutte le posizioni in campo.

Un appello alla partecipazione è stato rivolto da MauroVaglio, presidente del Coa di Roma, ai Colleghi di tutti gli altri Consigli italiani: "Caro Presidente, Ti scrivo per chiedere al Tuo Ordine di aderire alla manifestazione che si svolgerà nella Capitale il prossimo 13 maggio. L´unione dei Professionisti nasce dopo la pronuncia della sentenza dell´8/12/2016 n° c-532/15 della Corte di Giustizia UE, che ha affermato la legittimità in ambito europeo dei minimi tariffari inderogabili. L´abolizione dei minimi tariffari in Italia del 2006 ha portato alla creazione di un vero e proprio "mercato professionale" nel quale si tenta di indurre i professionisti ad una squalificante gara al ribasso dei loro compensi. Ciò non costituisce, evidentemente, una reale tutela della concorrenza e si dovrà, pertanto, ripristinare un sistema virtuoso che garantisca sia i professionisti, sia i cittadini. Molti dei primi, infatti, hanno un reddito inferiore ai 15 mila euro lordi annui, mentre gli altri devono poter sempre usufruire di servizi di prima qualità.
Scenderemo in piazza il 13 maggio, per sostenere le nostre istanze, in un corteo che attraverserà il centro della città e che vedrà coinvolti anche i nostri familiari, personale dipendente, amici e clienti. Uniti possiamo e dobbiamo rivendicare il decoro e la dignità di tutti i Professionisti, anche e soprattutto a garanzia dei Cittadini".

Un invito alla mobilitazione, con la organizzazione contestuale di pullman, quello del presidente del COA di Napoli Armando Rossi: "I Professionisti tutti si riuniranno e manifesteranno per sensibilizzare l´opinione pubblica e per chiedere alle competenti Istituzioni 5 SI: alla previsione inderogabile di un compenso decoroso e rispettoso dei principi costituzionali, anche per garantire un servizio di qualità ai cittadini; ad una previdenza equa e sostenibile; ad una riduzione della pressione fiscale per professionisti, cittadini ed imprese; ad una formazione professionale qualificata; ad un Legislatore che rispetti il fondamentale ruolo delle professioni".
Bisogna assicurare agli Avvocati - prosegue Rossi - "la libertà e l´indipendenza della loro funzione, posta seriamente in difficoltà dalla difficile situazione economica in cui tutti versiamo, gravati da insostenibili imposte e oneri previdenziali, che non trovano contrappeso in una dignitosa, giusta ed equa retribuzione, che sia proporzionata al lavoro prestato.
Per questi motivi bisogna inasprire la nostra posizione per il ripristino dei minimi tariffari inderogabili, che garantiscano che neanche il Giudice, nella liquidazione dei compensi, possa scendere oltre la soglia della decenza.
Soglia minima che consentirebbe all´Avvocato di esercitare la professione con decoro e di assicurare dignità e mezzi di sostentamento per sé e per la propria famiglia. È un diritto fondamentale dell´uomo e di ogni lavoratore quello di vedersi assicurare una giusta retribuzione, rispettosa degli artt. 1 e 36 della Costituzione. I minimi tariffari garantirebbero non solo un libero ed indipendente esercizio della professione, ma anche un servizio di qualità ai cittadini".

