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Il fenomeno della delinquenza è di difficile valutazione, anche perché ultimamente è diventato una sorta di "contenitore" in cui far convogliare comportamenti di ambigua definizione. A quest'ambiguità, soprattutto fra delinquenza e inciviltà, contribuiscono spesso i mass-media. In proposito ho trovato molto interessante una ricerca compiuta qualche anno fa dagli studiosi e psichiatri Valleur e Matysiak che, tracciando quelle che sono le principali linee di demarcazione fra i due fenomeni, hanno presentato un modello eziologico della delinquenza molto interessante, che brevemente presenterò.
Il nocciolo del loro studio consiste nell'ipotizzare l'esistenza di un percorso che conduce dall'inciviltà alla delinquenza, in cui è rintracciabile l'evoluzione di una dipendenza. Il delinquente viene quindi presentato come un "dipendente" da crimini. I due studiosi inoltre ci dicono, facendoci ampiamente ritrovare nelle loro considerazioni, che l'inciviltà e la delinquenza sono due fenomeni in escalation di uno stesso asse. Gli atti di inciviltà possono essere interpretati come episodi che segnano la violazione delle convenzioni sociali più elementari. E' presa di mira la vita comunitaria anziché quella individuale: imbrattamento, atti vandalici, distruzione di beni comuni, schiamazzi, segni di mancanza di rispetto. Nell'ottica dell'escalation, è come se a questi atti incivili seguisse l'interrogativo: "fino a che punto devo arrivare prima di essere fermato?"
Ricerca dei limiti, trasgressione ed eccitazione sono alla base di molti atti di inciviltà, ma se non incontrano risposte o limiti, possono trasformarsi in crimini delinquenziali. E' molto importante questo passaggio, è quello che si interroga, ad esempio, sul perché dell'inciviltà ad opera di molti adolescenti, con rapporti relazionali sterili e carenti o soffocanti con gli adulti di riferimento, sostituiti dalla "banda dei pari", che per loro, paradossalmente, incarna valori, ruoli e funzioni.
Tutto nasce dal desiderio di sfidare i limiti sociali stabiliti per trovare altri punti di riferimento. Ma dopo?
Nella condotta delinquenziale possiamo trovare componenti di una vera e propria droga, da cui dipendere. Questa è la parte più innovativa del modello di studio presentato, secondo cui ad un certo punto i ragazzi, per continuare a sentire il "brivido", devono alzare il tiro. Più è grave l'infrazione più genera sensazioni forti e rischia di creare dipendenza, cioè di indurre una coazione a ripetere per ritrovare l'eccitazione iniziale.
Come nel caso di tutte le dipendenze, l'oggetto della dipendenza non spiega tutto. L'oggetto, in questo caso il comportamento delinquenziale, ha presa soltanto in una determinata personalità, pronta ad "impegnarsi" nella strada della dipendenza. Ovviamente simili comportamenti diventano il centro dell'esistenza (elemento fondante in una dipendenza) soltanto quando il soggetto non può più farne a meno.
Denebola Ammatuna, Psicologa-Psicoterapeuta
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Sono una psicologa, una psicoterapeuta di orientamento sistemico relazionale, ed una sessuologa clinica. Collaboro attivamente con la Questura di Ragusa da consulente esterno come ausiliario p.g., e da anni opero nel sociale con attività di volontariato di supporto alla comunità, come responsabile provinciale dell'onlus nazionale Telefono Azzurro e come responsabile territoriale del Centro Antiviolenza Lia Pipitone. Nel tempo libero cerco di dedicarmi alla scrittura "creativa" oltre che "tecnica", attraverso cui far veicolare il messaggio della giusta ricerca del benessere psicofisico, seguendo il principio che psiche e corpo sono un'unità e la salute dell'una corrisponde a quella dell'altro, e viceversa.