Sostegno aperto alla manifestazione da MGA con il suo presidente Cosimo D. Matteucci, che invita OCF a deliberare la partecipazione e il sostegno di tutta l´avvocatura, perchè "Con la legge professionale forense ci avete divisi, ma adesso è il tempo di ricucire, è il tempo della solidarietà, se non vogliamo estinguerci definitivamente".
Matteucci ricostruisce la genesi e le ragioni della iniziativa, cui MGA ha offerto un rilevante contributo:
"Siamo lavoratori autonomi.
La maggior parte di noi, stando a dati rilasciati da Cassa Forense nel 2015, ha redditi inferiori a 20.000 euro annui, con costi della professione, in termini fiscali, previdenziali, assicurativi, assolutamente scollegati dalla esiguità dei guadagni.
Siamo lavoratori altamente qualificati, almeno sulla carta. Laurea, tirocinio, molti noi master e specializzazioni. Ma a tale qualificazione, ottenuta in anni di studio e duro lavoro, non corrisponde alcun benessere esistenziale, alcuna sicurezza, alcuna garanzia, un welfare vicino allo zero".
Continua ancora Matteucci: "Non ci è consentita malattia, la maternità per le avvocate è un´impresa, non esistono sostegni di alcun genere per i periodi di non-reddito, periodi che quasi tutti noi conosciamo. Siamo dunque non solo lavoratori autonomi: siamo lavoratori precari, quasi privi di diritti sociali e previdenziali, sottoposti ad una incertezza permanente che rende difficile (ma per alcuni addirittura impossibile) progettare famiglie, futuro, vecchiaia. Il mito del professionismo, che poteva sopravvivere prima dell´avvento dell´avvocatura di massa, si schianta contro la realtà dell´avvocatura povera (detta "di base" con una pietosa locuzione), affamata, priva di paracadute: un esercito che, come rintronato da un diretto al volto, oscilla fra grillismo forense e rassegnazione, ma esiste, e preme alle porte.
Non è così solo per il mondo forense. Tutto il mondo del lavoro autonomo e professionale si trova nelle medesime condizioni, con problemi tutti assimilabili : iniquità fiscale e previdenziale, assenza quasi totale di welfare e garanzie per milioni di lavoratori.
La favola bella che un giorno ci illuse, quella di vivere ancora nel secondo Novecento, è crollata. Se fino a dieci, quindici anni fa si poteva ancora vagheggiare la condizione del professionista come appartenente ad una élite sociale, economica e culturale unitaria, oggi ciò è divenuto impossibile. Per gli avvocati come per tutti gli altri, le disparità di reddito interne dividono ogni categoria di professionisti in due tranches distinte e separate, con poco o nulla in comune: da un lato, i professionisti abbienti, di successo economico; dall´altro, in numero infinitamente superiore, i precari.
MGA ha intuito ormai più di due anni fa che il problema si è spostato. Non è più il momento di difendere il recinto della professione forense. Il recinto si è rotto, i buoi sono già scappati.
Ma è necessaria invece una analisi socioeconomica che ci collochi esattamente dove siamo: nel Quinto Stato, insieme agli altri lavoratori autonomi, indipendenti, flessibili, precari.
Il 27 febbraio 2015, insieme a tante altre associazioni di professionisti (ingegneri, architetti, geometri, giornalisti, archeologi ed altri) abbiamo dato vita alla Coalizione 27 febbraio, convinti che solo l´azione di lotte congiunte di figure del lavoro eterogenee - connesse dalla precarietà economica e dall´assenza di welfare - possa accendere i riflettori sulla nostra condizione, che è comune a milioni di donne e uomini.
In questi due anni abbiamo lavorato per incrociare tutte queste lotte; ed ora finalmente anche altre componenti dell´avvocatura iniziano a comprendere che la nostra intuizione era giusta, centrata sui tempi che stiamo vivendo, con buona pace delle citazioni di Calamandrei e dei vari romanticismi della toga.
Per questa ragione MGA sosterrà la manifestazione interprofessionale del prossimo 13 maggio, su cui convergeranno, allo stato, anche i COA di Roma e Napoli; e invita OCF a deliberare la partecipazione e il sostegno di tutta l´avvocatura.
Con la legge professionale forense ci avete divisi.
Adesso è il tempo di ricucire, è il tempo della solidarietà, se non vogliamo estinguerci definitivamente."

Un sostegno ma solo esterno quello di NAD (Nuova Avvocatura Democratica), il movimento forense nato alcuni mesi fa in Campania, che ha sostenuto la protesta indetta da RID contro Cassa Forense, culminata nella manifestazione del 21 aprile. "A nome mio e di tutta l´associazione" - ci dice il segretario nazionale, Salvatore Lucignano - "ribadisco il mio massimo rispetto ed incoraggiamento per tutti i manifestanti del 13 maggio, ovviamente con particolare attenzione verso i nostri colleghi. Tuttavia, NAD ha deciso di non aderire alla manifestazione dopo un ampio dibattito, che ha coinvolto dirigenti e soci. Le ragioni della nostra assenza sono queste. Innanzitutto, l´unità non si invoca a singhiozzo ed il 21 aprile, sotto Cassa Forense, a combattere per i diritti previdenziali dei più deboli, c´erano solo NAD e RID. In secondo luogo, la componente istituzionale dell´avvocatura non può agire da sindacato politico. La terza ragione è che la manifestazione del 13 non si inserisce in una vertenza definita, con obiettivi chiari ed è in parte propagandistica". NAD - conclude Lucignano - "è impegnata su molti fronti, in difesa dell´avvocatura libera. L´unità non può essere invocata solo quando fa comodo. Faccio però gli auguri ai manifestanti perché sia un momento proficuo per tutti: sono certo che lo sarà".

Critici verso la manifestazione Avvocati Liberi, il movimento nazionale nato giovedì scorso dalle ceneri di RID.
"In tre mesi" - esordisce il leader del movimento, Goffredo D´Antona, abbiamo fatto tanto. Tanti errori e qualche cosa carina. Abbiamo portato avanti la Corte di Cassazione tanti avvocati, a protestare contro una Cassa iniqua e che rifiuta la trasparenza. In questi mesi abbiamo percepito che gli Avvocati vogliono essere liberi.
Liberi di scegliere come lavorare e quanto guadagnare e liberi di scegliere come aggiornarsi. Avvocati Liberi che rifiutano una visione mercantile e adempistica della loro funzione Costituzionale .
Avvocati Liberi che vogliono lustrare le loro Toghe e che hanno il dovere di essere Avvocati perché il diritti vanno conquistati. Non siamo più solo RID perché abbiamo deciso di andare oltre ed essere, perché lo siamo, Avvocati Liberi. Gli Avvocati Liberi non parteciperanno alla manifestazione del 13 maggio a Roma. L´equo compenso sbandierato come la soluzione di tutti i mali è solo un granello di polvere rispetto alle vere problematiche dell´avvocatura
Che sono quelle contro cui si battono gli Avvocati Liberi ovvero una Cassa assolutamente iniqua e non trasparente, l´abominio dei crediti formativi, i regali alle assicurazioni, gli obblighi adempistici ed inutili ai quali gli Avvocati sono sottoposti. Per tacere di come viene applicato il gratuito patrocinio, delle bislaccherie del processo telematico del caos nelle udienze per non parlare dell´edilizia giudiziaria". "Se le proteste si fanno" - conclude D´Antona - "si fanno per grandi e concreti temi.
Temi che in tanti si guardano bene dall´affrontare. Prova ne sia la manifestazione del 13 maggio è stata di fatto indetta da vari consigli dell´ordine e da OCF, struttura a mio personale avviso assolutamente inutile ( almeno come strutturato oggi ) e che costerebbe agli Avvocati 800 mila euro. I problemi non può risolverli chi li ha creati o chi comunque fa parte di quel sistema che li ha creati".

"La protesta è propaganda". Così, infine, Vanna Renella, fondatrice, dopo la fuoriuscita da RID, del Gruppo "Avvocati Campani 21 Aprile".
"Il 13 maggio pare sia stata indetta una sorta di finta protesta sul "giusto compenso" dei professionisti, una manifestazione organizzata da una congerie disomogena di ordini, tra cui gli ordini dei Medici, degli Architetti e degli Ingegneri di Roma e Napoli, nonché dagli ordini degli Avvocati di Roma e Napoli. Lo scopo sarebbe di unire le voci dei professionisti per chiedere al Governo l´introduzione di una apposita normativa sull´equo compenso, per la qualità delle prestazioni e su altri temi importanti, quali l´equità fiscale e il diritto/dovere a una formazione qualificata di alto livello. Più che rivendicare una normativa aggiuntiva ai parametri che stabilisca l´inderogabilità - dice Renella - "occorrerebbero dei protocolli d´intesa tra le parti coinvolte magistrati e avvocati, che garantissero soprattutto quest´ultimi sugli equi compensi, cosa facilmente attuabile dagli ordini Distrettuali con le rappresentanze ai vertici della magistratura all´interno dei tribunali e presidenti dei tribunali,delle corti appello e procuratori generali.
Ecco perché ci appare pretestuosa ed inutile una simile protesta, che ha poche ragioni fondate di essere.
In definitiva, riteniamo ciò che realmente possa fare la differenza e contraddistinguere il ruolo dell´avvocatura sia la correttezza deontologica unita alla riabilitazione sociale della figura e della professione di Legale".


 

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